Carcere: 3 anni di Danzamovimentoterapia nella sezione femminile di Sollicciano/2

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Nei tre anni del percorso di Danzamovimentoterapia “Tempi e spazi danzati: il limite e la libertà nel luogo della negazione del tempo” rivolto alle donne detenute e a volontari/e di Sollicciano, sono state organizzate 4 performances che racchiudevano in sintesi il cammino consapevole, lungo e doloroso verso la propria consapevole libertà:
1- Il tempo danzato, 13 giugno 2016
2- Il tempo danzato, 8 marzo 2017
3- La luna nel pozzo, 16 giugno 2017
4- La svolta, ovvero Le dee vulnerabili, 14 giugno 2018

1- Il tempo danzato, 16 giugno 2016: la rabbia e la resilienza
Il Cambiamento

“La performance di danzamovimentoterapia del Progetto “il Tempo Danzato” si è tenuto in 2 turni (ore 13/15, ore 21) presso il Teatro di Sollicciano, il 16 giugno 2016.
Si tratta di un evento frutto del laboratorio di DMT, in collaborazione con Pantagruel, vissuto con le donne detenute da gennaio a giugno di quell’ anno e condotto dalle Maestre danzaterapeute Manuela Giugni, Enrica Ignesti, Maria Colangelo, con la partecipazione di Letizia Santoni.
Lo spettacolo che cerca di rappresentare le difficili esperienze di vita delle nostre ragazze (punto di partenza/ viaggio/perdita/identità) si articola in 3 Quadri danzati e recitati:
Passato: il cammino elastico
Presente: il mondo interiore
Futuro: le ali della libertà

2- 8 marzo 2017 -Ripetiamo con altre protagoniste la performance del giugno 2016

3- La luna nel pozzo 16 giugno 2017

Ideato e realizzato da Diamanta, Elena, Enrica, Erika, Manuela, Maria, Melissa e Shakira
(dal progetto dell’Associazione Pantagruel “Laboratori al fresco: animazione culturale in favore della popolazione carceraria fiorentina”, finanziato dal Comune di Firenze).
Dalla creatività irritata del limite alla consapevolezza della propria dignità.
Percorso danzato attraverso la risorsa vitale della creatività: una possibilità per immaginarsi e re-inventare se stesse portando suggestioni e cambiamenti all’interno della istituzione totale.
con Diamanta Bancuta, Maria Colangelo, Elena Cojocaro, Melissa Esposito, Enrica Ignesti, Cristea Garofita (Erika), Manuela Giugni, Maria Andrea Mitoc (Shakira).

Lo spettacolo comprende 5 quadri: La piazza, Il viaggio, Il groviglio, Il pozzo, La luna, Il gran finale.
Musiche di Nino Rota, Alan Silvestri, Goran Bregovich, Ezio Bosso, Handel, Raquel Portman, Strauss, Bogdan Artistu.
Poesie di Garcia Lorca, Wilde, Saramago,Saba, Oliver, Merini, Neruda, Ungaretti, Saffo, Proust

Perché questo titolo, La luna nel pozzo?
Volere la luna nel pozzo. Volere l’impossibile. Promettere (vedere, cercare) la luna nel pozzo è un’espressione che letteralmente vuol dire far credere che il riflesso della luna in fondo al pozzo, che pare così a portata di mano, sia veramente la luna, una sorta di illusione ottica che però si infrange non appena si cerca di tirare fuori dal pozzo la luna riflessa.

Nel 2017 siamo partite dall’esperienza dell’8 marzo cercando di valorizzare alcune conoscenze delle allieve danzatrici: il canto e la danza delle 4 donne Rom e l’abilità circense dell’unica donna italiana. Abbiamo raccolto i loro desideri infantili,  raccontato le loro storie che si svolgono spesso e s’intrecciano nelle piazze delle nostre città. Abbiamo identificato il desiderio di un buon cambiamento nella loro vita attraverso la simbologia del viaggio. Ma anche il loro perdersi nella spirale di un labirinto oscuro e minaccioso. Abbiamo raccontato la fiaba della luna che illumina, ma che può anche dare l’illusione del lieto fine.

L’attività si è conclusa con lo spettacolo La luna nel pozzo del 15 giugno (2 repliche + una replica)
Nel corso dei mesi son passate più utenti di diverse nazionalità. Alcune sono uscite prima della conclusione del lavori. A fine corso erano presenti 4 donne Rom-rumene e 1 italiana.
Problemi:
– La presenza di 4 donne Rom ha allontanato dal laboratorio le altre donne di altra nazionalità. La verifica di questa constatazione è stata la scarsa partecipazione del pubblico pomeridiano composto da rumene e da pochissime italiane, amiche della ragazza italiana.
– La collaborazione con il personale del carcere non continuativa: l’assistente delle attività educative, seppur gentile, è spesso assegnata ad altre mansioni nell’ambito scolastico; l’educatore (nostro riferimento era il coordinatore), è una persona competente in una situazione difficile ha dimostrato tutta la sua bravura nel risolvere un problema che si era creato improvvisamente.
Punti qualità
– La partecipazione in prima persona delle allieve alla costruzione del copione dello spettacolo: con le loro parole, i loro racconti verbali, grafici, danzati, recitati.
– La partecipazione del Presidente di Pantagruel agli incontri laboratoriali (brevi, ma importanti visite che ci facevano sentire meno sole). E degli altri volontari: Leonardo Coppola è riuscito a risolvere un problema con leggerezza e senso del dovere; Antonia Ruggieri che ha contribuito a destinare una piccola somma alle danzatrici.
– La partecipazione del pubblico esterno allo spettacolo, che ha accolto con amore il nostro cammino. Le ragazze Rom erano felicissime di veder danzare gli autoctoni con la loro musica: “Allora vi piace la nostra musica!”.

4- La svolta, ovvero Le dee vulnerabili
Performance di DanzaMovimentoTerapia contro la violenza alle donne proposta alle donne che stanno fuori e alle donne che stanno dentro unendo tutte le donne in un gemellaggio a distanza.
Prima rappresentazione: venerdì 25 maggio ore 18,15 a sostegno del Giardino dei Ciliegi in Via dell’Agnolo 5, con danzatrici e danzatori esterni al carcere.
Seconda rappresentazione: giovedì 4 giugno ore 18,30 Teatro di Sollicciano con danzatrici interne al carcere.

Le dee vulnerabili
Definiamo le dee Era, Demetra e Persefone, dee vulnerabili. Era, nota ai romani come Giunone, era la dea del matrimonio e la consorte di Zeus, sovrano degli dèi dell’Olimpo. Demetra, la romana Cerere, era la dea delle messi. Nel mito principale che la riguarda viene esaltato il suo ruolo di madre. Persefone, in latino Proserpina, era sua figlia, chiamata dai greci anche Kore: ‘fanciulla’.

Le tre dee vulnerabili rappresentano i ruoli tradizionali di moglie, madre e figlia. Sono archetipi dell’orientamento al rapporto, quelle dee, cioè, la cui identità e il cui benessere dipendono dalla presenza, nella loro vita, di un rapporto significativo; esprimono il bisogno di appartenenza e di legame tipico delle donne; sono sintonizzate sugli altri e sono vulnerabili.
Vennero tutte e tre violentate, rapite e dominate o umiliate da divinità maschili.
La violenza è un’epidemia, un cancro metastatico, una degenerazione infausta: intorno e dentro le nostre vite. La violenza è in crescita. Siamo una società che si sta ammalando in modo esponenziale, di violenza.
Ogni tipo di violenza: da quella verbale a quella fisica; da quella di matrice politica o religiosa a quella di tipo privato; dall’abuso costante di potere, divenuto sistema, alla violenza digitale, fino al cyberbullismo, fino all’induzione al suicidio per via virale sui social.
Sconvolgente e nuovo è lo sfoggio sfrontato e impudente che si fa di questi crimini pubblicizzati su internet.
Del tutto impreparati o impotenti risultano, alla resa dei fatti, i luoghi educativi tradizionali, investiti come sono da questa ondata di mediocrità dilagante. Saturata la violenza ideologica, quella attuale cambia pelle di continuo, si camuffa, prende nuove e molteplici forme, sempre più presenti e striscianti: diventa mezzo di comunicazione, di pressione, di discriminazione, di addestramento (pensiamo a quanti bambini passano ore al giorno nella violenza di buona parte dei videogiochi più comuni). In un paese dove ogni 2 giorni viene uccisa una donna quasi sempre per mano di uomini di famiglia, è necessario affrontare la fenomenologia della violenza dei “piccoli atti”, che è destinata, in una spirale senza fine, a culminare spesso in gesti clamorosi. Nel mondo una donna su tre (dati ONU) subirà violenza fisica (che è sempre il punto finale di tutte le altre forme di violenza,da quella verbale a quella economica).
“Penso alla velocità folle a cui si moltiplicano nuovi e grotteschi metodi per mercificare e profanare i corpi delle donne in un sistema in cui ciò che è più vivo, sia esso la terra o le donne, deve essere ridotto a oggetto e annichilito per aumentare i consumi, la crescita, l’amnesia (…) la guerra contro di noi infuria ogni giorno più metodica, più sfacciata, brutale, psicotica.” Eve Ensler.

La DanzaMovimentoTerapia come contributo per il recupero della dignità e integrità della donna nell’ambito delle violenze: dall’infanzia all’età avanzata. E allora La svolta, le dee vulnerabili, dedicata a Rossella Casini, fiorentina, uccisa dalla ‘ndrangheta 35 anni fa e a Mariam Moustafa ammazzata 3 mesi fa a Londra da una banda di giovani bulle.

Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un’impennata di fenomeni di violenza domestica. Sempre più spesso si leggono o odono notizie di soprusi e violenze sia fisiche che psicologiche ad opera di uomini nei confronti delle loro compagne. Un dato che rende ancora più inquietanti e agghiaccianti questi eventi è l’emersione di un ulteriore elemento che spesso emerge dall’analisi di questi casi: le donne hanno subito o subiscono per anni in silenzio questi soprusi, sopportano stoicamente le violenze domestiche a cui sono quotidianamente sottomesse, senza denunciare colui che si è trasformato in un vero e proprio aguzzino

Una storia ci appartiene
E’ quella di una fiorentina vittima della ‘ndrangheta calabrese, di cui solo grazie a Libera si è parzialmente recuperata la memoria. Si tratta di una giovane fiorentina, Rossella Casini, una studentessa di psicologia che nel 1981 abitava in Borgo la Croce n.2 (proprio qui vicino al Giardino dei Ciliegi).
Se non le avessero rubato il futuro, se 37 anni fa – il 22 febbraio 1981 aveva 25 anni – e se non l’avessero rapita, violentata, fatta a pezzi e gettata nella tonnara di Palmi, Rossella Casini, oggi avrebbe compiuto 62 anni il 29 maggio scorso. A Scandicci le è stato intitolato un Istituto comprensivo.
Ma I tre imputati dell’uccisione di Rossella sono stati assolti.

La dea Persefone, che i romani chiamavano Proserpina o Kore, fanciulla, divenne la regina degli Inferi. Kore-Persefone era una giovane dea slanciata, bellissima, associata ai simboli della fertilità: il melograno, il grano, i cereali e il narciso, il fiore che la adescò. Era una fanciulla spensierata, che raccoglieva fiori e giocava con le amiche. Poi all’improvviso Ade, dio degli Inferi emerse sul suo carro da una fenditura della terra, ghermì la fanciulla piangente e la portò nel mondo sotterraneo per farne la propria riluttante sposa.
In seguito Persefone divenne regina degli Inferi.

Valutiamo anche la violenza delle donne su altre donne
La notizia della morte di Mariam Moustafa, è rimbalzata dai media inglesi a quelli italiani ed egiziani. La ragazza di 18 anni, italo egiziana, è morta dopo tre settimane di agonia in un letto di ospedale a seguito del pestaggio avvenuto su un bus alla fermata di Parliament Street a Londra da parte di una banda di bulle inglesi. La studentessa di ingegneria si era trasferita a Nottingham con tutta la famiglia, i genitori, la sorella e il fratello minore, dopo aver vissuto fino ai 14 anni ad Ostia. Il papà aveva un negozio di mobili e aveva lavorato come pizzaiolo, ma la crisi economica l’ha spinto a scegliere di partire per assicurare un futuro più certo e un’istruzione di alto livello per i tre figli.

Infine valutiamo la libertà delle donne
Il corpo e l’anima della danzatrice del futuro saranno cresciuti insieme così armoniosamente che il linguaggio naturale dell’anima sarà diventato il movimento del corpo. La danzatrice non apparterrà a una nazione, ma all’umanità intera; non danzerà in forma di ninfa, o di fata, o di seduttrice, ma in forma di donna nella sua espressione più alta e pura. Ella realizzerà la missione del corpo femminile e la santificazione di tutte le sue parti. Danzerà il mutare della vita nella natura, mostrando come ogni elemento si trasformi nell’altro. Da ogni parte del suo corpo si irradierà l’intelligenza splendente, che comunicherà al mondo i pensieri e le ispirazioni di migliaia di donne. Ella danzerà la libertà della donna. (Isadora Duncan)

Ultime considerazioni
Non sappiamo se il laboratorio verrà confermato. Ma se così fosse, bisognerebbe valorizzare di più questo percorso. E’ una scelta educativa che affianca l’opera dei volontari. Quindi la strategia del laboratorio andrebbe costruita con i volontari. Ringraziamo Pantagruel. In particolare il Presidente, Salvatore Tassinari che ci ha seguito con la saggezza e la forza della sua età, Antonia Ruggieri, vice-presidente e sostegno psicologico delle danzaterapeute e il solerte segretario Alessandro Corsini (quest’anno è andato tutto bene con le iscrizioni alla partecipazione degli spettatori) .
Possiamo dire che il laboratorio di questo anno 2018 è stato sostenuto in pieno dal coordinatore degli educatori Gianfranco Politi che ci ha corrisposto passo passo cercando di rispondere efficaciamente alle nostre esigenze e mediando con le nostre allieve in alcuni momenti più difficili.

Il futuro? (da Salvatore Tassinari)
Il giorno 14 giugno si è tenuto nel teatro del carcere di Sollicciano uno spettacolo di danzaterapia, condotto da Manuela Giugni, e gestito dalla nostra associazione, nel quadro delle attività  dei Laboratori al fresco. Si è trattato del quarto spettacolo proposto in questi ultimi due anni. Protagoniste sono state 10 donne detenute e una trans, oltre che un tecnico delle luci e del suono, anche lui detenuto.
Hanno assistito allo spettacolo un centinaio di spettatori dall’esterno e un gruppo di detenute, che hanno applaudito con grande convinzione.
In effetti la rappresentazione offerta dalle danzatrici è stata commovente e condotta in maniera esemplare.
Il tema conduttore dello spettacolo è stato quello della violenza sulle donne e tra donne, con riferimento a figure del mito antico (Core-Proserpina, rapita dal Dio degli Inferi) e a vicende reali, come quella recente della ragazza italo-egiziana uccisa a Londra da un gruppo di bulle. Le danzatrici hanno reso queste vicende con grande spessore e hanno suscitato nel pubblico forti emozioni.
Mi auguro che Pantagruel si impegni nel prossimo futuro per rendere l’attività di danzaterapia spettacolo permanente nella vita del carcere femminile di Sollicciano, al pari del teatro condotto nel carcere maschile dalla regista Elisa Taddei della Compagnia Krill.

Nota Finale: Speriamo di poter realizzare spettacoli al di fuori del carcere con le nostre protagoniste.

*Manuela Giugni per il gruppo docente

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Manuela Giugni

insegnante di scuola per l'infanzia, è una formatrice danzaterapeuta. Lavora con chi vuol mettere a confronto il proprio essere e meticciarsi,spesso con gli/le insegnanti,le/i bambine/i. Attiva sul fronte dell'antirazzismo e sui diritti, costruisce libri per bambine/i e per raccontare i percorsi di DMT; impegnata con la compagnia Co.R.P.I e nel programma di DMT nel carcere di Sollicciano.

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