Carcere: 3 anni di Danzamovimentoterapia nella sezione femminile di Sollicciano/1

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Antefatto
Primo giorno in Carcere, 13 gennaio 2016.
Piove fortissimo. Ho bisogno di un caffè. Per essere lucida per la nuova impresa. Oggi inizieremo il laboratorio di danzaterapia per le donne che stanno a Sollicciano. Maria, una delle mie colleghe che collaboreranno in carcere con me, è venuta a prendermi con la Bat-Mary, una scarcassata panda venticinquenne. Ci fermiamo in un bar. Enrica, l’altra collega, è in autobus. La intercettiamo. Siamo contente perché così faremo il nostro ingresso tutte e tre insieme.

Sono preoccupata, perché non so proprio come andrà. Niente è sicuro. Non so quante persone saranno e se ci saranno… Se sono state informate. Se sanno che io, Maria ed Enrica andremo per portare loro la gioia della nostra danza. L’insegnante di Thai-Chy ci ha raccontato che al suo primo incontro si è presentata una persona sola. E che adesso è arrivato a 4 allieve!

Salvatore, il Presidente di Pantagruel, l’associazione che coordina i laboratori al “fresco”, ci sta già aspettando: è sempre così puntuale! Nonostante la sua veneranda età. Quanto è caro Salvatore.
Lo troviamo all’ingresso del carcere. Gli agenti all’ingresso chiedono i miei documenti e quelli delle altre. Dicono che posso entrare solo io. E che le altre due non sono in elenco. Sbianco e faccio una delle mie espressioni con il volto: “EEEEH?! Non è possibile!”, mi sento dire. Salvatore, volontario da più di dieci anni, dice che se non entrano loro non entra neppure lui. Dopo alcune telefonate, si chiarisce la vicenda: possiamo entrare tutte. Salvatore ci guida. Ad accoglierci c’è anche il nostro educatore di riferimento. Dopo aver lasciato nell’armadietto le nostre borse, valichiamo altre 2 porte ed entriamo dentro “il femminile”. Ripetiamo per la terza volta i nostri nomi e finalmente iniziamo a salire le scale che ci portano ai reparti. La forte pioggia ha fatto allagare i corridoi e dei cartoni sono stati piazzati sopra le pozze. Ci hanno assegnato una stanza denominata Stanza dello Yoga. E’ abbastanza accogliente: alle pareti dei mandala dipinti e il pavimento e di linoleum permette la possibilità di danzare senza scarpe. Dentro ad accoglierci, Principessa, una donna cinese vestita elegantemente.

La troveremo sempre ad aspettarci, puntuale ed elegante.

Inizia così la nostra avventura 
Danzamovimentoterapia “Tempi e spazi danzati: il limite e la libertà nel luogo della negazione deltempo” rivolto alle donne detenute e a volontari/e di Sollicciano.
L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio.” (Italo Calvino)

Obiettivi del percorso formativo
Dal progetto dell’Associazione Pantagruel “Laboratori al fresco: animazione culturale in favore della popolazione carceraria fiorentina”, finanziato dal Comune di Firenze: “Dalla creatività irritata del limite alla consapevolezza della propria dignità”. Percorso danzato attraverso la risorsa vitale della creatività: una possibilità per immaginarsi e re-inventare se stesse portando suggestioni e cambiamenti all’interno della istituzione totale.

L’arte della Danza come possibilità di riflessione sul sociale e di creatività culturale per proporre un percorso progettuale rivolto a detenute e a volontarie/i. Una ricerca originale, in cui la danza diventi una sorta di territorio libero attraverso il quale ci si possa incontrare per scambiare emozioni, linguaggi e culture. La globalità dei linguaggi, delle arti visive, del teatro, delle culture , della musica e della DANZA per costruire fusioni di stili e di generi diversi. Dare così vita ad un progetto che raccolga il dramma della detenzione carceraria.
Un viaggio emozionale nell’universo carcerario dove la risorsa della Danzamovimentoterapia possa alleggerire il quotidiano fatto di chiusura in spazi piccoli e affollati dove rimbalza il bisogno di aria, di luce. E possa esaltare emozioni imprigionate nei corpi che raccontano malessere, disagio, costrizione. Il benessere fisico ed emotivo di un individuo presuppone delle condizioni che all’interno di un carcere sono negate.
La Danzamovimentoterapia può entrare nel “Contemporaneo sensibile” e contribuire a momenti di riflessione sulle grandi tematiche sociali. Attraverso la relazione con la musica, il movimento-danza, il gioco, il rilassamento, la persona si sente aperta ad esperienze che rivelano il comportamento e le potenzialità. Per esprimere processi di autenticità che dapprima riempiono vuoti e evidenziano difficoltà e limiti fino a trasformarsi in pienezza positiva e apertura. Per apprendere l’importanza gioiosa della relazione psico-corporea con la musica, la forma, il colore e il Movimento-Danza.

Risultati
• per esprimere processi di autenticità che dapprima riempiono vuoti e evidenziano difficoltà per poi trasformarsi in pienezze positive, in apertura, per raggiungere migliori condizioni e qualità della propria vita. Per apprendere l’importanza gioiosa della relazione psico-corporea con la musica, la forma, il colore, la poesia e il movimento-danza
• per relazionarsi con il proprio disagio psico-fisico e imparare a leggerlo negli altri, per trovare le chiavi giuste per affrontare la nostra diversità e quella degli altri. Una chiave per aprire la porta del positivo cambiamento . PER RI-VIVERE la propria vita e creare una idea di vita legata ad una nuova speranza legata al mondo esterno

Cos’è la Danzamovimentoterapia (DMT)?
La Danza MovimentoTerapia è una scienza rivoluzionaria perché affonda le sue radici in altre due scienze rivoluzionarie, nella psicoanalisi di Freud, Jung, Lowen, e nella danza contemporanea di Isadora duncan, Martha Graham, Pina Bausch, Maria Fux, ripropone negli attuali contesti clinico-sociali le risorse del processo creativo, della danza e del movimento per promuovere l’integrazione psicofisica, relazionale e spirituale, il benessere e la qualità della vita della persona.

Perché la DMT in carcere?
Perché nel luogo della negazione un’attività creativa permette di sentirsi parte dell’universo e diviene ponte per l’intelligenza emotiva della propria identità verso il valore della riscoperta e della resilienza.

Ed ecco che il laboratorio diventa una possibilità di recuperare se stesse e mostrarsi agli altri che vivono dentro e fuori nella forma più sublime attraverso una performance da presentare al pubblico interno ed esterno. Il desiderio di uscire dall’isolamento è divenuto un atto creativo…Un atto d’amore. Dal cammino danzato al sé ritrovato. (continua)

*Manuela Giugni, per il gruppo docente

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Manuela Giugni

insegnante di scuola per l'infanzia, è una formatrice danzaterapeuta. Lavora con chi vuol mettere a confronto il proprio essere e meticciarsi,spesso con gli/le insegnanti,le/i bambine/i. Attiva sul fronte dell'antirazzismo e sui diritti, costruisce libri per bambine/i e per raccontare i percorsi di DMT; impegnata con la compagnia Co.R.P.I e nel programma di DMT nel carcere di Sollicciano.

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