I rapporti tra Governo e Parlamento: quarta pillola Costituzionale

L’Italia rimarrebbe una repubblica parlamentare, ma il complessivo equilibrio viene spostato a favore del Governo. Complice, in primo luogo, la legge elettorale.

L’Italicum fa vincere un solo partito che diventa maggioritario in parlamento – alla Camera per l’esattezza – pur essendo minoritario nei voti effettivamente espressi. Nella legge elettorale si obbligano i partiti a indicare il “capo della forza politica” che diventa, in caso di vittoria, necessariamente “il capo del Governo” (Seconda pillola).

download (5)Avevamo notato il tentativo surrettizio di trasformare, con legge ordinaria, la repubblica parlamentare in una sorta di premierato. La Costituzione riscritta prevede all’articolo 72, VII comma, un forte condizionamento dei lavori parlamentari nel caso in cui un disegno di legge sia “essenziale per l’attuazione del programma di governo”. Viene quindi istituito il c.d. “voto a data certa” e il parlamento entro cinque giorni deve iscriverlo “con priorità” all’ordine del giorno e sottoporlo alla “pronuncia in via definitiva alla Camera dei deputati entro il termine di settanta giorni dalla deliberazione” prorogabile al massimo di altri quindici giorni.

Non solo: il parlamento avrà un potere limitato nella modifica del testo di legge presentato dal Governo e la Costituzione riscritta obbliga la stessa Camera a modificare il proprio regolamento per stabilire le modalità e i “limiti” del procedimento anche con riferimento all’omogeneità del disegno di legge”. Anche i poteri del Senato di intervenire risultano limitati. In altre parole il Parlamento – con particolare riferimento alla Camera – avrà un potere limitato proprio sulla ragione stessa della sua esistenza: il potere legislativo.

I limiti del Governo sulla presentazione di disegni di legge a “data certa” e con scarse modifiche parlamentari sono irrisori: il Governo potrebbe presentare disegni di legge di qualsiasi natura a eccezione delle leggi elettorali, leggi di autorizzazione a ratifica di trattati internazionali, alle leggi su amnistia e indulto e alle leggi di bilancio.

E’ stato autorevolmente notato (Zagrebelsky, 2016) che il “voto a data certa” della Costituzione riscritta assomiglia all’istituto francese del vote bloqué che ha indebolito il ruolo del parlamento “concentrando l’intera dialettica politica nel rapporto tra presidente della Repubblica e primo ministro”.

Il “voto a data bloccata” permette al Governo di scegliere indifferentemente tra la questo e il decreto legge. Si tratta sempre della forzatura del potere esecutivo.
Il “voto a data bloccata” rafforza dunque i poteri dell’esecutivo a danno del parlamento e segue la tendenza che abbiamo avuto in questi anni sulla compressione dei diritti del parlamento attraverso istituti evocativi proprio l’antidemocrazia parlamentare.

Ci riferiamo agli espedienti pescati dai regolamenti parlamentari il più frequente dei quali è il “maxiemendamento”, sotterfugio attraverso il quale il Governo, di fatto, riscrive il testo legislativo a suo uso e consumo e a cui, sovente, accompagna il voto di fiducia.

Negli ultimissimi anni, inoltre, abbiamo assistito a forti compressioni proprio delle prerogative parlamentari attraverso l’adozione di “canguri”, “ghigliottine” i cui nomi non dovrebbero trovare cittadinanza in una democrazia rappresentativa.

*Luca Benci

Prima pillola
Seconda pillola
Terza pillola