Domenica 21 giugno: “Coordinamento delle comunità contadine Toscane” in piazza S. Spirito, Firenze

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Domenica 21 giugno alle ore 15 in piazza S. Spirito, a lato dello storico mercato contadino di Firenze della Fierucola, il “Coordinamento delle comunità contadine Toscane” organizza un incontro pubblico, in cui sarà presentato il documento (vedi sotto) che è stato scritto nelle precedenti assemblee da tutti coloro che hanno iniziato questo percorso politico e rivendicativo.

Produttori agricoli, ex consumatori e nuovi co-produttori, singoli o riuniti in comunità, GAS, spacci autogestiti, o semplicemente interessati vi aspettiamo per conoscere, discutere e sottoscrivere le nostre riflessioni e le nostre/vostre rivendicazioni.

A partire dalla Dichiarazione ONU sui diritti dei contadini e delle altre persone che lavorano nel contesto rurale, che indica chiaramente le politiche che i governi e le amministrazioni locali devono applicare, consideriamo le rivendicazioni contadine come diritti umani collettivi, quindi universali e non contrattabili, i riconoscimenti e le richieste del nostro documento entrano in questo quadro.
 
La nostra è una lotta locale ma si riconosce in una collettività di lotte per il riconoscimento dei diritti contadini molto più grande.
In questo momento di incertezza in cui molte categorie di lavoratori avanzano le loro giuste richieste anche il mondo contadino vuole prendere parola ed esporre la propria analisi e le proprie rivendicazioni e cerca di unire le forze con gli sfruttati del comparto di produzione alimentare (operai dell’industria alimentare e migranti) e con quella parte di popolazione urbana (in aumento) che attraverso il consumo critico cerca legami con il proprio territorio e la propria autodeterminazione alimentare.
 
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Siamo le contadine e i contadini toscani

Veniamo da terre diverse e lontane tra loro. Ogni giorno, anche durante il regime di quarantena e nonostante il blocco immotivato delle nostre reti locali di distribuzione, assistiamo le nostre comunità garantendo cibo sano, genuino e libero da sfruttamento. Vorremmo essere precisi nell’identificare e distinguere coloro che praticano un’attività contadina da quelli che invece intendono la terra e l’agricoltura come una mera attività commerciale fine a massimizzare le rese ed i profitti.

In primo luogo la figura contadina svolge attraverso la conoscenza del territorio e dei sistemi naturali locali un ruolo fondamentale di custodia, preservazione e miglioramento delle terre e dell’ambiente in cui vive e lavora. L’attività contadina agroecologica si esercita da solo/a o in associazione con altri come comunità. Stiamo parlando di attività di piccola produzione agricola e di sussistenza, orientate in caso di eccedenze ad un mercato locale. Essa si affida prevalentemente al lavoro familiare e comunitario, o ad altri modi non monetizzati di organizzare il lavoro, come il mutuo aiuto. L’agricoltura contadina dipende intrinsecamente dalla terra e dalla comunità territoriale circostante.

Il sistema prevalente di produzione e distribuzione del cibo in Italia e nei paesi dell’area OCSE è caratterizzato dal dominio delle grandi Catene Industriali e dal sistema della Grande Distribuzione Organizzata. Noi pensiamo che questo regime debba essere progressivamente sostituito dai sistemi locali delle reti alimentari contadine, reti che attualmente sono vitali ma, troppo spesso, residuali. Pensiamo che questa graduale sostituzione sia vantaggiosa ed urgente dal punto di vista agricolo, economico, sociale ed ecologico. L’alimentazione sana e locale costituisce la prima forma di tutela della salute e garantisce un corretto sviluppo delle difese immunitarie, dunque la produzione, circolazione e l’accesso ai prodotti agroecologici devono essere sostenuti ed incentivati dalle amministrazioni pubbliche.

Il modello agroindustriale è un sistema di produzione e distribuzione del cibo che provoca morte e sfruttamento. Esso oltre a contribuire all’avvelenamento delle acque e alla sterilità dei suoli a causa dell’utilizzo massiccio della chimica è responsabile per 1/3 delle emissioni di Co2 nel pianeta. Il suo funzionamento è basato sulle condizioni di miseria e schiavitù alle quali i braccianti (nei campi, nella logistica e nell’industria alimentare) sono sottoposti.

Le istituzioni europee, nazionali e locali ormai da alcuni anni esercitano una contraddittoria retorica ambientalista, promuovendo a parole lo sviluppo di attività rurali e biologiche. Questi proclami, spesso accompagnati da normative indecifrabili e prive di vincoli reali, favoriscono e promuovono quelle grandi aziende che attraverso i finanziamenti PAC ed altri incentivi possono così sviluppare il loro mercato alimentare destinato al consumo dei più abbienti. Inoltre queste aziende praticano la monocultura e gestioni agronomiche intensive parimenti alle aziende convenzionali. L’accesso alla terra per le piccole realtà contadine che favoriscono i processi partecipativi per l’Autodeterminazione alimentare è spesso ostacolato da un quadro burocratico e normativo che costringe il contadino a farsi imprenditore. Il cibo da risorsa essenziale alla vita diviene merce di consumo e non diritto inalienabile.

SECONDO QUESTE CONSIDERAZIONI GENERALI ESIGIAMO DA PARTE DELLA REGIONE TOSCANA E DAI COMUNI CHE:

1) vengano riconosciute le comunità contadine diffuse che, se organizzate su base comunitaria ed assembleare, possano operare nel proprio territorio senza rispondere al quadro normativo agricolo vigente;

2) le pratiche contadine (come lo scambio e distribuzione dei prodotti agricoli, il mutuo aiuto lavorativo e la riproduzione e scambio delle sementi ) non siano considerate atti commerciali ma servizi alla comunità;

3) la Garanzia Partecipata sia riconosciuta come forma di autocontrollo comunitario. Questo sistema garantisce, all’interno dei circuiti di economia locale, la trasparenza nella realizzazione e nella distribuzione del cibo, svincola i contadini e le contadine dall’agribusiness e dai sistemi ufficiali di certificazione. Inoltre la garanzia partecipata rende localmente visibili le responsabilità ambientali implicate nelle pratiche agricole e la costruzione dei prezzi dei prodotti;

4) nell’eventualità di altri episodi di emergenza i GAS, gli empori di comunità ed i mercati contadini continuino ad operare per garantire l’accesso a una alimentazione sana e genuina nel rispetto del principio dell’Autodeterminazione alimentare; essi dovranno essere tutelati e incentivati in quanto portatori all’interno delle città di cibo sano e genuino, indispensabile per la salute collettiva;

5) i mercati contadini organizzati dalle stesse comunità debbano poter disporre del suolo pubblico gratuito e avere un accesso facilitato a piazze e spazi comunali. Questi mercati che svolgono un importante funzione di sensibilizzazione e aggregazione non devono essere equiparati alle attività commerciali che si svolgono nei mercati comunali;

6) le pratiche burocratiche legate alle attività contadine siano espletate da funzionari pubblici e non dalle organizzazioni di categoria (come ad esempio: CIA, Coldiretti, Confagricoltura), creando sportelli comunali ai quali i produttori delle comunità possano rivolgersi;

7) limitino fortemente l’uso dei pesticidi e al contempo istituiscano – con l’aiuto di contadine, contadini, ricercatrici, ricercatori e docenti – sportelli di consulenza, corsi di formazione, workshops e attività di tutoraggio al fine di favorire la conversione agroecologica dei propri territori. Sostenendo nuovi insediamenti e aiutando la transizione di aziende esistenti dal convenzionale a agricolture ecologiche le amministrazioni pubbliche possono svolgere un ruolo dentro alla transizione ecologica.

*Coordinamento delle Comunità Contadine Toscane

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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