Ultime nuove su Mondeggi Bene Comune

 Neanche due mesi fa denunciavamo con un presidio sotto la sede della Città Metropolitana di Firenze l’ennesimo tentativo di vendita della tenuta di Mondeggi, concretizzatosi stavolta nella pubblicazione di un bando attraverso il quale gli eventuali compratori avrebbero potuto dichiarare formalmente il proprio interesse, presentando delle offerte di massima.

In molti (noi compresi, ovviamente) dopo questo appuntamento, a buste finalmente aperte, hanno cercato di ottenere informazioni circa l’origine e l’entità delle proposte, per poter anche solo profilare quello che sarebbe il futuro della fattoria in seguito all’alienazione. Il solito, ormai familiare, silenzio totale di Città Metropolitana e Comune di Bagno a Ripoli, trinceratisi entrambi dietro un opaco e ambiguo “segreto d’ufficio”, ha tentato di estromettere la cittadinanza non solo dall’ambito decisionale ma anche da quello puramente conoscitivo, alimentando interrogativi sull’onestà dell’operato istituzionale a questo punto decisamente motivati.

É stato grazie all’ottimo lavoro di indagine svolto dal blog QuiAntella.it, che racconta la realtà ripolese, che finalmente i nomi degli interessati sono venuti alla luce. Tralasciando le offerte di un privato cittadino e quella simbolica di Mondeggi Bene Comune, le altre tre proposte sono quelle a cui guardare con maggiore attenzione, e indicano in maniera fortemente simbolica la convergenza di interessi che investe un bene immobiliare di questa caratura. Esaminare in breve le caratteristiche dei soggetti in questione è fondamentale per comprendere la natura di questi interessi, e per capire come spesso quasi niente è come appare.

MyGroup, società di consulenza alle aziende con sede a Pontassieve, dal capitale sociale irrisorio, non si capisce quale velleità possa avere in una vicenda che richiede diversi milioni di euro per la sua chiusura. Invece salta fuori che nei suoi servizi di “consulenza” ha svolto il ruolo di partner sul territorio per la cordata italo-inglese che ha acquistato il castello di Sammezzano nel comune di Reggello, edificio storico dall’enorme valore che giace in mani private e in completo disuso da molti anni, tra l’altro con una procedura piuttosto controversa.

Bl Consulting rappresenta invece il nostrano settore immobiliare nel migliore dei modi: l’acquisto di edifici fatiscenti in location suggestive, il cambio spesso e volentieri di destinazione d’uso e la ristrutturazione lussuosa è un copione a cui Firenze e dintorni hanno assistito innumerevoli volte in passato, e che da sempre è stato buono solo e soltanto a ingrassare le tasche dello speculatore di turno.

Chianti Ruffino, a cui sembra appartenere l’offerta più accreditata, è una casa vitivinicola fondata a Pontassieve nel 1877, che possiede diverse tenute in Toscana tra cui Poggio Casciano, situata sulla collina di fronte a Mondeggi. Questa forse potrebbe apparire ad occhi ingenui come la giusta sintesi in termini di gestione del patrimonio agricolo e immobiliare, quell’ “imprenditore illuminato” del territorio a cui più volte le istituzioni hanno fatto riferimento in passato. Ebbene, il marchio Chianti Ruffino qualche anno fa è stato venduto dalla famiglia Folonari all’americana Constellation Brands, una multinazionale proprietaria di più di cento marchi nel settore degli alcolici, tra cui veri e propri colossi del settore, con affari e stabilimenti faraonici in mezzo mondo. Questo, con le sue logiche estrattiviste senza scrupoli, sarebbe il reale soggetto a cui Mondeggi potrebbe cadere in mano.

C’è da dire per onestà di cronaca che tutte e tre le offerte sembra non vadano oltre la metà del reale valore del complesso di Mondeggi (circa 15 milioni di euro secondo le stime più recenti), per cui è probabile che questi soggetti e molti altri rimangano per adesso alla finestra, in attesa dell’abbassamento della base d’asta che segue d’ufficio i bandi andati a vuoto. Ciò ovviamente invalida del tutto la giustificazione ultima dell’alienazione, a dire il vero già piuttosto traballante, dettata dalla necessità di “fare cassa”. In base a cosa si priva la collettività di un bene dalle potenzialità enormi, se poi quello che si raggranella sono cifre che per le amministrazioni pubbliche sono spiccioli? La vicenda a questo punto sembra aver assunto i connotati di un braccio di ferro politico con la cittadinanza, in cui non si è disposti a mollare perché farlo potrebbe delegittimare la stessa posizione istituzionale. Se così si configura la partita, siamo come al solito pronti a giocarla con trasparenza e sincerità: se Mondeggi fosse venduta non si avrebbe alcuna ricaduta positiva sul territorio e sulla comunità locale, alcun beneficio sociale; gli unici ad approfittarne sarebbero i soliti pescecani di taglia, e le manifestazioni di interesse stanno lì ad urlarlo. Così come colpevoli sono le istituzioni, altrettanto lo è chi specula sui territori in nome del profitto privato, e come tale è giusto venga apostrofato, denunciato pubblicamente e soprattutto boicottato nelle proprie attività commerciali.

Nel mentre, per niente lontano da tutto ciò, il bene comune Mondeggi continua per fortuna a prender forma nella sua complessità e nelle sue contraddizioni, nella potatura della vigna e nella Scuola contadina. Come al solito, invitiamo a diffondere, supportare e passare di persona.

*Mondeggi Bene Comune – Fattoria senza padroni