Rapporto Rifiuti Urbani Ispra 2015: ecco gli svantaggi degli inceneritori

E’ appena uscito Il Rapporto Rifiuti Urbani – Edizione 2015 dell’ISPRA (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), che fornisce i dati aggiornati all’anno 2014 sulla produzione, raccolta differenziata, gestione dei rifiuti urbani e dei rifiuti di imballaggio, compreso l’import/export, a livello nazionale, regionale e provinciale e da informazioni sul monitoraggio dell’ISPRA sui costi dei servizi di igiene urbana e sull’applicazione del sistema tariffario.

Le tre notizie qui riportate sottolineano una volta di più che l’incenerimento è solo una follia, legata al business, mentre la strada da percorrere senza indugi sono le buone pratiche. Il fatto che importiamo ingenti quantità di materie prime-seconde sta a significare da una parte l’inconsistenza delle nostre raccolte differenziate e dall’altra il bisogno che c’è di materia.

inceneritore-14La notevole diminuzione dei costi pro capite dei Comuni virtuosi del Veneto, indica senza ombra di dubbio qual è il modello da imitare. Infine lo spengimento tardivo dell’inceneritore di Vercelli nel 2014, di fronte ai dati tremendi dello studio epidemiologico dell’ARPA Piemonte, non fa che ri-sottolineare la pericolosità degli inceneritori, vecchi e nuovi.

1) Importiamo rifiuti dall’estero, per un quantitativo superiore a quello che vorrebbero bruciare nell’inceneritore di Firenze:
“Nel 2014, le importazioni di rifiuti del circuito urbano sono circa 204 mila tonnellate; le tipologie di rifiuti maggiormente importate sono costituite da rifiuti di plastica (62 mila tonnellate), da vetro (circa 62 mila tonnellate), da i rifiuti di abbigliamento, con circa 32 mila tonnellate. Dalla Svizzera proviene il maggior quantitativo di rifiuti, oltre 71 mila tonnellate, costituito per il 63% da rifiuti di vetro (figura 3.5.2).”(ISPRA 2015)

2) Nel confronto dei costi fra comuni a tariffa normalizzata e quelli con tariffazione puntuale, in Veneto il costo pro capite diminuisce del 20%:
“In Lombardia il costo procapite nei comuni a tariffa normalizzata è 134,53 €/ab, mentre in quelli a tariffa puntuale il costo è 129,99 €/ab (-3,4%). ‘
In Trentino Alto Adige il costo dei comuni a Tari normalizzata è 158,25 €/ab, mentre nei comuni a tariffa puntuale il costo scende a 147,71 €/ab con una diminuzione di oltre il 7%.
Particolarmente sensibile è la diminuzione dei costi nella regione Veneto (-20,5%) che passano da 109,33 €/ab nei comuni a Tari normalizzata a 86,87 €/ab nei comuni a tariffa puntuale.”(ISPRA 2015)

3) “Nel 2014, in Italia sono operativi 44 impianti di incenerimento per rifiuti urbani, 29 dei quali localizzati al Nord (13 nella regione Lombardia), 8 al Centro (5 in Toscana e 3 nel Lazio) e 7 al Sud. Gli inceneritori di Statte e Tolentino non sono più operativi, e gli impianti di Vercelli, Venezia e Bolzano (costruito nel 1988) hanno trattato rifiuti solo per alcuni mesi del 2014”.(ISPRA 2015).

L’inceneritore di Vercelli, attivo dagli anni 70, ha funzionato, fortunatamente, solo per pochi mesi nel 2014. Nefaste le sue emissioni per la popolazione residente nei suoi pressi. Più in generale dallo studio epidemiologico dell’ARPA Piemonte, del 30 giugno 2015, si evince:
I risultati della mortalità mostrano rischi significativamente più elevati nella popolazione esposta per la mortalità totale, escluse le cause accidentali (+20%). Anche per tutti i tumori maligni si evidenziano rischi più alti tra gli esposti rispetto ai non esposti (+60%), in particolare per il tumore del colon-retto (+400%) e del polmone (+180%) e linfoma NH. Altre cause di mortalità in eccesso riscontrate riguardano la depressione (rischio aumentato dell’80% e più), l’ipertensione (+190%), le malattie ischemiche del cuore (+90%) e le bronco pneumopatie cronico- ostruttive negli uomini (+ 50%).”(ARPA Piemonte).

Di quali altri dati hanno bisogno le amministrazioni locali che continuano a insistere per l’apertura di nuovi inceneritori?

*Gian Luca Garetti, medico, attivo in medicina Democratica, ISDE e perUnaltracittà