Poste spa smantella il settore del recapito. Ecco come e perché

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Il postino suona sempre 2 volte, oltre che il titolo di un bel film, è una frase che accompagna la quotidianità lavorativa del portalettere (come quella più antipatica ripresa dal programma tv: “C’è posta per te”). Quella frase presto diventerà un semplice ricordo, nel senso che piano piano, un passo alla volta, Poste Italiane spa sta perseguendo il proprio obiettivo di smantellare il settore del recapito, o quantomeno di trasformarlo completamente rispetto a quello che finora abbiamo conosciuto.

Una piccola parentesi è doverosa e necessaria per tentare di far comprendere quanto sta avvenendo: in Italia, come del resto in gran parte del mondo, si è assistito alla privatizzazione di quasi tutti quei servizi che erano “al servizio del cittadino”. Privatizzazione che se da una parte ha comportato il peggioramento delle condizioni di lavoro degli addetti, dall’altra ha prodotto una riduzione delle prestazioni verso l’utenza, divenuta guarda caso clientela, con un loro notevole e graduale peggioramento. Il recapito di Poste Italiane rientra in tutto questo.

download (4)Tornando a quanto sta avvenendo, è importante sottolineare che Poste Italiane ha il proprio bilancio in attivo. Ma l’amministratore delegato di turno, in questo caso abbiamo tale Caio, sostiene che ciò è dovuto ai servizi finanziari (banco posta), perché se si dovesse considerare il bilancio diviso a seconda del settore ci si trova in una situazione in cui, se il bancoposta è in attivo, il recapito è in passivo.

Ora anche il più ignorante al mondo può facilmente capire che ciò che fino ad oggi è stato un servizio, non può produrre profitto. Ma la logica a cui si ispira Poste è una logica che fa riferimento al mercato e quindi, una realtà che…supera la fantasia. Seguendo questa logica, Poste è determinata a risanare il deficit che il recapito produce. Per far questo non ha individuato altra via possibile che il solito taglio del costo del lavoro. Quindi con la scusa della drastica riduzione dei volumi di corrispondenza, dovuto essenzialmente ai nuovi mezzi di comunicazione sempre più all’avanguardia, ha deciso di portare avanti un piano che nella sostanza porterà ad un ridimensionamento del servizio di distribuzione della corrispondenza.

Il postino non suonerà più due volte; infatti, e la cosa sta già avvenendo in tantissime città d’Italia con due accordi sottoscritti anche dalle organizzazioni sindacali, ci sarà la consegna a giorni alterni. Cioè: un portalettere sarà assegnato a coprire due zone in modo alternato: lunedì, mercoledì, venerdì consegnerà la posta in una parte della città; il martedì ed il giovedì in un’altra e poi l’inverso.

Nelle città dove questo meccanismo si è concretizzato è accaduto quanto era del tutto prevedibile: tonnellate e tonnellate di corrispondenza non consegnata che si accumula negli uffici e decine e decine di portalettere in esubero, anzi per usare una parola cara a Poste…in eccedenza. Proteste dell’utenza, sia privata che non, amministrazioni pubbliche che reclamano: decine di articoli sui quotidiani stanno a testimoniare il fallimento di questo piano. Ma nonostante tutto ciò, l’azienda non demorde e persiste nel suo obiettivo.

Quel che si nasconde dietro a questa strategia è che la privatizzazione dell’azienda sta subendo un’ulteriore accentuazione, e quando la quota pubblica del Ministero del Tesoro scenderà al 30% e sarà immessa del tutto sul mercato, a quel punto per perseguire gli obiettivi di mercato i tagli saranno inevitabili.

La logica che sembra guidare i piani aziendali, è quella di creare un doppio tipo di recapito: da una parte si tende a privilegiare, e potenziare, quei servizi che “rendono”, dai pacchi (di recente Poste si è aggiudicata l’appalto per la consegna dei pacchi Amazon) alle consegne ritenute importanti (quelle che oggi hanno una “tracciatura”); dall’altra si lasciano le consegne ordinarie, in un comparto che sarà a tutti gli effetti la bad company che prima o poi sarà svenduta.

Quale sia l’interesse di Poste verso il settore del recapito è già del tutto evidente oggi: personale con un turn over bloccato da anni, mezzi insufficienti ed inadeguati ecc.. In questa situazione i lavoratori avrebbero la necessità di trovare forme di mobilitazione e di iniziativa, e si trovano invece ad avere a che fare con le organizzazioni sindacali di categoria che avallano i piani aziendali.

Questo è il panorama che ha portato all’indizione dell’incontro autoconvocato di sabato 11 giugno a Firenze; un incontro che, se non viene visto come il momento che può trovare la soluzione di tutto, è comunque un passaggio importante perché è la prima volta che i lavoratori di Poste spa decidono di provare a…far da soli.

*Edoardo Todaro, Cobas Poste Firenze

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Edoardo Todaro

Oltre a svolger la propria militanza tra realtà autogestite (CPA) e sindacali (delegato RSU Cobas presso Poste spa) è appassionato di letture, noir in particolare. È tra i collaboratori, con le proprie recensioni, del blog Thriller Pages

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