Occupazioni e sgomberi, la forza e la ragione

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L’accanimento delle istituzioni fiorentine, in sintonia con il governo nazionale, nei confronti di chi vive drammaticamente la mancanza di un alloggio, sta raggiungendo livelli intollerabili.

Mercoledì 4 marzo una forza di oltre 200 celerini ha brutalmente e senza alcun preavviso sgombrato due occupazioni abitative, due palazzi occupati da senza casa che non avevano alternative, senza nessun motivo urgente né di ordine pubblico (il problema casomai l’hanno provocato gli sgomberi, non le occupazioni), né di pressioni della proprietà, che come sempre o è pubblica (sedi dismesse da anni di uffici o altro) o è di grandi gruppi immobiliari, bancari, assicurativi o altro, che tengono sfitti anche a lungo gli immobili in attesa di una migliore occasione di speculazione.

Il risultato è che 150 persone, con una trentina di minori, sono stati buttati letteralmente per la strada, senza alcun riparo né luogo dove andare.

10393952_385552964979188_1089609037763079077_nConsiderando i canoni di locazione di un alloggio privato in balia di un mercato che non fa sconti, un accesso al credito inesistente per i soggetti a basso reddito, una crisi economica che è crisi principalmente per lavoratori licenziati, precarizzati, con redditi che si contraggono costantemente, una lista di attesa di anni per case popolari che vengono realizzate in misura sempre minore per mancanza di risorse, non si può non capire che l’assenza totale di alternative rende spesso inevitabile ricorrere alla occupazione di immobili vuoti, la cui stessa presenza è anzi un insulto e una vergogna in una situazione come quella data. Richiamare la “regolarità del percorso ordinario” suona come una beffa, per chi – e sono molti – da quel percorso è escluso di fatto, se va bene per anni e anni.

La violenza istituzionale di mercoledì sembra rappresentare una svolta nelle politiche repressive e di ordine pubblico a Firenze, e non solo, in particolare nei confronti delle fasce più sofferenti della popolazione che, di fronte all’insostenibilità della loro stessa vita, chiedono diritti, lavoro, reddito, servizi. Le stesse violenze si vivono a Roma, a Milano, a Torino, per uno sfratto, una occupazione, una manifestazione di cassintegrati.

Questo governo, ed i partiti che lo compongono e lo sostengono, sta dimostrando una ferocia di classe che fa impallidire il retrivo e becero populismo berlusconiano. E’ la fase che stiamo attraversando che lo esige: dagli anni ’80 in poi la deriva neoliberista ha imposto un radicale cambio di rotta nei confronti delle tendenze dei decenni precedenti, di espansione dei diritti dei lavoratori e di redistribuzione della ricchezza prodotta. Un cambio di rotta che ha comportato un enorme spostamento della ricchezza dal salario alla rendita, dal lavoro al capitale, con un progressivo impoverimento delle classi lavoratrici a vantaggio del padronato, comunque si voglia definire il famoso 1% che detiene la maggior parte della ricchezza e soprattutto che ha in mano le leve del potere economico e politico.

Abbiamo visto impoverirsi il reddito e la vita stessa di gran parte di noi e di quelli che ci stanno intorno, interi paesi portati via via verso la fame, popolazioni spinte alla disperazione, alla guerra (che è solo un altro modo di creare profitto), all’esodo, per costituire un esercito di riserva di lavoratori potenziali a bassissimo costo. Abbiamo visto scomparire il conflitto nelle relazioni sociali e di classe come se dare sempre ragione al più forte e incassare rinunce una dopo l’altra con qualche contentino nella famosa e ormai famigerata concertazione sindacale potesse portare beneficio alcuno a chi aveva sempre più il cappio dello sfruttamento stretto intorno al collo.

Fino a che per continuare a spostare ricchezza a favore dei pochi non si arriva alla fame vera dei tanti, alla cancellazione di ogni diritto da una parte, e alla repressione brutale di ogni dissenso, organizzato o spontaneo, dall’altra.

Questo sta dietro la legge Lupi con la cancellazione di fatto di migliaia e migliaia di senza casa, che sono lasciati senza acqua luce gas e servizi essenziali solo perché occupanti, solo perché poveri.

Questo sta dietro la grottesca proposta del grottesco ministro Alfano sulla repressione dei mendicanti.

Questo sta dietro un progetto di riforma dell’edilizia popolare che, in Toscana come a Roma diventa poco più che carità e assistenza. Per pochi, finché si può. E ha ragione l’assessore fiorentina Funaro quando dice che gli alloggi per l’emergenza non sono neanche pochi e sono tutti occupati. Dovrebbe solo chiedersi cosa non funziona se chi ne ha bisogno diventa un esercito di esclusi, e le risorse diventano sempre meno, mentre crescono quelle destinate alle cricche dei grandi lavori inutili, crescono i favori fiscali ai grandi patrimoni, sono favorite le attività dei vari e sporchi monopoli striscianti.

Questo sta dietro lo smantellamento della scuola pubblica, della sanità universalista, dietro il taglio delle pensioni,

Quindi no, non ha ragione l’assessore Funaro. Come non hanno ragione Renzi, Lupi e Alfano. E Rossi e compagnia. Hanno la forza, ma non hanno ragione. Sono al servizio di UNA ragione, quella dell’asservimento dell’uomo e della donna al profitto di pochi. E hanno la forza solo per la debolezza della nostra reazione.

E’ il capitalismo baby. Ma non è una maledizione divina, è solo una costruzione dell’uomo. E solo le questioni divine, dicono, sono eterne.

La nostra solidarietà attiva va naturalmente alle donne e agli uomini che quotidianamente lottano per la loro vita ed il loro futuro, i loro diritti e quelli di tutti noi, al Movimento di lotta per la casa e a tutti quei disordinati, sporchi, vitali, visionari grumi di resistenza attiva e di liberazione quotidiana che soli rappresentano una speranza per questo povero mondo.

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