Razzismo e violenza di stato negli USA

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Dalla #TOSCANA all’#OHIO, giustizia e verità per la famiglia di Samuel Du Bose e per tutti i morti ammazzati dal razzismo di stato!

Non è possibile morire così solo perché si ha la pelle nera. Samuel infatti non ha fatto niente, stava semplicemente guidando la sua auto quando l’agente Ray Tensing gli ha sparato alla testa.

Le telecamere di bordo e lo stesso giudice hanno incastrato Tensing, ma la giuria popolare era “stranamente” composta da dieci bianchi e solo due neri, ed ha annullato il verdetto. Perché questa è la normalità della “più grande democrazia del mondo”, dove solo nel 2016 ci sono stati più di 1300 morti ammazzati dalla polizia, senza che – nel 90% dei casi – venisse definito un colpevole. Dove, nella sola Cincinnaty, a fronte di 20 morti ammazzati, la polizia non è mai stata condannata a niente, nemmeno al pagamento di una multa. Dove non si fanno ancora i conti col proprio passato, se delle 7 icone impresse sulle banconote statunitensi, ben 4 rappresentano degli schiavisti.

Lo stesso Ray Tensing, quando ha ammazzato a sangue freddo Samuel, indossava una maglietta degli stati confederati, quelli cioè schierati contro l’abolizione della #schiavitù durante la guerra civile americana.

Solo grazie ai movimenti di solidarietà come @Black Lives Matter Black Lives Matter: Cincinnati è stato possibile riaprire il processo.

Se questa è la normalità del modello “americano”, quello che ci vendono come il migliore dei mondo possibili, noi preferiamo la pazzia che ci unisce, preferiamo continuare a sottrarre spazi e momenti di cultura e solidarietà alla barbarie che ci circonda.

Ne abbiamo parlato giovedì 1 giugno allo Spazio InKiostro con #ACAD (Associazione Contro gli Abusi in Divisa) #ReteAntirazzista , #Usb ed un rappresentante di #BlackLivesMatterCincinnati (USA), importante movimento di denuncia e di lotta contro la discriminazione razziale e la violenza poliziesca nei confronti degli afro-americani.

Ricordate la favola da Prima Repubblica sugli Stati Uniti, “la più grande democrazia del mondo”,” paladini della libertà”, etc. etc.? Oggi nessuno ci crede più. Se gli USA possono ancora attribuirsi dei primati interni, si tratta di quelli, decisamente macabri, che li vedono in cima alle classifiche per numero di omicidi commessi dalla polizia e per tasso di detenuti per abitante.

Se sei un immigrato o un nero e un povero negli USA – condizioni che spesso collimano – hai una probabilità altissima di incontrare un poliziotto nella tua vita, ed una altrettanto alta possibilità di restare ucciso.

A cosa è dovuto questo assurdo livello di repressione? E’ possibile che la discriminazione razziale si manifesti ancora oggi, nel 2017, a 152 anni dalla ratifica del XIII emendamento che ha abolito la schiavitù e sancito l’eguaglianza dei neri?

*Spazio InKiostro

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