Julian Assange: “Vogliono uccidermi, sostituitemi nella ricerca della verità”. L’appello dal carcere di massima sicurezza

“Una superpotenza (gli Stati Uniti, ndr) che si è preparata per 9 anni, con centinaia di persone e milioni di dollari spesi su questo caso. Sono senza difese e conto su di te e altre brave persone per salvarmi la vita. Sono integro, anche se letteralmente circondato da assassini, ma i giorni in cui potevo leggere, parlare e organizzarmi per difendere me stesso, i miei ideali e il mio popolo, sono finiti, finché non sarò di nuovo libero! Tutti gli altri devono sostituirmi. Il governo statunitense, o piuttosto, quei deprecabili elementi al suo interno che odiano la verità, la libertà e la giustizia, vogliono barare per portarmi all’estradizione e alla morte, piuttosto che permettere al pubblico di ascoltare la verità, per la quale ho vinto il più alto riconoscimento del giornalismo e sono stato nominato per 7 volte al Nobel per la Pace. La verità, in definitiva, è tutto ciò che abbiamo”.

È questa una parte del testo della lettera attribuita ad Julian Assange, come riporta il sito italiano Voci dall’estero, e inviata al giornalista indipendente Gordon Dimmack, che ha stabilito nelle ultime settimane una corrispondenza con il fondatore di Wikileacks.

Attualmente Assange è detenuto nella prigione di massima sicurezza di Belmarsh in Inghilterra, e la lettera, scritta a mano, con una calligrafia attribuibile proprio a lui. La lettera, datata 13 maggio 2019, rivela le condizioni di prigionia di Assange e le sue difficoltà nel costruire la propria difesa. E, come abbiamo letto, anche una critica ai tentativi di Washington di soffocare la libertà di stampa, e una chiamata all’azione che ci riguarda direttamente.

Ecco il video con cui Dimmack presenta la lettera.