La ferita aperta di Castello, dove l’urbanistica-accozzaglia vince

La Variante del PUE (Piano Urbanistico Esecutivo) di Castello, adottata dalla Giunta Comunale lo scorso giugno, fa seguito a una serie di atti che da decenni si sono alternati, senza alcuna efficacia, se non quella di testimoniare la profonda incapacità della locale classe politica ed economica, non in grado di proporre scenari urbani e territoriali all’altezza dello straordinario valore storico e paesaggistico di Firenze e del suo ambiente di vita.

L’area di Castello è una ferita ancora aperta e irrisolta nel panorama metropolitano, che a questo punto, con le nuove previsioni della cittadella viola, del nuovo aeroporto, della terza corsia dell’autostrada e dello svincolo di Peretola, rischia di alimentare una cancrena territoriale di ben più vaste proporzioni.

La Giunta Nardella propone l’atto in questione, ossia la Variante, nelle vesti di un Piano Attuativo, ricorrendo alla Legge urbanistica Nazionale, quella del 1942, e alla Legge urbanistica Regionale, quella del 2014.

Dalle norme del PUE di Castello

In entrambi i casi le norme affermano infatti che il Piano Comunale è attuato mediante l’approvazione di Piani particolareggiati di iniziativa pubblica. Stabiliti i contenuti, questi piani assumono su di sé il compito di dare concreta attuazione a quanto previsto con certezza mediante l’individuazione dei lotti edificabili, degli espropri, delle funzioni, delle tipologie edilizie e delle norme di trasformazione.

Univocità delle previsioni e certezza della loro attuazione sono gli elementi fondanti di un Piano Attuativo che altrimenti non potrebbe essere considerato tale.

Ed è proprio quanto accade a Castello, dove la Variante della Giunta Nardella presenta un alto grado di aleatorietà delle prescrizioni.

La Mercafir, lo Studentato, il Parco, le Residenze previste non potranno essere realizzate se non a condizione che siano soddisfatti i requisiti esterni alla dinamica attuativa della Variante stessa. In particolare, dipendono dalla dismissione dell’attuale aeroporto, dalla costruzione del nuovo aeroporto e dall’interramento dell’elettrodotto dell’alta tensione che attraversa l’area. Non è chiaro poi se il tanto sbandierato Parco, in realtà una vera e propria area di rispetto dell’aeroporto, sarà di 80 ettari o molti meno, visto che il terminal passeggeri e il piazzale di parcheggio degli aeromobili del nuovo aeroporto, ne occuperanno ben 25 ettari nella parte meridionale, a ridosso del via vai dei 4,5 milioni di passeggeri previsti e dei gas di scarico e del rombo degli aerei in sosta. Può essere questo un Parco?

L’eventuale approvazione della Variante non avrebbe oggi alcuna efficacia attuativa in sé, sarebbe un vero e proprio bluff se non a condizione che Toscana Aeroporti, Terna s.p.a., fratelli Della Valle, soc. Autostrade s.p.a. portino a compimento i loro progetti e avrebbe solo la funzione di inaugurare l’iter amministrativo volto alla cementificazione dell’intera area a nord-ovest di Firenze.

Proprio per questo riteniamo che la Variante del PUE di Castello sia una sorta di Frankenstein urbanistico, per ora in stand-by, un’accozzaglia di previsioni maldestramente suturate che necessitano dell’altrui “soffio vitale” per potersi animare.

Ma proprio qui sta la doppia malignità di questo falso-piano: creare, ottenuta l’approvazione da parte della sola Giunta, le condizioni per dispiegare gli altri interventi previsti, sommergendo di cemento la Piana metropolitana.

Si sta parlando dell’invasione che i padroni del cemento vorrebbero attuare occupando/consumando circa 600 ettari di suolo, sprecando circa 1,5 miliardi di finanziamenti pubblici e privati.

Per questi motivi pensiamo che la Variante del PUE di Castello, da parte dell’attuale amministrazione comunale, debba essere ritirata in toto perché non è un Piano attuativo; tutt’al più deve essere derubricata a Programma di indirizzo territoriale, di ben altra portata ed efficacia.

Ci meraviglia anche il silenzio non solo degli ordini professionali ma del mondo accademico di fronte a questa torsione avventurista e irresponsabile della cultura e della disciplina urbanistica.

Non tutto è perduto, il 3 ottobre scade il termine per la presentazione delle osservazioni al falso-piano di Castello.

Facciamoci sentire!

*Antonio Fiorentino