Democrazia sfregiata, il 2017 dei Carabinieri in Toscana tra neofascismo e abusi

Ci raccontano sempre di “mele marce” (ma a Massa ce ne sono ben 37 indagati per abusi), di donne “che ci stanno” (ma poi vengono stuprate), di “esibizione di vessilli storici” (ma la bandiera esposta in caserma è il simbolo dei neonazisti), di “giovani inesperti” (ma a loro affidano la nostra vita quotidianamente), di “rispetto del segreto investigativo” (salvo poi “soffiare” informazioni vitali ai membri del Governo sotto inchiesta).

Per Marco De Paolis, procuratore capo militare che indaga sui tanti Carabinieri che “ignorano” la Costituzione, si tratta “di un grande problema di natura disciplinare e culturale. Dobbiamo interrogarci sulla formazione dei giovani prima e dei militari poi“. Addirittura i ministri della Difesa e della Giustizia, i​, ma solo a seguito del clamore suscitato dalla segnalazione dei cittadini in merito all’episodio del vessillo neonazista in caserma, ​sono intervenuti per esigere che quei semplici dettami costituzionali che regolano la convivenza civile nel nostro Paese vengano rispettati dall’Arma, considerata istituzione nazionale per eccellenza, al pari della Chiesa cattolica e del Campionato di calcio.

Ma siamo sicuri che marcio sia solo il frutto e non gran parte della pianta? Indagate ad esempio i tanti casi di riscrittura storica della violenza coloniale, in senso fascista, presenti oggi sul sito internet ufficiale dei Carabinieri. Sono stati analizzati su Internazionale da Nicola Perugini, ricercatore dell’Università di Edimburgo. Leggete la sua inchiesta per farvi un’idea su quanta cultura fascistoide permea i militari, una subcultura da abbattere se vogliamo tornare a considerarci in corsa verso una democrazia compiuta.

E visto che quotidianamente viene tirata in ballo più o meno a sproposito, è bene ricordare che la Costituzione repubblicana è nata dalla lotta di liberazione, e che l’antifascismo ne è una delle basi fondanti. Non l’antifascismo delle cerimonie e delle ricorrenze, ma quello che dovrebbe essere vissuto e praticato nelle azioni quotidiane dei singoli cittadini come delle istituzioni, e che troppo spesso invece, passato il 25 aprile di turno, viene riposto in un cassetto, per fare spazio alle sempre più frequenti scorribande di quei “quattro ragazzi” che, per restare nella nostra città, sono i camerati di quel Gian Luca Casseri che ha ucciso due venditori senegalesi ferendone gravemente un terzo, perché neri (di pelle). Casseri si è ucciso, e le indagini frettolosamente archiviate. I camerati liberi di agire alla luce del sole imbrattando e provocando impunemente. Sappiamo bene che occorre una assunzione di responsabilità da parte di tutti in tal senso, e che l’antifascismo non si può delegare ad una o l’altra istituzione, ma anche queste devono fare la loro parte.

Riccardo Magherini

Per non dimenticare, per tenere alta la vigilanza sul rispetto dei diritti umani a partire dalle nostre strade, vi proponiamo, in una sintesi pubblicata dall’Ansa, il tragico – per le vittime – 2017 dei Carabinieri in Toscana. 

perUnaltracittà – laboratorio politico


Dalle accuse di botte e insulti a immigrati in Lunigiana a quelle di violenza sessuale nei confronti di due ragazze Usa a Firenze, fino al caso della bandiera del Secondo Reich, ora spesso usata nelle manifestazioni neonaziste, appesa in una camerata: il 2017 sembra essere davvero l’annus horribilis per i carabinieri in Toscana, dove anche il comandante che ha appena lasciato la guida regionale dell’Arma per assumere quella dei carabinieri del Ministero degli Esteri, il generale Emanuele Saltalamacchia, è indagato per rivelazione di segreto nell’ambito dell’inchiesta Consip insieme al comandante generale Tullio Del Sette.

La bandiera del Secondo Reich è apparsa, visibile dalla strada, appesa in una camerata della caserma Baldissera, dove ha sede il 6/o Battaglione dei carabinieri e dove si trovano proprio gli uffici del comando regionale: le polemiche suscitate sono solo le ultime in questo anno difficile, durante il quale inchieste giudiziarie hanno visto dei militari dell’Arma coinvolti in Toscana.

In Lunigiana sono 37 i carabinieri indagati dalla procura di Massa e Carrara per presunti abusi ai danni di extracomunitari avvenuti nelle caserme di Aulla e Licciana Nardi. Brigadieri, marescialli, appuntati, ma tra loro, accusati di favoreggiamento, ci sono anche il tenente colonnello Valerio Liberatori, già comandante provinciale di Massa Carrara, e il comandante della compagnia di Pontremoli, Saverio Cappelluti. Nelle carte della Procura si parla di atti intimidatori e vessatori. Non solo minacce: ci sarebbero anche lesioni e contusioni per aver sbattuto la testa di un extracomunitario contro il citofono della caserma; colpi di manganello sulle mani; scariche elettriche con uno storditore per costringere uno spacciatore a rivelare dove tenesse la droga.

Ma la vicenda che ha avuto maggiore clamore resta quella dei due carabinieri Pietro Costa e Marco Camuffo, subito sospesi dal servizio, accusati dalla procura di Firenze di aver abusato due ragazze statunitensi dopo averle accompagnate a casa, con l’auto di servizio, da una discoteca dove erano intervenuti per un alterco.

E sempre nel 2017 è giunta a ottobre la sentenza d’appello per la morte di Riccardo Magherini, il giovane deceduto nella notte tra il 2 ed il 3 marzo 2014 in strada a Firenze, in preda a una crisi da alcol e cocaina, durante un intervento dei carabinieri: per tre di loro, Vincenzo Corni, Stefano Castellano e Agostino della Porta, confermate le condanne per omicidio colposo con pene tra i 7 e gli 8 mesi. (ANSA).