Heterosexuality day

Tanto è già stato scritto e detto sul Fertility day, la geniale celebrazione della fertilità inventata dal Ministero per la salute. Vabbé che viviamo nell’era postmoderna e che le immagini dominano le nostre vite, ma veramente c’è chi crede siano sufficienti qualche slogan e un giorno dedicato per invitare le donne (sono loro il target della campagna) non solo a prendersi cura della propria fertilità ma poi anche a fare figli?

Donne italiane, ovviamente, e cioè bianche di pelle e con cittadinanza tramandata da più generazioni, che in questo brutto paese a chi nasce da genitori “non italiani” il diritto di cittadinanza non è garantito.

E così insieme al giorno della Memoria e a quello del Ricordo, alla giornata mondiale dedicata all’Alzheimer e a quella dedicata alla Terra, in Italia abbiamo anche il Fertility day. Che fortuna.

fertility-day-963172_w1020h450c1cx513cy119Appena ho letto la notizia e visto le immagini che accompagnavano la prima campagna – perché poi l’incompetenza è tale che di campagne ne sono state fatte due – ho pensato che fosse una risposta indiretta alle unioni civili e ai diritti che le coppie omosessuali, con e senza figli, stanno conquistando.

Sostituiamo fertilità con eterosessualità (si veda un ottimo approfondimento di Angela Balzano e Federico Zappino) e i conti tornano: è il fantasma della crisi della loro famiglia naturale a spingere il ministro Lorenzin e i consiglieri della destra cattolica che la circondano (e sul nostro libro paga) a imbastire un appello all’orgoglio delle giovani coppie eterosessuali italiane affinché mettano su famiglia. Che nel nostro paese i figli li fanno solo gli immigrati, le lesbiche e i gay.

Contemporaneamente Contropiano ripescava una notizia di luglio, quando cinque farmaci anticoncezionali sono passati, per decisione dello stesso Ministero, da fascia A (gratuiti) a fascia C (a pagamento). In realtà non sono stati eliminati gli anticoncezionali su ricetta, quanto lo Stato per risparmiare ha deciso di riclassificare nella fascia di non rimborsabilità i cinque prodotti ritenuti “non essenziali e salvavita”. L’ennesima decisione che guarda al risparmio piuttosto che alla salute.

In Italia ci sono più “emergenze”, e tra queste quelle dei medici obiettori che rendono difficile praticare l’IVG, dei farmacisti che si rifiutano di vendere la pillola del giorno dopo (ma non è un’anticoncezionale, saranno legittimati a farlo), del decreto legislativo 8, del 15 gennaio 2016, che depenalizza il reato di aborto clandestino ma inasprisce le sanzioni amministrative. Secondo questo decreto le donne che abortiranno clandestinamente entro i 90 giorni saranno condannate al pagamento di una multa: da un minimo di 5mila ad un massimo di 10mila euro (lo stesso decreto prevede la cancellazione del reato penale per chi abortisce oltre i 90 giorni di gravidanza).

L’articolo 19 della 194 prevedeva, invece, una sanzione di 51 euro (100.000 lire ai tempi dell’approvazione della 194), che lasciava alle donne la possibilità di andare in ospedale in caso di complicazioni post intervento e anche di denunciare chi praticava aborti fuori dalla struttura pubblica. Ora questa salatissima multa potrebbe diventare un deterrente per il ricorso alle cure ospedaliere con gravi conseguenze sulla loro salute.

Insomma, un settembre caldo, tra campagne per la difesa della famiglia nazional-eterosessuale e attacchi ai diritti delle donne che decidono di abortire. Un invito a riappropriarci delle piazza, dove potremo giocare al Fertility Why, il gioco dell’oca inventato da Favolosa Coalizione per rispondere al Fertility day, un gioco che tra un’ironia e un sorriso svela le mille ragioni per cui è importante continuare a lottare [il gioco si può scaricare dalla pagina Facebook di Favolosa coalizione].

*Enrica Capussotti