Permesso di soggiorno umanitario e dignità: la battaglia per i diritti passa dalla consapevolezza e dall’unione

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Dal 2000 il 18 dicembre è la Giornata Internazionale dedicata ai Migranti. È stato scelto questo giorno perchè il 18 dicembre del 1990 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha adottato la Convenzione Internazionale per la tutela dei diritti di tutti i lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie.

L’USB ha indetto una manifestazione a Firenze che il 17 dicembre partirà da Piazza SS. Annunziata per arrivare a Piazza Bambini di Beslan, dove si terrà un’assemblea pubblica per dare voce alle persone che vivono nei centri di accoglienza e che ogni giorno lottano per veder riconosciuti anche i diritti più basilari: ‘Vogliamo ricordare la Giornata dei Migranti con la testimonianza di persone che vivono vite sospese’ spiega Aboubakar Soumahoro, membro dell’esecutivo USB e portavoce del CISPM (Coalizione internazionale dei Sans Papiers, Migranti, Rifugiati e Richiedenti asilo).

Infatti chi vive in attesa di un permesso di soggiorno in un Centro di Accoglienza non può costruirsi una vita: aspetta che la Commissione territoriale per il riconoscimento della protezione internazionale valuti la sua richiesta e la accetti o la respinga. Fino all’avvenuta valutazione, non può decidere del proprio futuro perchè non ne è padrone: non può muoversi dal paese in cui ha fatto la domanda, non può ricongiungersi con i familiari, e c’è la possibilità che diventi un clandestino o che sia rispedito nel paese da cui è scappato. Possibilità concreta, perchè, spiega ancora Aboubakar Soumahoro, ‘Su 10 richieste, 9 vengono respinte. Ma questa è una volontà politica, che rispecchia gli accordi interni che regolano il flusso migratorio in Europa [gli accordi di Dublino, l’ultimo, Dublino 3, è entrato in vigore nel 2013] e quelli con Malta e la Turchia, che prevedono delle vere e proprie deportazioni forzate’.migranti

Decine di migliaia di persone affrontano viaggi che durano mesi; a volte attraversano con mezzi di fortuna un deserto di sabbia, prima di attraversare quello di acqua; vedono morire compagni di viaggio, amici, parenti, per arrivare in una terra straniera che si presenta spesso ostile, combattono con una burocrazia incomprensibile e lunga, che pone ancora ostacoli, come se non fossero bastati quelli che li hanno spinti a lasciare la loro terra.

‘Certe volte di fronte all’umiliazione che viviamo, penso che era meglio restare in mare’ , si conclude così l’intervento di un uomo di circa quarant’anni, durante l’assemblea fiorentina organizzata dall’USB il 20 novembre scorso per ascoltare la voce dei richiedenti asilo e che si è conclusa con la decisione di organizzare la manifestazione del 17 dicembre.

Assemblea da cui viene fuori, oltre il disagio anche l’esigenza di unirsi per cercare di affrontare insieme le mille difficoltà che allontanano chi vive la condizione di profugo da una vita dignitosa. Si delinea la necessità di costruire un percorso lungo che serva non solo a chi si trova in questo momento a vivere queste difficoltà, ma che costruisca il futuro, che crei buone pratiche per chi ancora deve arrivare da luoghi che – concetto usurato ma che è sempre giusto ricordare – sono invivibili a causa di equilibri mondiali che riguardano tutti, perchè il flusso migratorio è direttamente proporzionale alle guerre e alle depredazioni di territori operate anche dai paesi che poi chiudono le porte a chi fugge da miseria e povertà.migranti2

Questa manifestazione è il frutto di una presa di coscienza da parte dei profughi rispetto alla propria condizione materiale e una denuncia rispetto ad un sistema che si arricchisce sulla pelle di chi si trova in difficoltà. La storia dei 35 euro al giorno che ogni migrante avrebbe direttamente nelle proprie tasche per vivere, storia che alimenta la guerra tra poveri e che viene strumentalizzata da politici che basano il proprio consenso elettorale su odio razziale e divisioni, oltre ad essere falsa nasconde anche il sistema di affari e di denaro costruito sulla pelle dei migranti, che naturalmente non hanno 35 euro al giorno, ma ne hanno 2,50 in forma di pocket money.

Il resto dei soldi pubblici destinati a quelle che dovrebbero essere politiche di accoglienza finisce nelle casse delle cooperative. Altro soggetto sfruttato di questo gioco che costa centinaia di milioni di euro di finanziamenti europei, è rappresentato dai lavoratori del settore, che vivono, come la maggior parte di chi lavora nei sistemi di appalti pubblici, una condizione di precarietà lavorativa. Ed ecco una interessante sfida sindacale: riuscire ad unire le lotte di questi due soggetti, profughi e lavoratori del settore, entrambi sfruttati che purtroppo difficilmente riescono a solidarizzare ed unire le proprie lotte.

L’USB si impegna da anni nel settore migrazione, cercando di fornire un’alternativa che sia diversa da quella assistenzialista e che segua un percorso di lotta per il riconoscimento dei diritti, ma anche un percorso di integrazione nel mondo del lavoro, dove molto spesso gli stranieri vengono sfruttati: ‘Legare il permesso di soggiorno al lavoro – spiega Aboubakar Soumahoro – crea un vincolo con il posto di lavoro per il migrante che può trasformarsi in forma di ricatto: il datore di lavoro sa che quella persona oltre il lavoro perderebbe il permesso di soggiorno e sarebbe espulso. È per questo che noi chiediamo un permesso di soggiorno umanitario per tutti. Affinchè la necessità del lavoro non diventi un’ulteriore gabbia in cui chiudere queste persone’.

Gabbia in cui sono state rinchiuse delle persone che hanno una dignità inferiore rispetto al resto della popolazione: il migrante vive una marginalità lavorativa e sociale: l’USB denuncia che a parità di mansioni un migrante viene pagato meno di un lavoratore italiano, questo proprio perchè è in una condizione di ricattabilità ancora maggiore rispetto ad un altro lavoratore.

migranti3La politica nazionale e anche quella europea non si sono dimostrate all’altezza di gestire i flussi migratori: i migliaia di morti in mare e ai confini lo dimostrano. E d’altra parte anche la spettacolarizzazione di questo flusso migratorio da parte dei media, l’allarmismo con cui facilmente si parla di invasione, il peso mediatico degli episodi di intolleranza e odio razziale sono tutti argomenti utilizzati più come bacino di audience che non per costruire un percorso per gettare le basi di una società multietnica.

Come ha scritto Massimo Cirri qualche tempo fa in una bellissima riflessione sul flusso migratorio albanese per creare integrazione è necessario poter andare e venire in mare, senza morire, aprire e non chiudere le frontiere. E – si potrebbe aggiungere – trattare tutti i lavoratori in maniera uguale, non a seconda del loro colore di pelle o del permesso di soggiorno. Per questo è importante un impegno concreto dei sindacati, che uniscano i lavoratori, laddove è interesse superiore mantenere divisioni ed odio.

La manifestazione del 17 dicembre è un momento importante e lo sarà ancora di più se questo messaggio arriverà a quante più persone è possibile: per questo motivo l’USB ha scelto di aprire questa manifestazione al supporto delle realtà territoriali sensibili al tema, proprio perchè parlare di dignità e diritti dei richiedenti asilo è qualcosa che riguarda tutta la società.

*Erica Massa

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4 commenti su “Permesso di soggiorno umanitario e dignità: la battaglia per i diritti passa dalla consapevolezza e dall’unione”

  1. erica massa,questi migranti,come lei li definisce,in realta’ sono veri e propri clandestini,nessuno li ha mai obbligati a tanti sacrifici e ad affrontare traversate rischiose nel deserto di sabbia e di mare,qualche volta bisognerebbe anche ricordare i danni,e non sono pochi,che fanno questi “poveri”migranti,io dico clandestini,quanti di questi migranti clandestini stanno in italia a spacciare droga,a stuprare,a rubare,ubriachi fradici per strada arrecando fastidio ai passanti,alcuni sono veri e propri terroristi o fiancheggiatori di terroristi,odiano la nostra cultura,religione,cucina,storia,percepiscono dei soldi,senza fare un c……..,anche solo 2,50 euro al giorno,non vedo che diritto hanno di percepirli,2,50 euro al giorno per una sola persona sono 75,00 euro al mese,ma moltiplicate per decine di migliaia fanno una cifra considerevole,se un italiano va a rubare o spaccia droga e’ un delinquente,se delinque un migrante clandestino lo fa per necessita’,non mi meraviglierei se lei non denunciasse un migrante clandestino che l’ha derubata,e sono certo che non sarebbe cosi’ generosa se fosse vittima di un furto da parte di un’italiano,la verita’ e’ che questa gente non e’ mai stata ne invitata ne obbligata a venire in italia,l’italia e’ invasa da questa gente anche a causa di tante persone come lei che addirittura difendono i “diritti?” di questa gente,ma lei ci starebbe tanto male in un’italia sgombra da musulmani,zingari,rom,africani?

    1. Ornella De Zordo

      più che migranti sono profughi, profughi di guerra che scappano da paesi dove l’Occidente, cioè noi, ha creato situazioni di conflitto in molti modi…molte le cose che si potrebbero scrivere a riguardo ma certo nessuno pensa di convincere chi scrive le cose che ha scritto lei, signor Leonetti…una bella prova di razzismo e di ignoranza insieme, non c’è che dire.

    2. Gilberto Pierazzuoli

      Razzismo gratuito: i non aventi diritto secondo il commento di Carlo: mussulmani, zingari, rom, africani, in base a quale logica? Sono nato in Italia da genitori sposatisi e viventi in Africa (colonie del periodo fascista) e quindi provenienti dall’Africa stessa. Potrei essere mussulmano o buddista. Come mi devo considerare? Elencare zingari e rom è un rafforzativo o una confusione sulle etnie?

    3. Carlo, ho pensato a lungo se rispondere o meno al suo commento. Di solito i discorsi che hanno come fulcro il ‘noi’ e ‘loro’ sono così lontani dal mio spirito che trovo difficile anche un approccio alla questione: siamo su due pianeti diversi, insomma. Lei mi chiede se starei male in un’italia senza musulmani, zingari, rom, africani e io le rispondo che starei benissimo in un’italia multietnica e dove non ci siano cittadini di serie A e serie B, dove ci sia spazio per tutti, ma non per i razzisti e per chi crede che la dignità non sia un diritto di tutti, ma qualcosa da dispensare a seconda della nascita e\o del colore della pelle. Lei mi accusa che preferirei denunciare un italiano che delinque e non un clandestino e io invece lotto per una società più giusta ed equa, dove non sia necessario delinquere per vivere. Avevo pensato di non risponderle. Tuttavia stanotte in un cei è morta Sandrine Bakayoko, una giovane donna ivoriana che ha lasciato il suo paese per venire a morire qui, in un posto lontano migliaia di chilometri dalla sua casa e dai suoi affetti, dove forse sperava di potersi costruire un futuro che nel suo paese le era negato: crede sia una cosa tanto strana? Non morire a 25 anni, che è cosa strana e ingiusta, intendo allontanarsi dalla propria terra di origine. Non lo è: gli uomini si spostano, migrano, si muovono. Da sempre. E lo fanno per tanti motivi. Molte delle persone che sono qui in Italia fuggono da guerre, da miseria da situazioni spesso generate da politiche internazionali inique ed è un dovere per i paesi occidentali, che si sono arricchiti con politiche colonialiste di rapina, come minimo accogliere, integrare e creare le basi per una società multiculturale. Io credo che da oggi il volto dell’integrazione in Italia è quello di Sandrine, per ricordare a tutti noi che abbiamo tanto da fare e tanto da migliorare. Si dovrebbe iniziare con l’educazione civica alla multiculturalità: sono convinta che sarebbe utile per evitare commenti razzisti come il suo.

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