Se toccano uno toccano tutti

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10550842_536355559800661_9098926556389737997_n“Se toccano uno toccano tutti”. Con questo slogan si potrebbe riassumere lo spirito dell’assemblea organizzata dal Coordinamento No Jobs Act del 10 gennaio scorso. Il saloncino del Dopo Lavoro Ferroviario di Via Alamanni è stato invaso da 120 persone: lavoratori, militanti sindacali, studenti, e militanti politici. Segno che, nonostante la deriva razzista che ha invaso il dibattito politico pubblico in questi ultimi, l’attenzione intorno alla riforma del lavoro non è affatto calata.

Costruire l’opposizione al Jobs Act partendo dalle lotte che investono il tessuto produttivo: questo l’intento degli organizzatori dell’assemblea. È stato quasi naturale affidare dunque il primo intervento, successivo a quelli di apertura del sindacalismo di base, ai rappresentanti del Coordinamento Lavoratori e Lavoratrici Livornesi, che hanno prodotto un discorso a due voci, tra i più belli e sentiti dell’assemblea. “è mai possibile che chiuda una fabbrica dietro l’angolo o dei lavoratori vengano licenziati a dieci metri da noi, e non siamo in grado di intervenire in solidarietà?”. A questa domanda a Livorno hanno risposto con i fatti: organizzandosi in un coordinamento che strappasse tutte le vertenze del territorio livornese all’isolamento, travalicando i convini della propria azienda,facendo vivere la solidarietà nei circoli, nei quartieri, nelle altre fabbriche e posti di lavoro, fino a riuscire a organizzare un corteo di oltre 3.000 lavoratori sotto la pioggia, nel centro di Livorno. Ciò si è reso possibile mutuando forme e metodi tradizionali del mondooperaio e studentesco, ancora utilizzati dai movimenti di base, come il volantinaggio casa per casa, la partecipazione ai picchetti e ai presidi, il blocco di arterie stradali a sostegno delle trattative sindacali. Ma anche imponendo il rifiuto radicale della guerra tra poveri e delle divisioni sindacali e dunque accettando all’interno del coordinamento TUTTI i lavoratori, a prescindere dal colore della tessera sindacale.

Grazie a questo primo scossone l’assemblea si è ravvivata, proseguendo con gli interventi dei delegati. La necessità di proseguire la lotta e di allargare il fronte dei lavoratori coinvolti ha, bene o male, caratterizzato gli interventi successivi. “Bisogna credere alla nostra possibilità di vincere contro il Governo, e sfruttare queste mobilitazioni per costruire una vera e propria anti-leopolda, cioè una maggiore organizzazione e coscienza di classe tra i lavoratori “(Dario, Ex dipendente ferragamo). “Scendere in piazza in ogni occasione, anche se non condividiamo pienamente la piattaforma. Noi lo abbiamo fatto il 14 novembre a Milano e il 12 dicembre a Firenze” (Michele, RSU FIOM GKN). Sulla stessa linea anche Simone, operaio della Piaggio di Pontedera, dove l’azienda è già in procinto di utilizzare le nuove norme sui licenziamenti collettivi per far pagare ai lavoratori la contrazione della produzione. Sono intervenuti anche i lavoratori di alcuni servizi esternalizzati, come Paolo, RSA FILCAMS nei servizi di portierato all’Università, o Marzia, dipendente ASL ed RSA Filcams presso il CUP metropolitano, i quali lottano contro l’esternalizzazione dei servizi (quasi sempre sinonimo di gare al ribasso e peggioramento del servizio), e stanno affrontando vertenze potenzialmente “calde”. Francesca, RSU COBAS all’ospedale di Careggi , Stefano, RSU USB del comune di Firenze e Paola del CUB Sanità, hanno sottolineato la portata dell’attacco sferrato su tutto il mondo del lavoro, compresi i dipendenti pubblici, attraverso il blocco del turn-over, il taglio del salario accessorio e la privatizzazione di interi settori. Samuele, ex dipendente Eataly, ha poi fatto notare come anche in pochi si possa costruire una lotta per arrivare a delle vittorie: nel suo caso, sono state importantissime la solidarietà esterna, la capacità di sfruttare la visibilità del marchio ai fini della lotta e la conoscenza del ciclo produttivo, che ha portato alla stesura di un’inchiesta interna e alla nascita di un’organizzazione dei lavoratori nel negozio fiorentino.

L’intervento di chiusura ha valorizzato i punti più interessanti emersi nel dibattito: la necessità di lavorare per un prossimo appuntamento a metà febbraio, che sappia valorizzare i contatti di tutti i delegati intervenuti. La capacità di muoversi non solo come movimento di opinione contro il Jobs Act, ma di saper organizzare, sull’esempio di Livorno, la solidarietà intorno alle singole vertenze, di parlarne e costruire con l’azione e l’esempio concreto la solidarietà di classe. Soprattutto, non cedere alla tentazione di considerare il Governo Renzi invincibile, ma saperne cogliere anche la debolezza. Non a caso il prossimo appuntamento di contestazione sarà il 22-23 marzo in occasione della venuta a Firenze di Renzi e della cancelliera tedesca Angela Merkel.

*Clash City Workers

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