Tav e giornalismo, il giorno della vergogna

I giornalisti pensano che la carta stampata stia morendo per colpa di internet. Io invece credo che stia morendo per colpa loro. Prendiamo il caso della Tav a Firenze. Il sindaco Nardella annuncia l’abbandono del progetto, facendo suoi in quattro e quattr’otto argomenti che da vent’anni venivano inutilmente sostenuti dagli oppositori. Immaginate il mio shock di vecchio giornalista “anti-tunnel”: dunque non erano solo cazzate quelle che dicevamo!

stampa servaEbbene. In questi vent’anni ho visto i giornali fare sempre propria la vulgata ufficiale della Tav in modo supino e ignorante. Con una cupa ottusità, una chiusura inspiegabile a qualsiasi tema potesse remotamente urtare il Partito e le sue cooperative che conducevano lo scavo.

Non censurati, non lo credo, ma autocensurati.

I giornali hanno raccontato bugie, omesso sistematicamente di cercare e indagare, intervistando solo “esperti” di parte favorevole, o politici come quell’Enrico Rossi che oggi ci viene a dire “ma io ho ricevuto il progetto dai miei predecessori”.

In vent’anni non ho visto un’inchiesta su cosa c’era veramente dietro gli allarmi lanciati dagli anti-tunnel, non c’è stato un capocronista che si sia preso la briga di pubblicare i progetti alternativi. Nemmeno dopo l’inchiesta della magistratura che rivelò come la talpa pronta a scavare era un rottame che avrebbe rovinato Firenze, nemmeno in quei frangenti i miei non-colleghi si sentirono in dovere di spostare il punto di vista un po’ più dal lato dei cittadini.

Ancora un mese fa in un articolo leggevo: “cosa si aspetta a iniziare lo scavo, facciamo presto che quei ponteggi a Campo di Marte deturpano il paesaggio”. La maggioranza dei capi delle redazioni, e anche alcuni cronisti, sono stati dei servi sciocchi, miopi e vigliacchi, oggi giustamente liquidati dai loro mandanti al primo volger di vento.

Nel frattempo hanno dilapidato ogni credibilità loro, dei loro giornali che nessuno legge più, delle loro aziende e della categoria tutta. In questi giorni di sollievo per il ritorno di un minimo di buonsenso a proposito del passante Tav, vorrei dire di cuore a tutti questi non-colleghi una sola parola: vergogna.