Archeologia: il Ministro fa nuove macerie

“Il Ministero viene ridisegnato a livello territoriale per rafforzare i presìdi di tutela”. Così il ministro Franceschini presenta il secondo passo di quella che ama chiamare la riforma del suo Ministero. La verità è che vengono soppresse (cioè eliminate totalmente e definitivamente) tutte le Soprintendenze Archeologiche, accorpate ora alle nuove Soprintendenze unificate che sono destinate a loro volta, dalla legge Madia, a finire sotto le Prefetture, e quindi ridotte a meri organi di controllo amministrativo, come se si trattasse di una questione di ordine pubblico. Niente più prevenzione culturale, ma solo multe a cose fatte, sempre che non intervengano sanatorie. Un bel regalo ai fruitori dello Sblocca Italia.

La cosa che più indigna è la spudorata falsità della frase: “Con questo aumentano i presìdi di tutela sul territorio…che passano dalle attuali 17 Soprintendenze Archeologiche alle nuove 39 Soprintendenze unificate”. Ma si tace ai cittadini la differenza fra avere Soprintendenze Archeologiche e avere solo Soprintendenze unificate: ciò infatti significa che non ci sarà più un dirigente archeologo e i pochi mezzi a disposizione saranno di necessità assegnati prioritariamente ai settori di maggior peso (musei e beni architettonici).

1781-2-grande-1-tempio-segestaL’aspetto ancora più grave è che le decisioni più importanti anche e soprattutto riguardo alla tutela saranno prese da dirigenti non competenti nel settore specifico. Quindi la tutela ne soffrirà pesantemente e se ne avvantaggeranno coloro che del nostro territorio tanto ricco e con tanto patrimonio archeologico ancora da portare alla luce, fanno e faranno scempio.

A latere si istituiscono 10 istituti autonomi, nei dieci siti archeologici maggiormente redditizi, con un sistema analogo a quello già applicato ai beni artistici e storici e che pone il reddito al disopra di tutto. Questo si chiama depredare, non riformare. In coda ci sono gli Archivi e le Biblioteche, per cui si prevede di renderne autonome 4 (di biblioteche che possano “rendere” ne esistono poche), mentre le altre sono in attesa di conoscere il loro destino e attualmente prive di dirigente.

È vero, sta andando a compimento qualcosa, ma non è quella riforma che tutti aspettavamo e che ritenevamo assolutamente necessaria, soprattutto sotto l’aspetto della normativa e della gestione del personale, bensì una mattanza della cultura, portata avanti togliendo al nostro paese quel rispetto che in mezzo a mille difficoltà tanti funzionari si erano guadagnati di fronte ai colleghi di tutto il mondo. Ma già, i politici non sono soliti frequentare tali ambienti.

*Franca Falletti, storica dell’arte, ha diretto fino al 2013 la Galleria dell’Accademia di Firenze