L’insostenibile leggerezza dell’essere (post-idelogici)

nicolettamantovaniL’assessore Nicoletta Mantovani (per chi fosse interessato alla sua persona ecco una fonte interessante http://goo.gl/Rdl7Nt) ha relazionato il 20 ottobre scorso al Consiglio Comunale fiorentino del viaggio in Cina di un’improbabile delegazione composta dalla vice-sindaco Giachi, dal consigliere dell’opposizione Razzanelli (attualmente in Forza Italia), dal dirigente della SAS Simone Tani (in quota?), guidati dalla stessa assessore alle relazioni internazionali che ha relazionato in Consiglio.

La #missionChina, come è stato ribattezzata in chiave 2.0, spesata dai cinesi, aveva come scopi principali gli affari e – dice – anche le relazioni culturali fra la nostra città.
La relazione, tutta incentrata su toni trionfalistici (mi limito a mettere in fila una serie di parole chiave, tanto i contenuti non è che siano andati molto più in là: rilevanza culturale, il grande paese, opportunità, crescita, investimenti, storia, tradizione, commercio), ha riscosso grande entusiasmo presso il PD e, in modo commuovente, anche in Forza Italia, che ha chiosato tramite il suo capogruppo Stella dicendo in soldoni che se l’assessore andrà a promuovere con successo la città di Firenze, loro saranno sempre al suo fianco. Dalle opposizioni, ovvero dal M5S, da Fratelli d’Italia e da Firenze Riparte a Sinistra, è partito un fuoco di fila sul tema dei diritti umani, che non sono stati nemmeno menzionati di sfuggita nella relazione dell’assessore.

Il PD ha levato gli scudi con il bagaglio contenutistico che è proprio degli eredi dei due grandi partiti della nostra storia: c’è chi ha puntato sul generico (sono polemiche strumentali e pretestuose), chi ha contrattaccato dati alla mano (i cinesi son un miliardo e mezzo, fanno un po’ quel che vogliono), chi ha rilevato elementi politici (il comune è piccolo e non è nemmeno sua competenza), chi ha voluto distinguere (non era il momento adatto, la cosa va affrontata nella commissione apposita), chi prende atto dei rapporti di forza (senza la Cina non si può andare avanti), chi ritorna alla guerra fredda (allora rinunciamo anche ai rapporti con gli Stati Uniti che pure hanno la pena di morte) etc.

Meravigliosa la replica dell’assessore, che ha fatto mostra di conoscere bene il problema, e che come soluzione ha offerto la seguente strategia di lungo periodo (da me riassunta sicuramente in modo inglorioso): per intanto abbindoliamoli con gli affari e le relazioni culturali, poi sapremo ben bastonarli con le nostre richieste sui diritti umani!

Dev’esser bello esser post-ideologici, liberi dagli orpelli di dubbi etici, di appesantimenti intellettuali edonistici, di riflessioni sterili e prive di realismo. Liberi di fare – e di far fare – affari su cui poi si potrà, un domani, dare una bella pennellata di Bello e di Puro lasciando cadere una citazione di Mandela da un sorriso innocente che più bianco non si può.