Incalza, Zita e la Tav fiorentina

Il Presidente Rossi ed il Sindaco Nardella periodicamente si affrettano a “rassicurare” sulla ripresa dei lavori per il tunnel TAV sotto Firenze, affannandosi per dimostrare l’indimostrabile: che c’è stato solo qualche “inciampo” legato al mariuolo di turno, e che l’opera è la manna che tutti i fiorentini stanno aspettando con fremente impazienza.

Sulla utilità pressoché nulla del faraonico progetto, che comunque costa alle finanze pubbliche dai 3 miliardi in su, molto è stato detto, e scritto, da movimenti e comitati, da esperti e docenti universitari, con studi e approfondimenti cui rimandiamo. Segnaliamo solo, vista l’insistenza di Enrico Rossi sul tema, che i problemi dei pendolari non dipendono affatto dai binari in superficie nel nodo fiorentino, quanto dalle strozzature della rete appena fuori (vedi galleria di San Donato), dal disinteresse di FS per il servizio locale e regionale sempre più penalizzato, e dalla carenza di risorse tutte drenate dalla follia ad Alta Velocità.

la talpaMa restiamo all’attualità. L’inchiesta che ha portato al sequestro dei cantieri e della fresa “Monna Lisa”, con relativo azzeramento dei vertici di Nodavia, e arresti eccellenti fra cui la ex Presidente della Regione Umbria Rita Lorenzetti, non solo è di per sé, nella tranche originale, molto più grave e corposa di quanto i nostri amministratori tendano a presentare, ma la vicenda fiorentina è anche alla base del ciclone giudiziario di questi giorni.

Secondo i magistrati Incalza ha un occhio di riguardo per Nodavia, aggiudicataria dell’appalto. La Direzione Lavori è assegnata all’ing. Perotti, che non ne perde una. Le colleziona, fino a 25 miliardi di euro di lavori. Peccato che non dirigesse un bel niente e non ci fosse di fatto vigilanza in quei cantieri: incarico definito in una intercettazione uno “stipendificio”. Sono note le parole di un’altra telefonata emerse dall’inchiesta 2013 sui danni alla scuola Rosai, per cui tranne che un crollo nessuno si sarebbe mai accorto di niente perché nessuno verificava. Era già stato Direttore dei Lavori per la tratta Firenze Bologna, chiedere agli abitanti del Mugello per informazioni sulla gestione dei cantieri.

Ma c’è di più. Ercolino Incalza, e Antonio Bargone (indagato, presidente di SAT – autostrada Tirrenica, e contemporaneamente Commissario governativo per l’attuazione della stessa Tirrenica) si sono preoccupati a suo tempo di fare i dovuti passi per l’eliminazione di un ostacolo per loro molto fastidioso: l’arch. Fabio Zita, a capo della struttura regionale sulla Valutazione di Impatto Ambientale, che aveva il difetto di fare bene il suo mestiere, valutare i progetti, e prendere atto delle risultanze delle valutazioni. Quello che è stato prontamente rimosso da Rossi, pardon destinato ad altro incarico dal Direttore Generale Barretta. Una commissione consiliare nominata per far luce sulla questione è misteriosamente finita con una seduta a porte chiuse. Fatto sta che dopo un parere negativo sull’utilizzo dei materiali di scavo dato dalla Commissione VIA regionale, “avvicendato” l’arch. Zita in tempi record è arrivato un nuovo parere, positivo, che però si è scontrato da un lato con l’inchiesta giudiziaria del 2013 che ha coinvolto un geologo della commissione VIA nazionale, poi rimosso dall’incarico, dall’altro con la necessità rilevata in sede europea di valutare la natura dei materiali. Risultato: il problema dei materiali di scavo è ancora da risolvere.

Tutto questo, ed il molto altro che viene fuori dall’inchiesta, si somma alle vicende delle ditte coinvolte, da Coopsette alla SELI, che si trascinano fra l’orlo del fallimento e altri scandali tangentizi, fino all’entrata di Condotte nel Consorzio NODAVIA. Denunce per ditte di trasporto terra, sospetti di infiltrazioni della malavita organizzata. Insomma, altro che qualche comportamento scorretto, il quadro che emerge è di un Sistema (non a caso il nome dato all’indagine) costruito per garantire a una ristretta cricca di manager, politici e faccendieri uno smisurato accaparramento di risorse pubbliche. Risorse sottratte a scuola, sanità, servizi, per cui esistono solo i tagli che ben conosciamo. E’ chiaro quindi che l’utilità reale dell’opera è assolutamente ininfluente, così come è chiaro che quelle risorse pubbliche, se correttamente utilizzate, ad esempio, per la messa in sicurezza di un territorio continuamente depredato, per l’adeguamento di un sistema infrastrutturale locale trascurato da anni, per le mille “piccole opere” realmente utili, sarebbero una risorsa inestimabile anche in termini occupazionali. Come dovrebbe sapere bene anche chi si lamenta dei posti di lavori persi per lo stop a cantieri la cui prosecuzione sarebbe solo un disastro ambientale, finanziario e un favore alla malavita organizzata.

Si abbia allora, una volta per tutte, il buon senso ed il coraggio di prendere atto del fallimento di un sistema criminogeno e criminale, di voltare pagina, di smetterla di far finta di non capire lo scenario che stanno mostrando queste inchieste, e le molte denunce fatte dai movimenti NOTAV e, qui a Firenze, anche da perUnaltracittà già 5 anni fa: l’inerzia diventerà complicità, almeno politica.

Rossi e Nardella, se ci siete, battete un colpo.