Cattivi Maestri il 22 marzo all’InKiostro: Critica delle scienze della salute/2

La psiche umana è un prodotto storico, un fatto di cultura più che di natura. Ovviamente alberga anche in un sistema complessissimo che ha basi materiali nel corpo umano che le funzionano come supporto, e che, tra le altre discipline, le neuroscienze stanno studiando. Cultura più Natura, dunque. Antropologi, filosofi, biologi, psicologi e medici studiano questo sistema, materiale e immateriale, nelle sue caratteristiche ed evoluzioni nelle diverse condizioni storiche e ambientali.

Nessuno di noi porta dunque dal concepimento in poi un progetto culturale determinato, ma porta un possibile che attende di essere scritto e indirizzato dalle relazioni con l’ambiente e con gli altri viventi, in particolare gli umani. Senza questa strutturazione inter-umana, non si diventa umani, come hanno dimostrato i vari casi di uomini-lupo.

Partendo da questa evidenza che ha basi nelle scienze, si sono moltiplicate negli ultimi decenni, anche grazie allo sviluppo di macchinari sempre più performanti nella lettura delle attività delle strutture nervose, le ricerche sulle specificità delle diverse culture e dei diversi ambienti capaci di determinare, influenzare, nutrire la psiche. Parallelamente, la psichiatria, confrontata alle diversità dei popoli, è stata costretta a denaturalizzare le varie forme psicopatologiche, mettendo in chiaro che i loro tipi e le loro frequenze sono in buona parte prodotti storici e culturali.

Liberate così dalla presunzione della loro determinazione organica (o per genotipi specifici, o per eventi traumatici di vita) che ne dichiarava spesso la loro impossibile risoluzione, molte psicopatologie si sono svelate come esito di processi di costruzione, casuali o intenzionali tendenzialmente malefici. Ciò ha aperto prospettive operative che riguardano però non più solamente i tecnici medici o psicologi: ciò che gli umani fanno, possono anche sfarlo!

L’emergenza migratoria ha costretto poi molti operatori della medicina, psicologia e psicopatologia negli ultimi decenni a dotarsi degli strumenti (conoscenze, anche sommarie, sul modo di vita dei pazienti stranieri) necessari per operare in società plurali. Alcuni specialisti, psicologi e psichiatri, hanno dovuto, per potere essere performanti, farsi iniziare a una disciplina che mixa fin nelle sue fondamenta la componente storica e culturale con quella biologica e medica: l’etnopsichiatria attuale, che considera la nostra cultura come una tra altre.

Tutto ciò ha appena cominciato a fornire risposte a domande che finora i tecnici della mente potevano non porsi, educati come erano a un universalismo naturalistico presunto. Per esempio: la patologia depressiva è connaturata agli umani? E la schizofrenia? E l’anoressia? E poi, a cascata: la nostra cultura costruisce, ha sempre costruito gli umani che considerava i più sani, quelli potenzialmente più felici?

Tutti i dati epidemiologici dimostrano il contrario. L’aumento delle psicopatologie e, in generale, della difficoltà nel vivere sta andando di pari passo con lo sviluppo di quello che può essere chiamato capitalismo spettacolare integrato, o dominio reale del capitale. Di più: nei mondi più sviluppati per economia e tecniche crescono esponenzialmente i disturbi psichici: i disturbi depressivi, quelli del comportamento alimentare, quelli ossessivo-compulsivo, quelli da attacco di panico, ecc. Ogni poco, le grandi corporazioni psichiatriche si trovano a dover aggiungere nuove categorie di malattia: l’ultima, quella che riguarda soprattutto giovani uomini e donne: i borderline.

Inevitabilmente questi fatti hanno rimesso in moto l’analisi critica degli effetti delle società a dominio capitalista sul vivente in generale, e in particolare sugli umani. C’è anche chi, venendo da altrove, postula, nel capitalismo, una funzione, una natura antropofagica, stregonesca.

Questa inedita situazione, questo precipitare dell’illusione dell’equazione: più progresso-più ricchezza-più-salute-e-benessere, ha rimesso in moto la critica radicale al dominio capitalista. Il passaggio da una forma di dominio formale a una di dominio sul vivente reale del capitale implica che non c’è alcun fuori dal totalitarismo delle merci dispiegato su scala globale. Più di quaranta anni fa venne avanzata l’ipotesi che tutto ciò sposta il fronte della lotta di classe direttamente nell’interiorità umana, nella psiche.
Psicologi, psichiatri, psicoterapeuti sono pronti per agire, come da loro missione, su questo nuovo territorio?

Dopo l’autunno caldo i Cattivi Maestri ritornano per affrontare l’inverno delle scienze.

Critica delle scienze della salute/2

Venerdì 22 marzo 2019

PIERO COPPO

neurologo ed etnopsichiatra

ore 18.00

presso Spazio Inkiostro, via degli Alfani 49 nero