Italia e Libia unite da “crimini contro l’umanità” contro i migranti

Gli accordi fra i paesi europei e singoli stati africani per “combattere i trafficanti di uomini”, in realtà per esternalizzare i confini europei e fermare i flussi dei migranti, continuano a proliferare e a raffinarsi senza sosta. Ovviamente l’Italia, essendo in prima linea ed effettivamente lasciata sola dagli altri paesi europei (rifiuto di una ridistribuzione dei migranti, soprattutto da parte dei paesi del gruppo di Visegràd, negazione dei porti spagnoli e francesi per l’attracco delle navi), è particolarmente attiva in queste negoziazioni.

Già il governo Berlusconi con il suo ministro per gli interni Maroni nel 2008 ha stretto accordi con la Libia con un trattato di “amicizia, partenariato e cooperazione”. Per una somma di 200 milioni di dollari all’anno per i 20 anni seguenti la Libia avrebbe dato mano nel contrastare l’immigrazione clandestina. Oltre a fornire all’Italia maggiori quantità di gas e petrolio. Per questo accordo l’Italia è stata condannata nel 2012 dalla Commissione Europea dei Diritti dell’Uomo.

Passando dal governo Monti, che nel 2012 ha firmato un nuovo accordo sempre con gli stessi intenti, dare sostegno alla Libia per bloccare quanti cercano di lasciare l’Africa verso l’Europa, nel febbraio 2017 l’Italia ha firmato un memorandum triennale d’intesa con la Libia, o meglio dire con il primo ministro del Governo di alleanza nazionale Fayez al Sarraj, “per contrastare l’immigrazione illegale, il traffico di esseri umani e il contrabbando tra le sponde sud e nord del Mediterraneo”. L’Italia come controparte fornisce alla Libia attrezzature varie, navi, motovedette, elicotteri, telefoni radar e l’addestramento della guardia costiera libica. Nel summit informale a Malta del 3 febbraio i 28 paesi dell’UE hanno dato il loro appoggio all’accordo e sono pronti a “sostenere l’Italia nella sua attuazione”, in attesa di produrre un progetto di tutta la UE. Nell’incontro a Parigi in agosto Germania, Spagna e Francia dichiarano che intendono portare avanti il loro sostegno all’Italia, soprattutto intensificando le rilocalizzazioni e fornendo il personale necessario a Frontex e all’ufficio europeo di sostegno per l’asilo.

Contemporaneamente il governo italiano ha firmato un accordo con il presidente del Niger per rafforzare la frontiera sud della Libia. Con i soldi offerti dall’Italia il Niger, attraverso il quale passa una delle principali rotte dall’Africa occidentale, potrà istituire unità speciali di controllo delle frontiere, costruire e ristrutturare posti di frontiera e costruire nuovi centri di accoglienza per i migranti, come dice Gentiloni. Anche il Ciad era presente all’incontro di Parigi e dovrebbe creare anch’esso nuovi centri di accoglienza per migranti. Per quanto riguarda la rotta occidentale dei migranti africani si cerca semplicemente di spostare le frontiere europee verso Sud, fuori dall’Europa. Diversi attori della cooperazione, come per esempio Alex Zanotelli, si sono espressi in modo estremamente negativo su questi accordi, accostandoli a quelli con la Turchia, per cui  l’Europa spende 6 miliardi di euro, per chiudere ermeticamente le frontiere europee. Zanotelli arriva a dire: “Un giorno diranno di noi e di ciò che stiamo facendo sui migranti ciò che noi diciamo sui nazisti e sulla Shoah”.

I motivi per considerare non solo disumano, ma anche inutile l’accordo con la Libia, sono noti, presumibilmente anche ai politici che siglano tali accordi. I cosiddetti centri di raccolta in Libia, nei quali i migranti rilevati dalla guardia costiera libica nel mediterraneo vengono rimandati, sono dei veri e propri lager in cui stupro e tortura sono all’ordine del giorno, atrocità di cui ormai scrivono tutti i giornali. C’è chi parla addirittura di un traffico d’organi che partirebbe da quelle prigioni. In più la Libia non ha mai sottoscritto la Convenzione di Ginevra sul rispetto dei diritti umani. I migranti riportati in Libia dalla guardia costiera, dopo aver pagato fior di quattrini ai trafficanti libici e non solo, si ritrovano allo stato di partenza, alleggeriti di tutti i loro averi.

Il parlamento di Tobruk con il generale Haftar ha definito nullo l’accordo, mentre lo stato libico riconosciuto dalle Nazioni Unite, con cui l’Italia ha stretto l’accordo, controlla solo una parte della Libia. Il governo di Fayez al Serraj ha perso inoltre da tempo il controllo sulle prigioni, molti di questi lager sono in mano a milizie varie, la guardia costiera di solito sta dalla parte dei trafficanti. E’ emblematico che sono in corso indagini da parte della procuratrice della Corte penale internazionale nei confronti della guardia costiera libica per possibili “gravi crimini contro i diritti umani”, inclusi “crimini contro l’umanità”. Per quello che è possibile capire al momento in Libia esistono 41 milizie diverse di vario genere e ci sono 34 centri “di accoglienza” ufficiali più altri non ufficiali gestiti dalle milizie, di cui non è possibile sapere il numero. Quest’estate è stata resa nota la presenza di una nuova milizia armata della quale farebbero parte “centinaia di civili, poliziotti e militari”, che chiedono un riconoscimento politico e finanziario al governo di Tripoli. La nuova milizia, che gestisce anche alcuni centri di detenzione, bloccherebbe l’imbarco dei migranti, e sembrerebbe anche opera sua la diminuzione dell’arrivo dei migranti via mare nel periodo estivo.

Nello stesso tempo l’EU cerca di convincere le organizzazione umanitarie a gestire i campi profughi della Libia e quelli che saranno allestiti nel Niger e il Ciad. Per ora è presente effettivamente in Libia l’UNHCR con un permesso a tempo limitato, ma opera comunque da una base in Tunisia. Sembra inoltre che si occupi in Libia dei migranti di un numero limitato di paesi, come Eritrea, Etiopia, Sud Sudan, Afghanistan e che non siano inclusi tutti quei paesi dell’Africa occidentale dai quali proviene una buona parte dei presenti nei lager in Libia. Scopo dei campi dovrebbe essere quello di selezionare i migranti, dividendoli tra economici e quanti hanno “diritto” a presentare domanda d’asilo. Così non ci sarà più la possibilità per i giovani africani di lavorare, visto che i diventato difficilissimo ottenere un permesso per lavoro. “Abbiamo preso atto – ha assicurato Macron – di poter avere un trattamento umanitario all’altezza delle nostre aspettative”. Se lo dice lui, visto che la Francia è così poco interessata ai suoi affari economici nelle ex colonie africane…

In effetti, rispetto al periodo gennaio-ottobre del 2016 quest’anno l’arrivo di migranti che partono dalla Libia è diminuito del 30%, secondo il Viminale. Le vittime annegate in mare però, rispetto a quelli che arrivano vivi, sono aumentati. Quanti muoiono poi nei lager libici non è dato di sapere. Stanno cambiando anche le rotte di migrazione interafricane, sempre più pericolose, e anche qui non è possibile sapere quante persone muoiono durante la traversata del deserto. Infine aumentano di nuovo i migranti che cercano di raggiungere la Grecia o la Spagna.

Un ulteriore capitolo vergognoso della faccenda migranti è il codice di condotta che il ministro degli interni italiano ha presentato a luglio per le organizzazioni non governative che soccorrono i migranti nel mediterraneo. Da qualche mese era stato espresso il sospetto, in particolare dalla procura di Trapani, che le Ong abbiano contatti con i trafficanti di esseri umani e che agiscano in combutta con loro. La procura di Trapani ha utilizzato fra l’altro dati di Frontex, ma anche la Fondazione olandese Gefira e addirittura il governo inglese hanno espresso accuse dello stesso tenore. Chiaramente queste illazioni hanno portato ad un discredito generalizzato delle Ong che intervengono nei salvataggi, con la chiara conseguenza di indebolirle. Sarà stato intenzionale? Il codice di condotta è stato firmato da diverse organizzazioni attive nel mediterraneo, ma alcune si sono rifiutate e hanno sospeso, almeno temporaneamente, i soccorsi. La Libia nel frattempo ha esteso molto oltre le acque libiche la sua zona SAR (search and rescue), da 12 a 70 miglia nautiche, ed ha espressamente proibito alle organizzazioni di entrare in quest’area. A tale introduzione del codice di condotta sono seguiti altri ostacoli, come sparatorie da parte della guardia costiera libica e difficoltà burocratiche per poter entrare nei porti.

Per finire vorrei raccomandare a tutti un libro su questo tema di Flore Murard-Yovanovitch: L’abisso. Piccolo mondo del disumano, ed. Stampa Alternativa.

*Margaretha Pupp