Settignano difende il suo ufficio postale: un paese non è un’azienda!

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settignano“Un paese non è un’azienda”. Il titolo dell’ultimo libro del premio Nobel per l’economia Paul Krugman, calza a pennello per commentare il piano di Poste Italia che prevede la chiusura, o la drastica riduzione d’orario, per oltre 600 uffici postali sparsi sul territorio nazionale, quasi tutti nelle estreme periferie o in isolate località montane. Cento in Toscana, uno nel comune di Firenze: Settignano.

Socialmente il provvedimento è inaccettabile perché priva di un servizio essenziale la fascia più debole della popolazione, in particolare i pensionati e gli anziani. Se, per esempio, davvero dovessero chiudere l’ufficio postale a Zeri, piccolo comune tra i monti della Lunigiana, gli abitanti dovrebbero percorrere almeno 80 km, tra andata e ritorno, per una raccomandata o per riscuotere la pensione presso l’ufficio postale più vicino. Anche l’ambiente ne risentirebbe: penalizzare la qualità della vita dei residenti significa favorire l’esodo dalle zone disagiate, diminuire il presidio delle popolazioni, con conseguenti effetti sul dissesto idrogeologico.

La ratio che lo ispira è sbagliata e pericolosa. Applicare un mero criterio d’impresa a un servizio pubblico risponde a una logica liberista che vuole spazzare via quel che resta dello stato sociale. Le liberalizzazioni che si stanno preparando vanno tutte in quella direzione; esse preludono alla privatizzazione di strutture pubbliche essenziali, quali poste e trasporti, e a un massiccio ingresso di capitali privati in aree statali sensibili, già in parte compromesse, come la scuola e la sanità.

Il metodo usato per comunicare il piano di ristrutturazione è odioso come i provvedimenti che annuncia. Mette i cittadini di fronte al fatto compiuto senza averli prima interpellati attraverso le loro rappresentanze sociali e politiche presenti sul territorio. Municipalità partecipata, cittadinanza attiva, sono pratiche sociali lontane dalla cultura dei boiardi di stato che con piglio maldestro conducono le aziende pubbliche. La lotta contro la privatizzazione dell’acqua ha detto molte cose in proposito.

Non sappiamo ancora se è un vezzo o se siamo di fronte a una rivoluzione semantica. Resta il significante, ma il significato non è più lo stesso: parlano di più tutele, ma precarizzano il lavoro e riducono i diritti; dichiarano di migliorare e implementare i servizi, ma tagliano e chiudono gli uffici postali. Da qui in avanti bisognerà fare più attenzione ai registri linguistici che agli annunci di riforma.

In Toscana proprio per questi motivi, tutti si sono ribellati. Le popolazioni colpite, i loro sindaci, l’Anci e il presidente Rossi che ha subito coinvolto la Conferenza stato-regioni, l’organo politico che interloquisce con il governo. Poste Italia appartiene per il 65% al ministero dell’economia e, da notizie di stampa uscite in questi giorni, apprendiamo che Posta Italia ha chiuso l’anno con un miliardo netto di utili.

A Settignano la mobilitazione è prontamente scattata. Il coordinamento delle associazioni presenti sul territorio ha subito avviato una serie di iniziative culminate in una affollata assemblea alla Casa del Popolo dove, tra l’altro, è stata indetta una manifestazione di protesta davanti all’ufficio postale. Tutta la piazza, che è stata addobbata con striscioni e cartelli, ha visto una vasta partecipazione popolare e ha avuto un notevole risalto mediatico. Per mantenere alto il livello dello scontro, sono allo studio nuove iniziative da coordinare con le località dove l’ufficio postale è a rischio chiusura.

Riccardo Brunini, attivo nel Coordinamento delle associazioni di Settignano e Ponte a Mensola, è stato per anni presidente della Casa del popolo di Settignano

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Riccardo Brunini

Riccardo Brunini è attivo nel Coordinamento delle associazioni di Settignano e Ponte a Mensola, è stato per anni presidente della Casa del popolo di Settignano.

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