Morte alle Cascine. Cronaca del dibattito in Consiglio comunale

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cascineIl lunedì successivo alla tragedia del parco delle Cascine, in cui persero la vita una bimba di due anni e sua zia di cinquantuno, è stato deciso all’unanimità di tenere un consiglio comunale straordinario dedicato a questo tragico evento. Dunque niente interrogazioni o mozioni: viene azzerato tutto perché il consiglio si possa stringere simbolicamente intorno alla famiglia ed alla città.

Come opposizione abbiamo dunque optato per un basso profilo, magari sollevando qualche perplessità e indicando alcuni temi su cui si reputava fosse necessario interrogarsi, come le spese per il controllo del verde pubblico, ma rimandando alle sedute successive. Dopo l’apertura della presidente del consiglio e un minuto di silenzio, parla l’assessore all’ambiente.

L’assessore Bettini legge una lunga e dettagliata relazione tecnica (quasi una mezz’ora), realizzata a tempo di record dai tecnici del comune, che illustra in che modo vengono effettuati i controlli sugli alberi; chiude poi con un appello al consiglio: stare uniti, abbassare i toni, evitare le polemiche.

L’opposizione si agita sui banchi: quello che doveva essere un consiglio comunale di lutto, per esprimere semplicemente cordoglio, per adesso ha visto solo una specie di relazione difensiva dell’amministrazione. Nulla più, potrebbe finire ora, se non ci fossero interventi dell’opposizione: per maggioranza e giunta è stato detto tutto, pare. Nell’opposizione tutti vorrebbero dire qualcosa, ma nessuno ha voglia di prendersi l’onere di rompere il ghiaccio, specialmente dopo l’invito finale dell’assessore.

La presidente Biti sta per chiudere la seduta, quando decide di intervenire Tommaso Grassi, con un intervento difficile, ma molto misurato, preciso, senza alzare i toni, sollevando alcuni punti specifici da affrontare in seguito: quanto spende il comune per i controlli, chi li esegue, come funzionano gli appalti. Parlano poi Scaletti e Torselli sempre dalle opposizioni, intervengono poi Ricci e Pugliese per la maggioranza. Poi intervengo io.

Esprimo due grandi perplessità, come uomo e come padre prima che come consigliere. La prima: se questo doveva essere un consiglio “di cordoglio”, allora mi sarei aspettato un intervento del sindaco, non di un suo assessore – e al massimo un intervento di carattere politico, non certamente una relazione tecnica che tanto ha saputo di difesa preventiva, per usare un eufemismo. La seconda: una amministrazione forte e capace, a mio avviso non dovrebbe dire “il parco è sicuro, va tutto bene, è stata una fatalità, noi andiamo avanti”, ma dovrebbe prendere il tempo necessario per una riflessione approfondita che non sia solo tecnica, ma anche e soprattutto politica, senza aver paura di mettere in discussione il proprio operato, e poi dare risposte ai cittadini. Chiudo un interrogativo: siamo sicuri che la strada sia quella giusta?

Il dibattito prosegue. A fine di dibattito, un po’ a sorpresa, prende la parola il sindaco. Mi appare abbastanza chiaro fin da subito che non ha preso particolarmente bene il mio intervento. Inizia un lungo discorso, che fa per la maggior parte guardandomi negli occhi, menzionandomi nome e cognome in numerosi passaggi. Il succo del discorso (molto riassunto: ha parlato per quasi mezz’ora: la politica senza tecnica non vive, non si deve mescolare il personale con il politico, ma forse ancora non lo sai, l’intervento dell’assessore era come se l’avessi fatto io, ed era – di fatto – un intervento politico. Il parco è sicuro, io mi prendo le mie responsabilità, ovvero andiamo avanti.

Il consiglio si chiude con un goffo tentativo di fare approvare, da parte del PD, un documento nel quale il consiglio di stringe intorno alla famiglia. Nel documento viene però menzionato en passant anche uno stralcio – molto stralcio – di un’intervista al presidente dell’ordine degli agronomi in cui si dice che il parco delle Cascine è ben curato. Il documento verrà ritirato dallo stesso PD su invito dell’opposizione.

La mia domanda al sindaco era abbastanza semplice: è giusto – politicamente – continuare ad esternalizzare alcuni servizi del comune? È giusto, in sostanza, andare al ribasso, al risparmio? In questo riprendevo un’altra domanda che avevo posto esplicitamente all’amministrazione nel consiglio – il mio primo – precedente, ovvero come intendessero procedere per dar seguito e risposta agli svariati milioni di italiani che si erano pronunciati circa la gestione dei beni comuni, l’acqua, e più in generale su quale fosse l’indirizzo. E la direzione era stata espressa chiaramente: sono beni comuni, sono beni di noi tutti, irrinunciabili, che devono essere nelle mani dello Stato.

La riposta del sindaco, tolte le asperità e le piccate, è stata molto chiara: nessun tentennamento, nessun ripensamento, nessuna debolezza (a loro modo di vedere, beninteso). Si va avanti così, questa è la strada giusta.

Ancora non mi è andata via la spiacevolissima sensazione che associo a quel consiglio comunale.

* Giacomo Trombi, ricercatore precario e attivista, è stato di recente eletto in Consiglio comunale nella lista Firenze a sinistra.

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Giacomo Trombi è consigliere comunale di Firenze a Sinistra

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