La sentenza del Tribunale Permanente dei Popoli portata dentro il Parlamento Europeo dai movimenti in lotta contro le grandi opere

A Strasburgo, a consegnare la sentenza del Tribunale Permanente dei Popoli su “Diritti fondamentali, partecipazione delle comunità locali e grandi opere”, c’era anche una delegazione del Comitato No Tunnel TAV di Firenze.

Il momento era importante e il gesto pieno di significati.

Gruppi da ogni parte d’Europa sono arrivati a Strasburgo, invitati da alcuni parlamentari, e sono entrati ad occupare quei luoghi dove di solito i cittadini non entrano: dal Regno Unito, dalla Spagna, dalla Germania, dalla Romania, dalla Grecia, dalla Slovenia, dalla Francia, dall’Italia.

dsc_0892È stato consegnato il testo della sentenza che l’ex Tribunale Russell – quello che ha denunciato la violazione dei diritti umani ovunque nel mondo – ha emesso dopo lunghe indagini e dopo tre giorni di testimonianze da ogni parte d’Europa, dal 5 all’8 novembre 2015.

La sentenza è nata dalla richiesta del movimento No TAV della Val Susa che da troppi anni si vede imposto un progetto dannoso ed inutile, che assiste alla occupazione del proprio territorio da polizia, guardia di finanza, carabinieri, addirittura esercito; dove il diritto a potersi muovere nel proprio territorio è limitato, dove ogni forma di protesta può essere considerata un atto di terrorismo, dove una persecuzione sistematica e capillare degli attivisti e degli abitanti ha raggiunto livelli altissimi.

Il Tribunale, però, ha voluto vedere dentro il vasto problema delle “grandi opere inutili e imposte” anche altrove in Italia e in Europa, memore delle dinamiche che l’imposizione delle grandi infrastrutture ha avuto nella storia dei paesi colonizzati quale strumento di rapina di risorse, impoverimento delle comunità, negazione dei diritti.

La sentenza che condanna questo drammatico problema è la prima del Tribunale Permanente dei Popoli che riguardi l’Europa e l’Unione Europea. Da qui il suo forte valore simbolico e il segno che questa zona del mondo, che si pretende “culla di civiltà”, ha molti, troppi problemi di democrazia e di garanzia dei diritti.

La giornata di incontro tra “cittadini” e “cittadine” con i membri del Parlamento Europeo è stata preparata con pazienza e tenacia perchè non ha trovato una immediata disponibilità; la mediazione non è stata semplice, molti parlamentari si sono sentiti invasi da queste persone che pretendevano dir loro che questa Unione Europea non rispetta i diritti e ha gravi carenze democratiche. In un primo momento si voleva imporre non una consegna ufficiale del documento, ma un generico convegno sul tema delle grandi opere. Alla fine ha vinto il buon senso, ma il segnale di distacco e distanza tra eletti ed elettori è stato forte.

La cerimonia è stata preceduta da un minuto di silenzio in ricordo di Rémi Fraisse, l’attivista francese ucciso dalla polizia francese a Lisle-sur-Tarn il 26 ottobre 2014 mentre presidiava la ZAD de Testet per impedire la costruzione della diga di Sivens. In seguito diversi interventi di attivisti hanno spiegato il significato della sentenza e il problema caratterizzato dalle grandi opere inutili.

L’impressione di coralità venuta dalla presenza di tanti militanti da ogni parte del continente ha dato la netta sensazione che il problema delle opere inutili non è assolutamente legato a questioni locali, ma è un problema politico ed economico molto forte, segno di una crisi sistemica globale.

Il ritorno a Firenze ha trovato un surreale dibattito sul sottoattraversamento TAV dove si sognano tunnel fantasiosi, si spostano qua e là stazioni fantasma, dove i cittadini sono meticolosamente ignorati dai partiti di maggioranza; una deprimente conferma che il problema delle grandi opere è un cancro che attanaglia anche la nostra città.