Notte bianca, notte grigia

La Notte il Dio Beato la volle Nera, per distinguerla dal Giorno, che è Bianco perché ci vuole la luce per lavorare e fare i bravi.

La Notte è nera e buia, perché rifugge dal controllo e si apre alla libertà di fare quel che il Giorno non vuole; è nera perché non si va a fare la spesa ma si paga solo ciò che si vuole; è nera perché non si vuole vedere la realtà ma intravedere con le luci dell’immaginazione. Poi inventarono La Notte Bianca, e quel non colore richiamava ancora la trasgressione della frase “Notte in bianco”, quella dove infilati nel nero non si dorme fino al mattino.

Piano piano quel bianco divenne sempre più organizzato dall’alto, sempre più per benino, e sempre più grigio, un grigio D.C.: una notte democristiana.

Poi a Firenze siamo arrivati alla Prima Notte d’Estate, che smentisce quel che il Dio Beato aveva inventato, contraddice libertà, tempo e stagioni: un’estate che inizia il 30 aprile invece che il 22 giugno (poi strano che piova d’estate), e una notte che va dalle 18 alle 2, poi tutti a nanna.

Una Prima Notte d’Estate che non ricorda più nulla di beato e naturale, e il cui senso ultimo sembra riportarci a quel diritto medievale del feudatario di deflorare in anticipo le novelle spose dei propri servi: lo Jus Primae Noctis.