La voragine, la Tav e quel conflitto di interesse nascosto ai lettori

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Il 26 maggio scorso è apparsa su Repubblica Firenze un’intervista di Ilaria Ciuti al docente di geologia strutturale Massimo Coli sulla voragine apertasi sul lungarno Torregiani. Alla fine dell’intervista il noto geologo vuol tranquillizzare le persone per quanto riguarda il progetto TAV che, secondo lui, è ben fatto e non presenta problemi.
Massimo Coli
Massimo Coli

Ma almeno per il Comitato No Tunnel un problema c’è, ed è l’enorme conflitto di interessi che coinvolge Massimo Coli, consulente di Italferr proprio sul progetto TAV di sottoattraversamento della città. Perché il professore non ha dichiarato questo piccolo particolare alla giornalista?

consulenza coliCelando questa sua attività professionale i lettori della cronaca locale di uno dei maggiori quotidiani nazionali sono stati rassicurati da una persona che ha un diretto interesse sulla realizzazione della grande, inutile e dannosa opera fiorentina. Ricordiamo inoltre – basta consultare l’archivio di Repubblica – che il Coli fu un plaudente sostenitore della mitica fresa Monnalisa, quella “miracolosa” macchina con i fregi di Comune, Provincia e Regione, rivelatasi una volgare taroccatura. Parole che rilette oggi fanno venire semplicemente i brividi.

Tornando al merito delle sue dichiarazioni il Comitato No Tunnel ha chiesto un parere all’ingegner Perini che così ci ha risposto:
L’intervista evidenzia e conferma una indiscutibile conoscenza del sottosuolo di Firenze da parte del prof. Coli ed è indubbiamente condivisibile la sua affermazione che qualunque intervento deve essere il frutto di una analisi costi/benefici e non essere soggetto a limiti di spesa (“spendere tutto quello che c’è da spendere”). Tuttavia è altrettanto indubbio e ampiamente dimostrato (i motivi sono scontati e già detti 1000 volte) che per quanto riguarda il Passante TAV i costi sono enormemente maggiori dei benefici. Inoltre i costi sono stati illogicamente ridotti dimostrando, in maniera sbagliata, l’insorgenza di cedimenti e danneggiamenti agli edifici di entità tale da evitare l’esecuzione di qualsiasi propedeutico intervento di messa in sicurezza. I costi sono stati anche ridotti utilizzando 1 fresa invece delle 2 previste nel progetto definitivo posto in gara senza tener conto dell’enorme incremento dei cedimenti e del conseguente danno atteso agli edifici.
La parte finale dell’intervista al prof. Coli contiene, invece, una serie di considerazioni banali e prive di riscontri reali (il progetto è stato autorizzato nonostante la palese esistenza di molte criticità; la fresa è stata assemblata in una maniera che la Magistratura a definito delittuosa).
Purtroppo la fattibilità della TAV continua ad essere sostenuta nonostante la mancanza di evidenti vantaggi in relazione ai costi attesi e l’esistenza di scellerati approcci unicamente improntati al profitto.
Infine, concludendo, non è possibile fare a meno di criticare l’approccio volto a costruire nuove grandi opere (la TAV e la tramvia sono solo degli esempi) invece di dedicare le stesse risorse economiche alla manutenzione e all’adeguamento dell’esistente privilegiando l’esecuzione di un gran numero di piccoli interventi che procurano indiscutibili benefici all’economia locale (il disastro accaduto nel Lungarno Torrigiani e, appunto, la conseguenza di una insufficiente manutenzione ed adeguamento della rete idrica il cui destino è probabilmente nefasto).
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Tiziano Cardosi

Obiettore di coscienza negli anni ‘70, attivista contro le guerre, già capostazione delle FS, oggi si occupa soprattutto di mobilità e del fenomeno delle “grandi opere inutili”, tra I fondatori del comitato No Tunnel TAV di Firenze. Attivista di perUnaltracittà.

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