Colao, Giani e i carri armati. Cronache dall’esplosione della democrazia (a 5.000°)

Mentre il governo PD5S si appresta a discutere il Piano di Rinascita (sic) del Paese, restiamo basiti dagli esiti del documento espresso dalla task force guidata da Vittorio Colao che ne dovrebbe costituire l’asse portante. Tra le varie “Iniziative per il rilancio” l’individuazione delle infrastrutture di interesse strategico e la creazione di un presidio di esecuzione che elimini gli ostacoli alla loro realizzazione con “leggi o protocolli nazionali di realizzazione non opponibili da enti locali“. In buona sostanza una sospensione della democrazia in nome del profitto di quei gruppi di potere che finanziano trasversalmente la politica del nostro paese. Una politica devastata, ma sempre cara ai liberisti italioti che al rischio di impresa preferiscono l’accesso incondizionato al debito pubblico. Alle nostre tasche, in sostanza.

Eugenio Giani, candidato presidente del Pd alle regionali, mentre fa Grandi Opere

Questa idea di costruire le Grandi opere in barba ai voleri degli enti locali, Comuni, Province e Regioni, che teoricamente dovrebbero essere più vicini al sentimento e ai bisogni dei cittadini, ci fa però capire come Colao e chi gli tiene bordone siano degli illusi. La Toscana è come sempre, e come certifica ogni dichiarazione della Giunta regionale, all’avanguardia, eccellenza tra le eccellenze, innovatrice di metodi e costumi Since 1970.

Per fare le Grandi opere nella nostra regione non servono infatti le leggi Colao. Agli elettori tafazziani che alla prosperità di un nuovo modello di sviluppo basato sul benessere, il rispetto degli ecosistemi e dei diritti della persona, preferiscono foraggiare il groviglio armonioso tra politica&imprese (e mafie, ça va sans dire, vedi Tav fiorentina), basterà eleggere come nuovo presidente il renziano Eugenio Giani, adottato per i noti motivi da un Partito Democratico e dai satelliti acchiappa… voti a sinistra, incapaci di politiche indipendenti dai Poteri consolidati.

Giani se vuole costruire una Grande opera contro il volere dei cittadini userà infatti l’esercito, come fosse in una democratura di marca cinese, putiniana o trumpiana. Per costruire il nuovo grande inceneritore della Toscana pochi giorni fa ha detto che dopo aver scelto il sito su quello vado a diritto con i carri armati”.

Quando su La Città invisibile leggete la nostra critica alle mega infrastrutture in genere trovate la definizione di Grandi Opere Inutili e Imposte (GOII). Mai però avremmo pensato che ad imporle sarebbe servita la violenza di tank guidati da un personaggio avvezzo più ai rinfreschi e ai tramezzini che a cingoli, cannoni e soldatini.

Eugenio Giani e il suo mentore, Matteo Renzi

Non sappiamo se ridere, questo pezzo temiamo che alla lunga si trasformi in satira politica più che analisi dell’esistente, o se pensare che la crisi del Coronavirus (o del capitalismo globalizzato per i palati più fini), possa nei prossimi mesi travolgere la democrazia per come l’abbiamo conosciuta dall’approvazione della Costituzione ad oggi.

Se propendiamo per la prima ipotesi non ci resta che sbellicarci nell’ascoltare il lukashenko dei poveri affermare come un pappalardo qualsiasi che oggi “con un termovalorizzatore fatto bene, con camere di post combustione che arrivano a oltre 5.000 gradi, viene restituito vapore acqueo non diossina”, anche perché se una cosa brucia a 5.000 gradi ti trovi sulla superficie del Sole e la diossina è davvero l’ultimo dei tuoi problemi.

Oppure, se tentiamo di rimanere seri e desideriamo un futuro capace di approfittare dell’attuale crisi causata dalla pandemia per definire una società meno violenta, più accogliente e rispettosa dei bisogni delle comunità, invitiamo i vari Colao, Giani, Bonomi, tutti quelli che mostrano i muscoli perché mai sono stati così deboli, tutti coloro abituati agli stantii odori di chiese e massonerie, a lasciar perdere. Finitela una buona volta con l’attaccare i diritti e i bisogni di chiunque abbia la ventura di vivere nel Belpaese in nome del profitto di pochi e devastando la natura. 

Senza la gente, non si decide niente” è lo slogan di chi ha fermato, semplicemente grazie alla mobilitazione personale di decine di migliaia di persone e alle leggi che volete abolire, l’inceneritore di Firenze. Vi fermeremo di nuovo, perché con o senza i carri armati avete stancato, basta. Siete bolsi e anacronistici, smettetela per favore di condizionare le nostre vite.

*perUnaltracittà – laboratorio politico