Publiacqua, numeri disastrosi e senza appello. Fiumi di acqua andati perduti mentre le bollette lievitano

Fiumi di acqua andati irrimediabilmente perduti e costi sempre più alti che finiscono in
bolletta a danno dei cittadini. Questi i dati impietosi, scritti neri su bianco in un recente
rapporto dell’Autorità Idrica Toscana: la gestione di Publiacqua è disastrosa e adesso lo
confermano i numeri. A quando una rivoluzione gestionale della risorsa idrica, nel rispetto
dell’esito referendario?

Soprattutto dopo quest’estate, in cui politica e mass media per interi mesi hanno parlato
dei cambiamenti climatici e dell’allarme siccità. In questa situazione di emergenza grida
allo scandalo la percentuale delle perdite di acqua indicata tra il 38% ed il 39%, rispetto a
una media nazionale già elevata del 31.2%. Se 82 milioni sono stati i metricubi fatturati nel
2016, quasi 169 mln quelli prelevati, con 8 milioni prelevati da corpi idrici superficiali. Il
disavanzo è di 79 milioni. Se consideriamo il costo medio a mc di 2.78 per gli utenti di
Publiacqua, tutto ciò si traduce una perdita economica di 219 mln di euro.

Ma non è finita qui, perché alcuni metri cubi mancano all’appello. Secondo il rapporto
infatti sono 169 milioni quelli prelevati, che diventano 161 se si considera quelli che
vengono riversati. Il 38% di 161 milioni equivale a 61mln di metricubi: 18 in meno rispetto
ai 79 dichiarati. Che fine hanno fatto? Sicuramente una montagna d’acqua è andata perduta a causa di una gestione approssimativa e deficitaria che non ha saputo o voluto ammodernare una rete obsoleta,come è quella toscana: il 73% di essa è stata realizzata prima del 1975 e il 27,9% ha più
di 50 anni. Nel frattempo le bollette degli utenti di Publiacqua sono aumentate del 4%, con
una quota fissa di 49,82, a fronte di una media nazionale che è di 27,8 come quota fissa.
Per una famiglia di 5 persone la spesa annua supera i 700 euro. Se le tasche dei cittadini
piangono, gli utili della società sono floridi e ammontano a 29.879.456 di cui 18.000.000
distribuiti tra i soci.

I soldi per investire ci sono, quindi, peccato che proprio gli investimenti siano la nota
dolente, considerato che sono stati il 9% in meno di quelli previsti: sono stati oltre 72milioni
quelli effettivamente effettuati, a fronte dei 78.850.523 previsti. Rimane ancora l’incognita
dei 7,6 milioni di euro investiti per i lavori di Lungarno Torrigiani, che non si esclude di
ritrovare in bolletta nel prossimo anno. Gli investimenti lordi pianificati sono di 347 mln, di
cui il 46% riguarda manutenzioni e sostituzioni: fanno rientrare negli investimenti le
manutenzioni includendo anche quelle ordinarie come straordinarie?

Intanto la società prevede di investire circa 170milioni di euro per Acea 2.0, un sistema
informatico che segnerà la dipendenza dalla società romana. Ho presentato un’interrogazione per chiarire le numerose incognite che emergono dal rapporto, pur consapevole che il PD avvalla la gestione in ogni sua scelta limitandosi a ratificare le volontà del privato.
Gli utenti ma anche i lavoratori fanno i conti con le difficoltà e un atteggiamento
irresponsabile della società. I livelli occupazionali in questi anni sono, infatti, diminuiti e le
professionalità non valorizzati. Ad oggi Publiacqua ha 608 dipendenti di cui 4 quadri e 18
dirigenti, gli operai sono 252 e gli impiegati 305. Il costo dei quadri è quasi quattro volte
quello di un operaio, mentre quello dei dirigenti è circa il doppio.

Una situazione insostenibile per i dipendenti e soprattutto per i cittadini. Il management, la
società e la politica sono chiamati a rispondere di questi numeri drammatici che
testimoniano il fallimento di un modello gestionale. L’acqua deve tornare ad essere
pubblica e non gestita da chi lucra su quello che può essere definito “l’oro blu”.

*Miriam Amato