Via Palazzuolo e la speculazione urbanistica

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Via Palazzuolo è una strada del centro storico di Firenze, a due passi dalla stazione di Santa Maria Novella. Negli ultimi tempi è stata alla ribalta della cronaca cittadina solo come esempio di “degrado” e malaffare. Questo succede periodicamente da molti anni e, da tempo, è oggetto di articoli allarmistici: droga, risse, alcol, cattive frequentazioni. Vivendo questa realtà molto da vicino come residente, non riconosco l’immagine monolitica che ne rimbalza sulla cronaca, ma vedo piuttosto situazioni diversificate di cui raramente si parla: in quella zona si possono infatti notare sia fenomeni che danno un contributo vitale contrastante con la città-vetrina decantata da Renzi, sia speculazioni edilizie molto rilevanti che assurgono perfino alla ribalta nazionale.

La strada è in parte ancora popolare, vi sono ancora artigiani e restauratori, magari in numero sempre più ridotto, ma questo è un fenomeno generale che interessa anche altre zone della città e del centro storico. Via Palazzuolo è rimasta, con l’Oltrarno, il quartiere di Santa Croce (in alcune strade quelle meno toccate dal turismo) e poche altre zone di Firenze, una strada ancora abitata dai vecchi residenti, ormai per lo più anziani, dal ceto medio e dai nuovi multietnici abitanti le nostre città.

Si tratta di nuovi residenti, di origine per lo più africana, fuggiti da paesi più sfortunati del nostro, che vi hanno preso casa o frequentano la strada, soprattutto il sabato e la domenica. Mi riferisco ai profughi somali e altri che da molti anni hanno eletto Via Palazzuolo come loro luogo di ritrovo. Stanno agli incroci con le strade vicine, si scambiano informazioni, storie, esperienze di vita, si ritrovano davanti a qualche negozio gestito da somali e davanti ai bar e locali gestiti da connazionali. Vengono anche da Prato per incontrarsi in via Palazzuolo. Questa presenza, estranea al tessuto sociale del centro storico fiorentino, stenta a integrarsi e allarma molti residenti storici, specialmente gli anziani e chi non è disponibile a interagire con gli stranieri, con le nuove presenze con la pelle di una altro colore. C’è diffidenza, distanza, talvolta paura e incomprensione.

Da qualche anno opera in Via Palazzuolo un gruppo di base solidale: ‘Palazzuolo Strada Aperta’, che ha promosso feste e cene in strada aperte a tutti, oltre a assemblee di confronto con gli abitanti.

Promuove anche un’iniziativa che è possibile vedere il sabato pomeriggio in Via Palazzuolo e strade limitrofe: la BookBike, una bicicletta trasformata ad arte in biblioteca ambulante grazie ad un rimorchio che è stato attrezzato per esporre libri e giornali nelle lingue più disparate, oltre all’italiano; i testi vengono dati in prestito senza alcuna formalità, se ne auspica la restituzione e nella maggior parte dei casi ciò avviene. E’ un’attività aggregante, che favorisce lo scambio di esperienze tra persone di culture diverse, talvolta dà l’opportunità di spezzare un isolamento subìto, non certo cercato.

Ricordiamoci che nella strada sono presenti anche una sala scommesse con slot machines, vicina alla Ludoteca e a una scuola Scuola Materna, fenomeno purtroppo ormai diffuso a Firenze in centro e soprattutto nelle periferie, una discoteca storica che attrae soprattutto tanti giovani italiani e altrettanti turisti stranieri, un pub, diversi internet point con annessa vendita di alcolici, anche questa non una particolarità di questa zona. Come in altre parti di Firenze c’è poi la movida il venerdì e il sabato sera: gran movimento di persone, qualche rissa dovuta agli alcolici e qualche spaccio di droghe, come peraltro in molte altre zone della città.

La polizia, chiamata frequentemente dai cittadini e spesso sollecitata da coloro che hanno creato la pagina Facebook: ‘Palomar Palazzuolo’ interviene per i movimenti di alcol e droga, staziona talvolta perfino per giorni interi agli angoli delle strade, fa da deterrente, pare che rassicuri gli abitanti ma in realtà ci sono stati pochissimi arresti e scarse chiusure dei locali. Anche se ogni 100 metri ci sono le telecamere messe dal comune. Insomma si tratta di una strada con problemi ben noti di mancata integrazione, come accade in molte zone urbane limitrofe alle stazioni ferroviarie.

Ma la vera specificità e attualità di via Palazzuolo, quella che andrebbe messa in risalto molto di più, è il tentativo di speculazione immobiliare che se venisse portato avanti cambierebbe la natura della strada e il suo attuale aspetto. Via Palazzuolo si trova lungo il tragitto turistico interessato agli appetiti economici di realtà vecchie e nuove di Firenze. Venendo dal centro, attraversando la nota strada del lusso, via Tornabuoni, si incrocia via della Spada e ci si trova in Via Palazzuolo. Si incontrano da una parte, le uscite e il retro del nuovo Museo del Novecento (che dà su Piazza S. Maria Novella), dall’altro lato, adiacente a piazza San Paolino, l’ex complesso del Monte di Pietà, molto noto ai fiorentini, sorto su di una parte dell’antico convento di San Paolino. Proseguendo per via Palazzuolo si sfocia al ‘Prato’ con l’hotel di lusso a 5 stelle ‘Villa Medici’, poco lontano c’è il Polimoda, proseguendo si arriva al parco delle Cascine che il sindaco Nardella sogna di valorizzare, la Leopolda, il nuovo teatro Comunale.

via PalazzuoloPer la sua posizione la strada risulta quindi estremamente appetibile alla speculazione edilizia e sarebbe perfetta se diventasse sede di attività commerciali e alberghi di lusso per turisti danarosi; naturalmente questa nuova veste della strada non sarebbe compatibile, agli occhi dei futuri investitori, con la realtà residenziale e multiculturale che, con tutte le sue problematicità, attualmente caratterizza via Palazzuolo.

E’ proprio in questo quadro speculativo che si inserisce, nel 2009, la variante urbanistica concessa ai proprietari dell’antico complesso dell’ex Monte di Pietà. Con la variante si consente l’edificazione di un grande albergo di lusso in un’area compresa tra via Palazzuolo, San Paolino, San Giovanni di Dio e via dei Fossi, in una zona di preziose strade medievali. La reazione dei cittadini è stata immediata. Pochi mesi dopo, assieme al gruppo consiliare “perUnaltracittà”, hanno presentato un documentato esposto alla magistratura. Oggi, dopo alterne vicende, siamo arrivati al rinvio a giudizio di alcuni tecnici del comune perché avrebbero favorito la proprietà e danneggiato “l’interesse pubblico connesso all’ordinato sviluppo urbanistico”. Nonostante ciò l’assessora Titta Meucci ha firmato nel luglio del 2014 la convenzione con i proprietari, riscuotendo 328.000 euro di contributo urbanistico a fronte della mancata edificazione del 20% di edilizia a canone concordato.

Tutto bene? No di certo, in attesa che la magistratura si pronunci, ritengo che l’esperienza multiculturale di Via Palazzuolo debba essere difesa, tutelata, e personalmente mi auguro che si possa lavorare, cittadini e istituzioni, perché diventi un modello di convivenza pacifica e positiva per tutta Firenze. Gli interessi speculativi di alcuni poteri forti della città devono essere neutralizzati, sono proprio questi che alimentano il clima di paura e di intolleranza xenofoba che deve essere estraneo alla città di Firenze.

Cristina Di Palma fa parte di Palazzuolo Strada Aperta

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Cristina Di Palma

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