Con il “Capostrada” tornano le ronde a Firenze: a sostenerle perbenisti e amministrazione

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La chiamano Ronda 2.0. Non è un taxi, è un modello di gestione della sicurezza cittadina che sta prendendo piede in varie città italiane. A promuoverla sono alcuni comitati di cittadini spalleggiati dalle amministrazioni, o viceversa.

La ronda postmoderna si fa così: una signora si affaccia alla finestra, nota una persona malvestita o scura di pelle ferma a un angolo e subito il volto le si illumina di azzurro: la tenue luce del cellulare ci dice che si è connessa su Whatsapp e sta diramando la notizia. Decine di residenti in tutta la strada rispondono con commenti allarmati o salaci, finché la cosa non passa il vaglio del Capostrada che invia una segnalazione alle forze dell’ordine. Per Firenze lo ha annunciato trionfalmente La Nazione lo scorso 18 aprile: “E ogni strada avrà un Capo“.

Da questo momento i residenti collegati sanno che devono solo attendere l’arrivo di una pattuglia. La pattuglia arriva e a volte riparte senza angariare più di tanto il malcapitato che ha l’unica colpa di essere povero.

Per chi ha esperienza di vita o guarda un po’ di televisione è scontato che esistano ampi margini di tolleranza nella gestione dell’ordine pubblico in una grande città, ma i residenti non se ne danno per vinti perché qualcuno li ha affascinati con vuoti discorsi sulla tolleranza-zero, così quando la pattuglia riparte lasciandoli soli, la loro delusione va al di là del bene e del male e il loro risentimento piove ugualmente dai palazzi sui giusti e sugli ingiusti.

Il malcapitato ormai è segnato a dito dovunque vada.

Chi si accosterà a lui per qualunque ragione (chiedere un’informazione, salutare un conoscente, cambiare una banconota o farsi accendere una sigaretta) visto dall’alto sembrerà sospetto e sarà associato a lui negli annali del gruppo Whatsapp e identificato sempre come “L’amico di quello lì”. Chi si affaccerà ala finestra, d’ora in avanti, lo farà solo per vedere se sotto ci sono quelli lì.

Un assessore della mia città ha ribattezzato questo enorme spreco di energie “vigilanza partecipata”.

La vigilanza partecipata che piace alla giunta fiorentina si sperimenta da più di un anno in una strada di lusso che costeggia il fiume. La lunghezza della via ha imposto ai rondisti uno sforzo organizzativo di cui vanno molto fieri: la strada è divisa in tre parti come la Gallia di Cesare. Il primo spezzone, vigilato dalla signora di cui si diceva, è limitato a destra dalla cervicale dell’anziana residente: prima che insorga il torcicollo, un altro residente posizionato alla sua destra le dà il cambio e quando anche lui comincia ad accusare qualche dolorino passa il testimone all’inquilino di sinistra, che gode di una vista più agevole.

Questi tre volontari raccolgono anche le segnalazioni di altri residenti e le conferiscono al Capostrada.

Nel modello di vigilanza partecipata che vogliono far passare, è questa la figura chiave.

In omaggio al Principio del Capo (leggasi in tedesco con marcato accento austriaco), tutto ciò che c’è deve obbedire al volere di uno solo, così nelle istituzioni come nel volontariato. 

Questa idea balorda, reintrodotta da noi dai segauci di un segretario di partito che fu capo scout e poi sindaco e premier, si è rivelata ancora una volta perdente, ma sappiamo bene che al risentito non interessa migliorare, gli interessa sfogarsi. Il Capostrada permette di sfogarsi: raccoglie gli sfoghi dei residenti culturalmente meno attrezzati di fronte all’immigrazione e alla crisi, che assistono con costernazione al cambiamento della “loro” strada.

Avendo facilità di parola e conoscenze altolocate, il Capostrada-tribuno fa sentire la voce dei residenti negli ambienti che contano, recitando di volta in volta la parte della critica costruttiva o dell’opposizione dura e pura, a seconda della platea che si trova ad arringare. Nella mia città il Capostrada più noto aveva già una sua visibilità prima di essere eletto al’ambita carica dal comitato in questione. Inutile dire che si tratta di una persona abbiente che possiede un’azienda connessa la turismo cittadino.

Chi sperava che l’uomo della provvidenza avrebbe riequilibrato la disparità di forze tra abitanti, amministratori e speculatori, avrà perciò l’amara sorpresa di ritrovarsi sottomesso al controllo di chi con i poteri forti è sempre andato a braccetto. Del resto, non accadeva diversamente quando la sorveglianza dei cittadini era affidata a professionisti anziché a volontari: non si è mai sentito dire che le capo-pianerottolo dei paesi dell’est o le portiere salazariste abbiano favorito la tranquillità delle persone e la solidarietà tra gli inquilini, mi risulta anzi il contrario: in quell’universo kafkiano un’eco metallica raffreddava il buongiorno e la buonasera e far visita a un amico diventava un’ammissione di colpa.

A queste figure del passato più grigio somiglia il nostro Capostrada. Da dove arriva? Chi lo ha inventato? Fino ad ora erano naufragati tutti i tentativi di organizzare ronde, milizie private e reti di spie tra i residenti, un progetto del genere era anzi costato la carica e la carriera ad alcuni volti noti della politica cittadina. 

Cosa è cambiato? Tutto e nulla.

I crimini non sono aumentati, secondo ripetute ammissioni delle forze dell’ordine; l’immigrazione, che non è un crimine, non è cominciata adesso e non finirà domani; la guerra non è scoppiata adesso; i mendicanti ci sono sempre stati… Forse è cambiato il rapporto dei proprietari con i loro beni e la crisi può aver reso diffidenti quelli lungimiranti e meschini quelli che erano già spilorci, ma questa è una ipotesi, non una notizia da dare in prima pagina. D’altra parte sono aumentati anche coloro che aprono una mensa, che prestano i libri, chi risistemano i giardini…ma le cronache locali non rendono conto di questa realtà complessa e contraddittoria, invece si adoperano per pompare l’ansia e allarmare la popolazione con titoloni a effetto, come quelli che in questi giorni reclamizzano la “vigilanza partecipata”.

Sui moventi di queste campagne stampa si possono fare mille congetture, certo è che il Capostrada e le ronde 2.0 vanno a saldarsi con la legge sull’uccisione dei ladri e i decreti Minniti-Orlando che favoriscono la sbrigativa eliminazione di quanti sciupano una strada, o la sua bella immagine. Il Capostrada non risolverà i problemi della gente (e chi glielo ha chiesto?) ma potrà allontanare chi non ha il costume adatto dal set in cui si girano gli spot pubblicitari della Città Vetrina.

*Massimo De Micco

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Massimo De Micco

Massimo de Micco, 1972, fiorentino, essendo cresciuto negli anni Ottanta e Novanta si ritrova una formazione psicologica, una partita iva e una ricca e variegata esperienza professionale nel campo della formazione, ma è anche illustratore,fumettista e cartoonist. Ha partecipato a iniziative culturali, sociali e politiche di varia natura, a condizione che fossero libere, solidali e auto-organizzate, dagli Studenti di Sinistra a Kykeion, da Violetta van Gogh a Black Notes, da Fuoribinario a Radio Cora. E' tra i fondatori del gruppo Palazzuolo Strada Aperta che ha dato vita in questi anni alla Book Bike e si appresta ad aprire a Firenze la Biblioteca Riccardo Torregiani.

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4 commenti su “Con il “Capostrada” tornano le ronde a Firenze: a sostenerle perbenisti e amministrazione”

  1. Mi sembra di essere a Cuba. Il Capostrada da me sarebbe il Comitè de Defensa de la Revolucion (CDR)..Si sceglie una casa ogni 100m e una persona che sarà il.Presidente.quella persona dovrà sapere e controllare tutto quanto accade e dare informazione alla polizia.dovrebbe organizare delle feste..quasi sempre con fini politici..assembla con il vicinato dove ognuno dovrebbe dire i problemi che ci sono (peccato che se dici un problema subito vai segnalato come un “contrarrevolucionario)allora meglio stare zitto tanto non risolvono mai niente.si dovrebbe organizare pulizie strada tra i vicini (volontariato)e le ronde notturne..anche raccogliere del denaro che dobbiamo dare come contributo allo stato..in tanti hanno un po paura di questo Capostrada perché per campare bisogna sempre fare qualcosa forse non disonesto ma illecito..o tante.volte questo Capostrada chiude un occhio o le combina anche lui..visto che anche lui deve mangiare..comunque ogni paese con le sue caratteristiche alla fine trova il modo di “creare” queste figure con la scusa di aiutare i cittadini ma alla fine non risolvono niente..da me sono un modo più di repressione..qui serve ad aumentare più i pregiudizi..il valutare dal apparenza..l’odio razziale e a tutto quello che ci sembra strano o non ci piace..ecc ecc… ma dove sono le forze del ordine?sta a loro tutelare noi..sta ai politici pagati strapagati….è più facile e più comodo inventarsi queste figure tanto per dire:abbiamo fatto qualcosa…ora scannatevi tra di voi.

    1. Gilberto Pierazzuoli

      se ho capito bene la feccia sarebbero i non italiani. Allora se cerchi di avere un’identità da contrapporre loro, qualcosa come la lingua, prova almeno a scrivere correttamente, si dice: “uscire di casa nostra”

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