Il diritto alla città: conoscere per trasformare e tornare a occupare le strade di sogni

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Sono stata invitata a partecipare alla giornata dell’Università Invisibile (http://www.casabettola.org/archives/3344/) su Il diritto alla città: conoscenza e trasformazione, https://www.facebook.com/events/931588636948782, che si è tenuta il 6 marzo presso la cooperativa La collina a Reggio Emilia.

Come vengono costruite le città? Attraverso quali processi? Con quale prospettive? A favore e a discapito di quali interessi? Partendo dall’idea della città come costruzione collettiva, creata grazie al lavoro e alla vita di ognuno di noi, vogliamo indagare il concetto di “Diritto alla città”. Come possiamo determinare insieme lo sviluppo e la gestione della città? Quali idee e pratiche per contrastare i processi di privatizzazione e finanziarizzazione? Quali strumenti per redistribuire la ricchezza, le risorse e le opportunità sul territorio?

Banner-grandi-opereSono questioni che ho studiato sia da ricercatrice che da attivista, e non chiedo di meglio che mettere a disposizione le mie conoscenze e di arricchirle con i punti di vista e le domande delle persone che come me lottano per trasformare l’esistente.

L’obiettivo di conoscere per trasformare la realtà è l’unico in grado di produrre davvero conoscenza. Non ci si può limitare ad affermare dei bisogni e dei diritti: si tratta di capire quali meccanismi producono i bisogni non risolti e impediscono la realizzazione dei diritti e su quali contraddizioni può fondarsi una trasformazione sostanziale. Sostanziale perché agisce sui rapporti di potere, sui rapporti di forza, e sostanziale perché immagina e inizia a costruire altri processi e altre interrelazioni in grado di affrontare una realtà complessa e in continuo movimento.

Si tratta di capire davvero come funzionano quei meccanismi e quei processi al di là delle apparenze, al di là delle semplificazioni. E per questo c’è bisogno di studiare e di usare concetti raffinati, in grado di permettere di agire sempre conoscendo le implicazioni di quello che si fa. Sappiamo che semplificazioni e rigidità spesso impediscono di essere all’altezza delle situazioni da affrontare. Mentre tu costruisci le tue alternative, rischi di valorizzare un territorio da cui verrai espulso attraverso i prezzi. Mentre conquisti spazi in una sfera, te ne tolgono altri in un’altra. Mentre pensi che lottare sul luogo di lavoro non sia più centrale, tolgono diritti a tutti proprio in quel settore, che continua ad essere cruciale.

La questione è che tutte le sfere del sociale e tutte le contraddizioni devono essere affrontate e non possono esserlo fermandone il movimento, ma solo entrando in modo conflittuale, nel loro movimento e nelle loro relazioni. Noi in questo mondo di capitalismo neo-liberale ci viviamo e non ci resta che muoverci al suo interno e agire sulle contraddizioni con intelligenza.

L’ipotesi che esista una contraddizione fondante è stato deleterio e distruttivo perché ha evitato di guardare alle interconnessioni fra le contraddizioni così come fra le sfere della società. E non ha saputo vedere come le sfere che caratterizzano la nostra società siano interconnesse e vadano trattate in modo congiunto. E ha impedito che molteplici sofferenze sociali fossero riconosciute e trovassero una rappresentazione congiunta nelle lotte comuni.

Trattare di produzione dell’urbanizzazione significa capire il rapporto fra città e processo di urbanizzazione; il rapporto fra rendita urbana e monopolio; fra accumulazione del capitale e settore fondiario e immobiliare, il ruolo del settore immobiliare nell’economia complessiva; conoscere le tre concettualizzazioni dello spazio: assoluto, relativo e relazionale; le strutture spazio temporali come flussi che si condensano in strutture fisiche ma che possono rimanere solo flussi e processi (e comunque essere fondamentali per ogni relazione sociale); il rapporto fra sfere (o momenti) del sociale; il rapporto fra stato e mercato. Ogni studio di buon livello deve saper rendere inopertaive le semplificazioni e i pregiudizi e deve saper vedere ed interpretare l’inatteso che non ha ancora trovato concetti e parole per descriverlo. E’ questo il compito della conoscenza di frontiera come è quella di chi vuole trasformare l’esistente.

Nel mio intervento ho trattato di tutte queste questioni e dei concetti chiave per facilitare l’analisi e la comprensione della realtà.

 

*Marvi Maggio

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Marvi Maggio

Marvi Maggio, Architetta (laurea in Architettura Politecnico di Torino); abilitazione alla professione di architetto; Dottoressa di Ricerca in pianificazione territoriale ed urbana (Università di Roma La Sapienza); Master post lauream in Scuola di Governo del Territorio (SUM e Università di Firenze); Abilitazione Scientifica Nazionale alle funzioni di professore di seconda fascia per il settore disciplinare 8/F1 pianificazione e progettazione urbanistica e territoriale; funzionaria pianificatrice territoriale presso la Direzione Urbanistica e politiche abitative della Regione Toscana; rappresentante eletta dai lavoratori nell'RSU della Regione Toscana per i Cobas; socia fondatrice dell'International Network for Urban Research and Action.

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