Decreto semplificazione e grandi opere: una gran porcata

Confermo: è una porcata!

Ero studente di architettura nel 1975 quando sentii parlare, per la prima volta, della “variante stradale di Grassina” che avrebbe dovuto liberare la frazione di Bagno a Ripoli dal traffico veicolare (l’opera non è ancora realizzata).

Ero funzionario della regione negli anni ’90 quando dovetti occuparmi del TAV inteso come stazione e sottoattraversamento in tunnel di Firenze (le opere non sono ancora realizzate).

Ero sempre in Regione quando arrivò nel 1999 il progetto della Tirrenica, prima come superstrada, poi, con un cambio totale di strategia, come autostrada, successivamente di nuovo ipotizzata come strada a 4 corsie (ovviamente anch’essa rigorosamente ad oggi non realizzata).

Tutte queste opere, come centinaia di altre simili, sono state sottoposte a procedure di VIA concluse almeno 20 anni or sono con esito positivo.

Si può quindi facilmente dedurre che se ancora tante infrastrutture, dopo quasi 50 anni, non ci sono, non possono essere imputati alle procedure di VIA i cronici ritardi nella loro realizzazione.

E allora perché nel decreto semplificazione c’è un articolo 37 che si preoccupa di dimezzare tutti i tempi delle procedure di compatibilità ambientale?

Perché addirittura si è scelto per le procedure di Verifica (quelle necessarie a capire se un’opera deve essere sottoposta a VIA oppure può andare spedita verso la sua definitiva approvazione) di dare alla pubblica amministrazione, dal deposito del progetto, SOLO CINQUE GIORNI per verificare la completezza dei documenti, escludendo la possibilità di chiedere, durante l’istruttoria, integrazioni necessarie a comprenderne i reali impatti ambientali?

Pensate cosa accadrà se, come devo immaginare, molti presenteranno furbescamente i documenti il venerdì e l’amministrazione entro il mercoledì successivo dovrà aver già letto tutto, giudicandone i contenuti e chiedendo eventualmente integrazioni atte ad approfondire gli eventuali impatti procurati dall’opera.

Perché, in ultimo, si sono compressi in modo esagerato i tempi per l’espressione del necessario parere delle Soprintendenze?

Non ci vuole né una laurea, né una specializzazione per capire che a qualcuno queste procedure non piacciono e non sono mai piaciute, considerato che il ventilato “silenzio- assenso” era già stato bocciato nel 2015 dal Consiglio di Stato, e che quindi non potendo ripresentarlo bisognava trovare un altro sistema per togliersi dai ” gabbasisi” definitivamente ciò che certa politica ritiene un impedimento all’attuazione delle proprie volontà.

Ciò vale anche per le “famigerate” soprintendenze, ritenute pubblicamente da qualcuno la palla al piede dello sviluppo di questo paese.

E’ bene avere consapevolezza che la “manina” che ha lavorato al testo dell’articolo 37 del decreto semplificazione è di persona esperta, preparata, che ha avuto ben chiari i propri obiettivi e i risultati che avrebbe ottenuto.

Lascio ai lettori la ricostruzione temporale delle dichiarazioni e dei comportamenti precedenti al decreto semplificazione, ricostruzione necessaria a chiarire chi è l’autore di ciò che mi permetto confermare come una gran PORCATA.

*Fabio Zita