Le sette picche doppiate di Augusto De Angelis

Prima di addentrarci nella trama di questo giallo è opportuno spendere alcune righe per far conoscere Augusto De Angelis.

Se Scerbanenco è ritenuto, a ragione, l’autore a cui far risalire l’origine del noir italiano, per quanto riguarda il giallo non possiamo non attribuire a De Angelis tale riconoscimento.

Conferma di quanto detto è riscontrabile proprio nella prefazione a Le sette picche doppiate che dà alcuni spunti interessanti proprio su cosa è un giallo. Morto nel ’44, in seguito alle percosse subite per l’aggressione di un fascista, si è fatto conoscere per i romanzi con protagonista il commissario De Vincenzi.

Passiamo quindi a parlare di questo giallo. Milano, la “Milano bene” è la cosiddetta materia su cui si dipana la trama di questo libro, anzi di questa indagine. La buona società fatta di conti, marchesi, baroni e commendatori che per non annoiarsi si cimenta nel “Gioco del ponte”. Un gioco che richiede astuzia, calcolo, memoria ed intuizione.

E’ in questa atmosfera che il commissario De Vincenzi dovrà indagare l’avvenuto omicidio. La sua entrata in scena è preceduta dalle prime indagini portate avanti da uno dei giocatori in quanto investigatore privato. De Vincenzi si fa guidare dalla logica e dalla ragione trovandosi di fronte ad un delitto studiato e perfettamente eseguito, che ricorre agli insegnamenti del mestiere: studiare l’ambiente per “conoscere” il morto visto che non tutto si svolge secondo una logica. Per questo diffida dei metodi di indagine induttivi. Se ci trovassimo di fronte a delitti della povera gente tutto sarebbe più semplice per un commissario che non è mai stato capace di assistere al pianto di una donna. E comunque, se è sorta la curiosità per il gioco del ponte, potete leggere l’appendice a questo giallo.

Edoardo Todaro

Augusto De Angelis, Le sette picche doppiate, Cento Autori, Napoli 2019, pp 301, euro 14,25