Diritto alla Salute: nove proposte per il Servizio Sanitario Nazionale

Potenziare e riqualificare il Servizio Sanitario Nazionale al di là dell’emergenza Covid-19;
Respingere le richieste di regionalismo differenziato;
Tutelare la salute sui luoghi di lavoro e di vita.

Incrementare progressivamente nei prossimi 4 anni il Fondo Sanitario Nazionale di almeno 40 miliardi e aumentare i fondi per la ricerca pubblica di base, traslazionale ed applicata, in forma congiunta tra Università, Istituti di Ricerca e Servizio Sanitario Nazionale, destinando a tal fine finanziamenti del Recovery Fund, come previsto dal piano Next Generation EU;

Destinare le maggiori risorse a piani di potenziamento e riqualificazione delle strutture pubbliche sanitarie e sociosanitarie elaborati dalle Regioni, col coinvolgimento dei Comuni e sulla base di standard nazionali approvati dal Parlamento (LEA). Tali piani debbono essere messi a punto alla luce delle gravi lacune generate da decenni di sottofinanziamento e privatizzazioni e messe in evidenza dall’epidemia Covid-19, e vertere su tre assi verticali territorio e sanità di prossimità, ospedali in rete e salute e ambiente e due trasversali conoscenza per la salute e innovazione digitale per il Ssn, già indicati dal ministero.

Abbandonare e invertire il processo di esternalizzazione dei servizi e dell’accreditamento di erogatori privati, che assorbono ormai gran parte dei finanziamenti superando il 50% in molte Regioni, attraverso un esteso percorso di ritorno alla gestione diretta.

Abolire le agevolazioni fiscali per le prestazioni integrative e sostitutive dei livelli essenziali di assistenza acquisite privatamente sia in forma diretta che intermediata da assicurazioni e fondi sanitari e attuare il Piano Nazionale di governo delle Liste di Attesa per il Triennio 2019-2021 in tema di rimborso delle spese sostenute dai cittadini per inadempienza dei servizi.

Abolire il numero chiuso in Medicina e Chirurgia, in tutti i corsi di Laurea delle Professioni Sanitarie e di interesse Sanitario, eliminare l’imbuto formativo per l’accesso ai Corsi di Specializzazione e piena integrazione col personale e le strutture del Servizio Sanitario Nazionale.

Istituire il contratto nazionale unico per tutti gli operatori sanitari compresi i medici e i pediatri di base e gli specialisti ambulatoriali convenzionati.

Realizzare un’industria pubblica del farmaco, dei reattivi di laboratorio e dei dispositivi biomedicali, contro speculazioni e ricatti delle multinazionali farmaceutiche, coinvolgendo le strutture del Servizio Sanitario Nazionale e quelle militari già deputate alla produzione di farmaci.

Ridurre le dimensioni delle ASL e dei Distretti e democratizzarle col superamento della figura del Direttore Generale e il recupero della centralità della partecipazione diretta degli assistiti, delle loro associazioni e dei Comuni attraverso la previsione nelle norme regionali del carattere concorrente e vincolante delle procedure di indirizzo, valutazione e controllo delle Conferenze Territoriali dei Comuni.

Respingere le richieste di regionalismo differenziato già avanzate da Lombardia, Veneto ed EmiliaRomagna, e contrastare il sovranismo delle regioni e dei loro sistemi di potere con la rimodulazione dei Livelli Essenziali di Assistenza e l’inserimento di standard delle strutture sanitarie e socio-sanitarie definiti dal Parlamento, con il ricorso all’art.120 che consente al Governo di sostituirsi a organi delle Regioni in caso di pericolo grave per l’incolumità e la sicurezza pubblica, ovvero quando lo richieda la tutela dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali, attuando una leale collaborazione tra Stato, Regioni e Comuni, nello spirito della legge 833/78, restituendo ad ognuno il ruolo previsto dall’ art. 114 della Costituzione tramite Patti per la Salute quale strumento attuativo della programmazione nazionale, senza modifiche della Costituzione vigente e senza ulteriore regionalizzazione della funzione legislativa.

*Forum per il Diritto alla Salute