Dalla Piana ambiente di morte ad Alterpiana ambiente di vita

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Le due assemblee del 3 luglio e del 1° ottobre tenute al Presidio –  sui terreni che vogliamo liberare dall’ aeroporto e dal nuovo inceneritore pericoloso e costosissimo per la collettività – ed il lavoro del gruppo informale costituitosi il 3 luglio, hanno provato, durante questa lunga estate, a delineare alcuni segnavia di un percorso comune e condiviso tra abitanti della Piana, realtà in lotta e comitati, per dar vita ad ALTERPIANA.mappa-comitati-piana

ALTERPIANA è una proposta che nasce dalle vertenze in atto nella Piana FirenzePratoPistoia in opposizione agli inceneritori esistenti e in progetto con l’annessa discarica del Cassero che ha preso fuoco lo scorso luglio con gravi danni per l’ambiente e per la salute, al nuovo aeroporto, al sottoattraversamento TAV, alla terza corsia dell’A11, alla privatizzazione dell’acqua e delle terre collettive. In contrasto quindi con l’insieme delle molteplici nocività sanitarie e sociali che mettono quotidianamente in crisi la Piana FIPOPT e in pericolo la salute degli abitanti e di chi nella Piana lavora.

ALTERPIANA non è e non vuole essere un coordinamento politico o tecnico delle vertenze e delle lotte. Lotte che peraltro si sono configurate, in molti casi e non da oggi, come conflitti progettuali producendo, a partire da sacrosanti NO a difesa della salute e del territorio, proposte alternative e alimentando resistenze che provano a costituire un futuro altro della Piana FIPOPT in difesa della propria esistenza e dell’ambiente comune.

NO alle nocività e alle devastazioni – SI’ al prioritario diritto alla salute: fermare la costruzione dell’inceneritore a Case Passerini, chiudere gli inceneritori di Montale e di Baciacavallo e la discarica del Cassero.  Realizzare nella Piana  centri per il riciclaggio e per  il riutilizzo dei materiali, dando vita a una economia circolare e a nuova  occupazione, nel solco della  strategia Rifiuti Zero connessa con la scelta Combustione Zero;

Relazioni salute-lavoro-territorio: diritti, possibilità di decidere di lavoratrici/lavoratori dentro e fuori i luoghi di lavoro (realtà industriali, commercio, logistica, piccole-medie aziende artigiane – precarietà, infortuni, lavorazioni nocive, lavoro nero…);

Dare concretezza al Parco della Piana, estendendolo fino a Pistoia, quale motore di tutela e di nuova agricoltura contadina;
Nuovo ruolo sociale dell’Università e suo rapporto con il territorio e con i bisogni degli abitanti;

Proposte per un diverso assetto della mobilità pubblica basato sullo sviluppo della rete ferroviaria nell’area metropolitana Firenze-Prato-Pistoia (vedi progetto alternativo elaborato dal “comitato No tunnel Tav di Firenze” e dal gruppo tecnico dell’Università) in alternativa al modello di nuove autostrade, alla continua crescita del traffico autostradale (progetto non realizzato della Bretella Prato-Signa e la terza corsia A11) ed alla logica delle grandi opere quali nuovo aeroporto di Firenze, sottopasso alta velocità di Firenze e progetti di nuove tramvie per Sesto e per Campi;

Riutilizzo del patrimonio edificato ed abitativo esistente – pubblico e privato – con programmi di autorecupero, per dare una risposta al bisogno casa, alla necessità di luoghi di aggregazione e di autoproduzione di cultura dal basso;

Allargamento  del concetto e delle pratiche dei beni e dei luoghi  comuni  di uso sociale, a partire dall’esperienza del movimento per l’ acqua bene comune, dalle esperienze delle Aree protette umide (WWF), dalle pratiche di rimessa in vita del patrimonio pubblico  con finalità collettive : Movimento di lotta per la casa,  Mondeggi, orti collettivi.

ALTERPIANA vuole diventare un servizio di mutuo appoggio, di conoscenza e di inchiesta, anche per costituire insieme un’altra Piana dove gli abitanti attuali e a venire con i loro problemi, le loro conoscenze, i loro desideri  possano dotarsi degli  strumenti per  poter decidere cosa  fare sul proprio territorio  inteso come ambiente comune, nuovo demanio collettivo. Come luogo comune.

Proponiamo due ambiti relazionali di ricerca ed azione, che proveremo a precisare e che saranno rielaborati o cambiati nei nostri incontri dalle proposte di tutte le realtà e dei singoli :

1) Configurazione collettiva di Alterpiana per ricostruire nuove condizioni per la Vita delle Persone e delle Comunità entro un Ambiente anch’esso vivente sulla base della sua stessa struttura ecologica;

2) Per poter decidere come abitanti, è venuto probabilmente  il momento di scrivere insieme collettivamente  una CARTA di ALTERPIANA, una sorta di atto costitutivo aperto e in evoluzione che, partendo dalle resistenze  e dai “conflitti progettuali” che animano la Piana, inneschi processi di riappropriazione del territorio, fissi  relazioni sociali, opere da bloccare, azioni e progetti da fare, modalità di usare il territorio per l’ utilità sociale collettiva, come un luogo comune differenziato al proprio interno in una molteplicità di beni e di luoghi.

  1. Alterpiana come ambiente di vita relazionale

La Piana FirenzePratoPistoia è stata pensata e vissuta, ma anche studiata e progettata – e conseguentemente per larga parte squilibrata e distrutta – come un terreno piano dai limiti incerti, spesso concepito come un “piano di appoggio” dove si può fare di tutto: in particolare dove si può fare quello che non si può fare altrove.

alterpiana-mano-2Proviamo invece a vedere la Piana nel suo contesto geografico e, per così dire, in maniera “tridimensionale”: vediamo che essa si presenta come il fondo di una conca, come l’interno di un ampio bacino, dove confluiscono tutte le acque, dove tutto si tiene. In maniera figurata potremmo vedere la Piana ed il suo contesto come il palmo di una mano con le dita raccolte ed alzate all’intorno, e si potrebbe completare il paragone con  i nomi delle colline e delle montagne sulle dita convergenti (M. Morello, Calvana, Montagna Pistoiese, Monte Albano, Fiesole e i Poggi di Firenze), con le città poste all’attacco delle dita, con il bordo esterno che rimanda  alle colline da Bagno a Ripoli fino a Lastra a Signa e infine con al centro il compluvio del palmo della mano: la Piana FIPOPT, appunto.

Questa immagine ci dice chiaramente di come la cattiva gestione o peggio l’annullamento e la distruzione del fondo del bacino, oltre ad essere fenomeni dannosi in sé, sarebbero anche tali da fare saltare il sistema complessivo, annullando l’intera condizione di sopravvivenza per gli abitanti della Mano. Per arrivare infine ad una visione cruenta: l’aeroporto come distruzione totale del palmo e della intera mano, (come chiodo di una crocifissione della mano e di tutta la nostra esistenza). Producendo così un ambiente di Morte.
La Mano si presta anche alla possibilità offerta a ciascuno di noi di partecipare direttamente alla sua rinascita, proponendo ciascuno propri contributi con approcci ed idee volte ad una rivitalizzazione della Piana sia puntuale che complessiva.

Ma come si può fare?

In questo modo si possono attivare contemporaneamente, senza bisogno di un Piano rigido,  molteplici azioni e strategie, anche apparentemente contrastanti,  per esempio partendo sia  dal “palmo” che  dalle “dita” della Mano, ovvero traversando l’intero bacino o sostando in luoghi preferiti,  promuovendo e arricchendo con interventi e azioni creative ma anche  riequilibrando luoghi compromessi o anche eliminando strutture dannose, iniziando comunque a “fare” e  a “sperimentare” sviluppando così sulla Piana, partecipativamente, sia la Ricerca che l’Azione, che il “progetto”, con modalità sia  ecologiche che economiche.

Progressivamentepaul-klee  questo processo, che vuole essere partecipato e sperimentale, ci porterà a tessere sulla Piana una trama di interventi, di segni, di intenzioni: dal cibo sano e remunerativo, al verde, ai servizi essenziali, alla prevenzione, alla salute, al gioco, all’educazione diretta, alla creatività, e a tutti quei  contributi che potranno emergere dalle pratiche sociali ed ecologiche che si saranno promosse, fino a organizzare sul territorio una Trama di Orientamenti e di Desideri, che potrà essere alla base  del nuovo Ambiente di Vita. Ambiente di Vita come insieme  dei Luoghi e delle Condizioni complessive della Vita (contemporanea) delle Persone e delle Comunità che vi fanno riferimento,  proprio come ambiti del vivente, ma insieme con tutta la complessità attuale dell’idea e della struttura della vita stessa, colta nel suo  divenire, ed ancora insieme con la vita delle persone e delle società e comunità umane che  praticano quel contesto e quell’ecosistema.  Un Ambiente di Vita che, se consapevolmente vissuto e socialmente percepito (come dice la Convenzione Europea del Paesaggio) diverrà il Nuovo Paesaggio della Piana e dell’intero “sistema della Mano” per la Piana che vogliamo.

  1. La Carta di Alterpiana per un processo di riappropriazione da parte degli abitanti (alcuni primi spunti)

Per i beni e i luoghi pubblici è immanente l’interesse collettivo. Questo sia perché è la comunità il soggetto che dei beni e dei luoghi pubblici si appropria e ne ha titolo di appartenenza, sia perché essi costituiscono nel loro insieme il territorio inteso, anche dalla Costituzione repubblicana, come luogo/ambiente di vita comune.

La salvezza della vita e del territorio è oggi il compito prioritario della comunità umana, in conseguenza di processi economici distruttivi e alteranti prodotti dal modo di vita capitalistico e della situazione di precarietà ecologica e sociale dominante. L’autoconservazione individuale e collettiva è il prerequisito di qualsiasi patto sociale, e anche alla base di quella biopolitica proposta dal liberalismo come governo/controllo degli esseri umani, peraltro continuamente rinnegata dato l’inevitabile prevalere, in esso, delle ragioni del denaro e del mercato. Ed è, l’autoconservazione, alla base della  nostra Costituzione dove, ad esempio, la salute non è soltanto un diritto individuale, ma un interesse della collettività (art. 32). L’ ancoraggio alla funzione pubblica delle due forme di proprietà – pubblica e privata, avendo la Costituzione “dimenticato” quella collettiva vigente – ne rileva la dimensione comune (artt. 41, 42, 43, 44, 45, 46). Ed è proprio l’uso e la gestione dei beni e dei luoghi collettivi che vanno posti in primo piano. In questa rinnovata dimensione di vigenza delle demanialità civiche oggetto dei nostri conflitti progettuali, possiamo provare a scrivere alcuni punti irrinunciabili per la costituzione di Luoghi comuni nella Piana FIPOPT e di economie virtuose del riutilizzo e della conservazione dinamica.

* Costituzione di alcuni LUOGHI COMUNI quali Ambiti Relazionali di Demanio Civico su cui sperimentare forme di uso collettivo e autogestito: per esempio: insediamento presidio e ambiti contermini; aree umide della piana; boschi contadini ecosistemici; fiumi e torrenti, fossi; alcune aree con edifici dismessi; orti collettivi/comuni;

* Proposta di riruralizzazione del territorio libero contro la deruralizzazione, una  riruralizzazione rispettosa dell’ autoconsapevolezza e della geografia mentale di ciascuno e della collettività.

*Bonifiche delle aree contaminate

*Dovere/diritto per gli abitanti della piana a sopralluoghi e escursioni conoscitive nella piana.

codice-di-madrid-ii-22v-23r-studi-per-la-deviazione-dellarno Leonardo da Vinci, Codice di Madrid II, studi per la deviazione dell’Arno

 

*Alterpiana

 

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