Micce sotto la polveriera nucleare

Nel 2017 è stato fatto un passo storico per la messa fuori legge delle armi nucleari con l’approvazione il 7 luglio all’Onu del Trattato di Proibizione delle Armi Nucleari (Tpan). Da allora però, malgrado la “santificazione” del Premio Nobel per la Pace a Ican, il processo di ratifica sembra essersi temporaneamente arenato. Ma la minaccia di guerra nucleare non è scomparsa, ed anzi sembra incombere.

Il rischio più ovvio è la crisi coreana, che è la prova eclatante che le armi nucleari sono inservibili per gli scopi con i quale vengono pretestuosamente “giustificate”: sono solo un rischio inaccettabile. La maggiore potenza nucleare è costretta a calcolare come potrebbe difendersi da un eventuale attacco nucleare di Pyongyang. Senza contare il rischio sempre presente che la situazione possa sfuggire di mano in modo irreparabile.

Ma gli Usa di Trump stanno irresponsabilmente soffiando sul fuoco delle più gravi crisi del Pianeta (non ultima la crisi climatica).

Una seconda minaccia è il rischioso gioco di provocazioni che viene fatto da qualche anno sullo storico Trattato INF (Intermediate-Range Nuclear Forces) firmato 30 anni fa (8 dicembre 1987) da Ronald Reagan e Michail Gorbachev, che fu il primo trattato di riduzione degli arsenali nucleari: esso impose la rimozione delle testate tattiche su missili a raggio breve e intermedio (tra 500 e 5.500 km) basati a terra. Il trattato INF vieta anche la sperimentazione di armamenti nucleari con queste caratteristiche, e rimane un caposaldo del regime di non proliferazione: tornare indietro su di esso rischierebbe di far crollare anche ii trattati START, con conseguenze inimmaginabili. Ma da qualche anno Washington e Mosca si scambiano accuse reciproche di sperimentare armi che violerebbero l’INF. Un paio di mesi fa Trump con il suo solito stile ha troncato con le polemiche, approvando un nuovo pacchetto di sanzioni contro la Russia, perché avrebbe “violato il trattato sull’eliminazione dei missili nucleari a corto e medio raggio” e aggiungendo che “il Ministero della Difesa inizierà la ricerca per realizzare un nuovo missile da crociera nucleare”.

Al tempo stesso Trump ha riacceso una miccia nella crisi con l’Iran con la decisione di non certificare nuovamente l’Iran Deal: decisione rischiosissima, si pensi che il recente riconoscimento di Gerusalemme come capitale di Israele delinea un patto che coinvolge anche l’Arabia Saudita per una guerra contro l’Iran.

E mentre Trump ha rotto pure con il Pakistan, nessuno sembra ricordare che India e Pakistan hanno arsenali nucleari valutati in 120 – 130 testate per parte, e sono in perenne stato di tensione, che potrebbe esplodere da un momento all’altro.

Nei rischi crescenti occorre includere gli incessanti perfezionamenti della tecnologia e lo sviluppo di sistemi d’arma nuovi, dai quali non sono esenti le armami nucleari: la crescente sofisticazione dei sistemi non garantisce affatto maggiore sicurezza, ma introduce nuove vulnerabilità.

Sappiamo i rischi legati allo stato di launch on warning dei missili nucleari, anacronistico residuo della guerra fredda, eppure gli Stati nucleari non mostrano nessuna intenzione di deallertarli, ed anzi stanno mettendo a punto missili supersonici che, oltre ad altri pericoli, ridurranno i tempi di reazione in caso di allarme. Si alza sempre più il livello di guardia e si riduce sempre più il margine di controllo e di reazione.

I crescenti pericoli di cyberwar generano rischi inaspettati anche per il controllo e l’uso delle armi nucleari. Che cosa potrà avvenire se un domani un ufficiale addetto al controllo degli allarmi di un attacco nucleare non sarà più sicuro se quello che vede sullo schermo sono davvero missili, o è un inganno informatico? O se i comandi non potranno comunicare con coloro che controllano gli armamenti nucleari durante una crisi internazionale? Scenari da incubo!

L’eliminazione delle armi nucleari è un imperativo per la sopravvivenza dell’umanità. Qualcuno ne parlerà nei programmi e nella campagna elettorale?

Impegniamoci nella mobilitazione nazionale del 20 gennaio a Ghedi per la rimozione delle testate termonucleari in Italia e per la firma del Tpan (a Ghedi c’è anche una fabbrica della famigerata Rwm).

*Angelo Baracca

Si legga anche l’articolo scritto da Olivier Turquet su Pressenza  relativo all’incontro del 12 gennaio allo Spazio InKiostro.