Il Consiglio di Sangue: favola nera di Gennaio

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impiegati-680x403Quel giorno, davanti ai giornalisti che gli chiedevano pressanti cosa avrebbe fatto dopo i fatti del Consiglio Comunale di quel maledetto fine Gennaio 2015, stordito dai flash e dalle telecamere, poco prima di scoppiare in lacrime per poi crollare rovinosamente sotto la scrivania, il Sindaco di Firenze Dario Nardella si sarebbe ricordato di quel remoto pomeriggio in cui non aveva portato il cane fuori a fare i bisogni.

Quel fatidico consiglio, chiamato in seguito “il Consiglio di sangue”, era partito in maniera indolente, con una maggioranza svogliata ed intorpidita – complice un tepore inusuale per la settimana dei Giorni della Merla, e da un’opposizione che poco interveniva sulle delibere e che male argomentava le risposte alle interrogazioni. E tuttavia la giornata fu segnata da un’incredibile teoria di coincidenze, che farebbero la felicità di qualsiasi complottista, e che portarono poi ai fatti che tutti conoscono.

Ma andiamo con ordine.

Anzitutto il Consiglio precedente: acceso e carico di tensione, durante il quale la maggioranza aveva come di consueto bocciato “un-tanto-al-chilo” le mozioni dell’opposizione di sinistra, secondo le linee guida dell’ormai consolidato “manuale dell’Angelo” (che prevede appunto di approvare 1 mozione per ogni 4 o 5 che se ne bocciano nella stessa seduta, sia di commissione che di consiglio), e aveva invece approvato con lo stesso metodo, che però prevede in questo caso proporzioni diametralmente opposte, le mozioni del centro destra consiliare.

Incombeva, su quello che sarebbe divenuto il Consiglio di Sangue, il mondanissimo aperitivo organizzato dai membri della corrente teodem cittadina al “Colle Bereto”, cui non potevano rinunciare alcuni esponenti di spicco del gruppo consiliare PD dal momento che si vociferava sulla possibile presenza di padre Georg e di parte del coro Vaticano. Durante il dibattito, inoltre, si sarebbe discusso delle insidie per la Famiglia legate al sempre maggior diffondersi di ossimori come “matrimonio gay”.

La minoranza dei Cuperliani Sobri, di recente in trattativa con i Civatiani del circolo “Fabio Volo”, aveva appunto un appuntamento al buio con sedicenti emissari di tale circolo, per cui sarebbero dovuti trovarsi bendati davanti al Porcellino intorno alle 19 – pena il fallimento della trattativa stessa che verteva su una possibile scissione dal PD. O forse no, ma il punto non è questo.

All’ordine del giorno campeggiavano ben 20 mozioni presentate dall’opposizione di sinistra, i temi vertevano dai matrimoni omosessuali alla tranvia, dai rapporti con le società partecipate alla ripubblicizzazione dell’acqua, in un’orgia di radicalismo di sinistra che aveva infastidito non poco il PD. Dunque, per quella seduta niente manuale dell’Angelo: sarebbero state bocciate tutte, dalla prima all’ultima, senza dichiarazioni di voto, sulla falsa riga del celebre aforisma di Mao “Se devi levare un dente, è una gentilezza sbagliata toglierlo lentamente”. Nella fattispecie la direttiva era (si perdonerà la pedanteria alla luce di una successiva miglior comprensione dello svolgersi degli eventi): dalle 18:00 circa – inizio stimato delle votazioni sulle mozioni – tassativamente indice sinistro sul tasto “presente” e indice destro sul tasto “NO” del dispositivo per il voto elettronico; al suono della campana si sarebbero dovute attivare le dita nella sequenza “sinistra-destra”; ripetere fino alla chiusura dei lavori.
Per il resto i consiglieri della maggioranza avevano piena agibilità di fare quel che volevano in perfetta libertà di coscienza.

L’assessore Perra, ancora poco avvezzo alla politica, dando seguito ai proclami del sindaco che voleva i bilanci preventivi approvati ad inizio anno (e non più a fine Novembre come era sempre stato), dopo tre settimane di lavoro ininterrotto, se non per assumere cibo e stimolanti di origine naturale, era riuscito con le ultime forze a far inserire nell’ordine del giorno l’approvazione del bilancio preventivo. Subito dopo era sprofondato in un sonno profondo dal quale si sarebbe ripreso solo al sopraggiungere dei primi tepori primaverili, onde per cui non aveva potuto avvertire nessuno della votazione incombente. A nulla, per altro, sarebbero valse le percosse e gli insulti del Sindaco che cercava di svegliarlo per chieder conto del disastroso Consiglio di Sangue e del mancato avvertimento preventivo da parte dello sfortunato quanto zelante assessore.

Nel compilare l’ordine del giorno, poi, il redigente era stato testimone incredulo di un rarissimo bug di Word (denominato in seguito “Black Vendetta” – “Faida Nera” in italiano), e il risultato era che il bilancio era finito in fondo all’ordine del giorno, dopo le mozioni dell’opposizione di sinistra, senza che il redigente se ne fosse potuto render conto.

All’avvio del Consiglio era già iniziato il “torneo di Scopa su tablet”, che languidamente e in maniera trasversale assorbiva la poca attenzione di numerosi consiglieri, e il fatto – di per sé assolutamente non straordinario e dunque di poco conto – ebbe comunque a concorrere alla realizzazione dei fatti.

Il Sindaco aveva concluso la sua comunicazione su “Piccioni e degrado” ricordando all’opposizione il 60% riscosso alle elezioni, per poi ritirarsi discretamente nelle proprie stanze – anche questo andava a comporre un quadro di rassicurante prassi.

Le delibere e le interrogazioni passarono lisce.

Quando sopraggiunse il momento delle mozioni, i vice-capigruppo del PD lanciarono un paio di fischi per richiamare la maggioranza, che si dispose a testuggine con le dita in posizione, alcuni utilizzando il naso per proseguire il torneo di scopa, altri approfittandone per schiacciare un pisolino, dopo aver chiesto ai compagni di banco di dar loro una pedata per attivare il processo di bocciatura, ormai del tutto automatizzato dopo i giorni di addestramento al ritiro invernale organizzato dal PD all’eremo di Camaldoli.

Alla ventesima mozione il consiglio era ormai allo stremo, e la ventunesima votazione, quella per l’appunto sul bilancio preventivo, colse impreparati i consiglieri della maggioranza che, ormai capaci solo di risposte condizionate di Pavlov, votarono in massa NO.

La presidentessa del consiglio concluse dunque la seduta, e subito dopo fu avvertito distintamente il gemito strozzato, seguito da un leggero tonfo, della presidentessa della commissione città metropolitana, la prima a realizzare compiutamente l’accaduto e la sua portata.

Il presidente della commissione ambiente, che stava gridando felice “Via, si va tutti a casa!”, non riuscì a concludere l’esclamazione di giubilo: fu infatti sopraffatto dal pesante e terrorizzato silenzio che paralizzò i banchi della maggioranza.

Quel che successe poi sono fatti noti: la presidentessa della commissione Pace e Diritti propose di ripetere la votazione perché “non era giusto”, mentre il presidente della commissione sanità azzardò che “sarebbe stato un errore strategico non prendere in considerazione l’ipotesi di valutare l’opportunità di cominciare a ripensare seriamente di ripetere il voto”. Il presidente della commissione sviluppo economico salutò in maniera irriferibile i consiglieri di maggioranza, per poi uscire furente dall’aula, mentre la presidentessa del consiglio comunale scoppiava in lacrime.

Il Sindaco si dovette poi dimettere, ma per fortuna fu chiamato dal Presidente del Consiglio, e suo fraterno amico, ad elevati incarichi, e attualmente allieta le cene di Palazzo Chigi col violino.

*Giacomo Trombi, ricercatore precario e consigliere comunale nella lista Firenze a sinistra

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Giacomo Trombi è consigliere comunale di Firenze a Sinistra

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