Esposto in procura: la villa di Rusciano doveva rimanere pubblica

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Avevamo già parlato del complesso (o Possesso) di Rusciano (villa e parco) e delle lotte che i cittadini, il Cantiere Beni Comuni quartiere 3 e altre associazioni svolgono da anni per la difesa dei beni comuni) (QUI).

L’ultima mossa è stata quella di riunire una minuziosa e voluminosa quantità di documenti per mettere insieme un esposto alla magistratura che chiede se la messa all’asta della villa e la già avvenuta cessione di parti del Possesso al privato, fossero o meno lecite. Riassumiamo qui il contenuto dell’esposto.

carabinieri-con-pinocchioCi sono alcuni nodi nella storia recente di Rusciano che occorre mettere in evidenza. Nel 1977 il Comune di Firenze entrò in possesso a titolo gratuito di “Villa Rusciano” che all´epoca era di proprietà di una IPAB (Istituto Pubblico di Assistenza e Beneficienza) denominata “Istituto Vittorio Veneto”, struttura dedicata al recupero di minori con problematiche sociali e familiari. Il passaggio era però stato sottoposto a dei precisi vincoli in maniera tale che il patrimonio dell´Ente restasse in mano pubblica. Vincoli di fatto accettati dal comune di Firenze. Il commissario dell’istituto Vittorio Veneto espresse parere favorevole alla cessione, in quanto il patrimonio dell’Ente sarebbe stato utilizzato per attività assistenziali, giustificando i1 trasferimento delle strutture dell’Istituto Vittorio Veneto al Comune di Firenze, in quanto le stesse sarebbero state utilizzate per la creazione di centri e servizi per minori, in modo da consentire una destinazione del patrimonio stesso in conformità alle finalità istituzionali dell’Ente estinto e “per interessi attuali e durevoli della beneficenza pubblica”. II patrimonio dell’Ente fu dunque devoluto al Comune di Firenze, il quale subentrava “nella titolarità dei rapporti attivi e passivi facenti capo all’Ente suddetto per il perseguimento delle finalità istituzionali a favore dei minori”.

Ed ecco il primo evento di dubbia liceità. Contrariamente alle disposizioni del vincolo, il Comune di Firenze vende ad un privato la casa colonica posta in via di Ripoli. Ma non è finita. Poco dopo anche l’edificio posto in via Fortini e facente egualmente parte del Possesso, viene assegnato – tramite asta – ad un altro privato. Da questo punto in poi non mancherà molto affinché anche la villa non potesse fare altro che la stessa fine. È nel marzo del 2010 che il Comune di Firenze inserisce la villa nel piano delle alienazioni allegato al bilancio 2010/2012. Nel 2012 viene approvata la variazione di destinazione d’uso della villa e soltanto nel 2013 si ha l’autorizzazione del Ministero dei Beni Culturali alla sua messa in vendita. Sempre nel 2013 prima il comune assegna in locazione alla società Torrione s.r.l. un appezzamento di terreno comunale posto in via Benedetto Fortini 39, con autorizzazione all’esecuzione di sfalci di erbe infestanti su ulteriore terreno comunale limitrofo. Soltanto poco dopo si ha l’autorizzazione da parte della Direzione Generale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Regione Toscana del Ministero per i Beni e le Attività Culturali all’alienazione del bene che infatti avviene l’anno dopo, “essendo pervenuta un’unica offerta”, recita infatti la determinazione dirigenziale che ha indetto l’asta.

Il risultato è che la villa è stata dichiarata in vendita tramite asta con valore di riferimento di poco più di 8 milioni. Pensando al suo valore storico e artistico (è stata restaurata anche dal Brunelleschi), la sua posizione e la sua entità, non ci vuole molto a capire che più di vendita si tratta di una svendita al privato di un bene comune per di più vincolato ad un uso benefico in favore dell’infanzia; vincolo che il comune ha trasformato in turistico recettivo. Poteva farlo? Questo si chiedono i cittadini. Poteva vendere, come è avvenuto, pezzi del Possesso? Poteva farlo anche prima di venire in possesso delle autorizzazioni dei ministeri competenti? Queste in sintesi le domande che i cittadini hanno posto alla magistratura.

Sperando in un lieto fine – la conservazione della villa all’uso comune – non resta che osservare e lodare il lavoro dei cittadini che hanno raccolto una mole considerevole di documenti a suffragare i loro dubbi. Si spera cioè che le lotte dal basso come quella intrapresa da questo gruppo di persone portino a qualche risultato positivo.

                                     *Gilberto Pierazzuoli di Cantiere Beni Comuni

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Gilberto Pierazzuoli

Attivista negli anni 70 . Trasforma l'hobby dell'enogastronomia in una professione aprendo forse il primo wine-bar d'Italia che poi si evolve in ristorante. Smette nel 2012, attualmente insegnante precario di lettere e storia in un istituto tecnico. Attivista di perUnaltracittà.

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