Mime, mimetiche e mimesi

Via dei Neri non dorme mai.
Dopo la losca e fugace apparizione di volontari in divisa che grazie a Francesca Conti abbiamo imparato a riconoscere per quel che erano, mercenari, ora è la volta della caccia al mimo.
Il mimo è figura inquietante anche quando ha la grazia lunare di Marcel Marceau, figuriamoci quando le mime sono ragazze rom.
I giornali borghesi parlano in questo caso di “false mime”, epiteto su cui converrà soffermarci dopo che avremo descritto il fenomeno.
Tre o quattro donne frequentano la strada vestite di bianco, con molto cerone in viso, i capelli raccolti in una cuffia e talvolta, mi è sembrato, le mani guantate.
Vivono di espedienti.
Il comitato della via, lo stesso che accettò la presenza dei mercenari in divisa invocandone addirittura la protezione, vuole cacciare queste donne e non passa giorno che la stampa non le additi al pubblico ludibrio.
Si addebita loro anche il furto di quache spaghetto, che se si dimostrasse avvenuto dovrebbe invece incolpare chi vi assiste perchè in un paese in cui la tassazione è al 60 per cento sui redditi bassi e infimi non è pensabile che qualcuno per mangiare sia costretto a mettersi gli spaghetti in tasca come Totò.
Chi non capisce questo, come si dice oggi, è un anafabeta funzionale.
Gli analfabeti funzionali del comitato di via dei Neri, invece che darsi alla caccia al rom, potrebbero dotarsi di una università popolare.
Dedichino più tempo a se stessi e alla propria istruzione, paghino, se credono, conferenzieri e attori. Facciano venire danzatrici e mime…
A proposito: l’epiteto “false mime” andrebbe cancellato da tutti i volantini e da tutti i giornali, ma prima di fare tabula rasa bisogna capire cosa significa, guardare dentro l’abisso.
L’espressione “falso mimo” ha in questo caso un significato manifesto che non si discosta dal vero: le ragazze si atteggiano ad attrici ma i loro proventi non vengono dal lavoro teatrale ma da come riescono a intenerire, eventualmente, a raggirare i passanti.
A ben guardare però anche questo è lavoro teatrale.
E qui si spalanca l’abisso: davvero le signore del comitato hnno paura di essere illuse dalle mime?
Credo che, micragnose come sono, non darebbero loro un centesimo nemmeno se le vedessero agonizzare, e i sa che le “morti” sono il banco di prova di un attore di prosa.
Più che altro credo che abbiano paura che la gente diserti le loro attività commerciali perché hanno paura delle mime o perché ne ricavano un certo fastidio.
Fastidio possono dare, ma se fossero semplici mendicanti sarebbero altrettanto pericolose?
Certamente no, diranno le signore dei comitati, perché la maschera confonde i turisti e ne abbassa le difese.
Eh sì signore, avete detto bene, ma come sempre non la raccontate tutta.
Non dite che queste donne malamente truccate vi rispecchiano, non per come usate i cosmetici (chi se ne frega) ma per come usate gli altri.
Anche per voi i turisti sono polli da spennare, anche a voi serve che siano confusi frastornati dalla sete e dal caldo, dalle luci e dal fritto.
Anche voi allungate le mani nelle loro tasche e mangiate i loro spaghetti, ma lo fate da borghi, escludendo il contatto fisico che non sia formalizzato da un contratto. Cinquanta sfumature di bianco…
Vedete allora come le mime vi fanno il verso alla perfezione?
E le chiamate false, sono invece artiste vere l’arte qui vine ad essere esattamente ciò che diceva Platone: MIMESIS MIMESEOS, imitazione dell’imitazione, mimo del mimo falsificazione della falsità.

*Massimo De Micco