I pesticidi che mangiamo e cosa ci sta dietro

In Toscana (dati 2012) è un erbicida, chiamato glifosato, la sostanza attiva più venduta (oltre 100 tonnellate) per uso agricolo dopo lo zolfo. Anche nel Chianti i vigneti (come del resto quasi ovunque dai cigli delle strade alle ferrovie) vengono diserbati con questo composto che lascia dietro di sé una striscia orange, e che è coinvolto anche nelle culture di organismi geneticamente modificati (Ogm), come mais, colza e barbabietole.

Recentemente l’OMS, su indicazione dello IARC (Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro) ha riconosciuto il glifosato (insieme ad altri pesticidi come il malathion ed il diazinone) probabile cancerogeno (2A), cioè capace di indurre Linfomi NH nell’essere umano e cancri negli animali da esperimento. E, tanto per chiarire, il glifosato è il principio attivo del diffusissimo erbicida della Monsanto, che i suoi lobbisti affermano innocuo ma solo …. a parole:

https://youtu.be/EgxnwHfr01s   [il video è stato rimosso e l’account chiuso, chissà perché…]

L’estrema diffusione di questa sostanza, la si ritrova anche nelle acque superficiali (vedi rapporto ISPRA), negli alimenti (è presente nel 10,9% dei campioni alimentari controllati a livello europeo, Efsa 2014), che oltretutto viene ricercato, insieme al suo metabolita Ampa solo in Lombardia.

pesticidi-agricolturaLa recente scoperta della sua cancerogenità, ci ha indotto a pubblicare questo articolo della oncoematologa Patrizia Gentilini per fare il punto sulle ripercussioni che queste sostanze denominate pesticidi, erbicidi, fungicidi, disseccanti, possono avere sull’alimentazione e sulla salute umana, sia a livello di tumori che di disfunzioni ormonali. Siamo esposti ormai in modo cronico, nell’aria, nell’acqua, nei cibi ad un cocktail di sostanze di cui nessuno è in grado di predire la tossicità complessiva.

E’ importante diffondere tali conoscenze per individuare politiche agricole più rispettose della salute e dell’ambiente. A dispetto delle multinazionali, come la Monsanto, produttrici di queste molecole killer, che definiscono “spazzatura” queste ricerche, e che chiede addirittura all’OMS di ritirare lo studio che incriminava il glisofato. Resta la domanda : perché solo dopo anni che viene usato l’OMS dice che il glisofato è cancerogeno mentre tutti valutatori finora se n’erano ben guardati? per capire di più sulla vicenda e sui conflitti d’interesse leggi Qui, qui e qui.

Un’altra agricoltura deve essere possibile!”

*Gian Luca Garetti, medico, è attivo in Medicina Democratica, Isde e perUnaltracittà.