“Rendita parassitaria pura”, sostenuta dal voto congiunto di Pd e Lega in Toscana

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Una mozione vergognosa, votata da Lega e Pd – felicemente insieme al governo delle “cose concrete” in Toscana e avversari politici solo a vantaggio di telecamera – per chiedere allo Stato italiano di “difendere in sede europea l’estensione della durata delle concessioni demaniali delle coste”. Cioè di garantire fino al 2033 quell’inaccettabile concentrato di privilegi che ha portato alla svendita e alla privatizzazione delle spiagge italiane e ad un danno erariale esorbitante. L’Unione europea  aveva già eccepito nel 2006 con una Direttiva ad hoc tuttora ignorata dalla politica italiana che evita così una virtuosa concorrenza nel settore a vantaggio dei pochi e “storici” detentori delle concessioni. La mozione approvata dal Consiglio regionale vede gioire all’unisono Elisa Montemagni della Lega e Andrea Pieroni del Partito Democratico con il plauso degli “imprenditori dell’ombrellone” della costa tirrenica. 

Meno incassi più danni alla società

Chiunque voglia ragionare con onestà intellettuale su questo tema si accorge dei danni che la conservazione di questo privilegio porta a tutta la società. Danni evidentemente economici e con ovvie ricadute sui servizi pubblici, colpendo così soprattutto una classe media sempre più impoverita e i più fragili della nostra società. Basta fare due conti sulla posta in gioco. Gli imprenditori balneari, che per linea famigliare si tramandano la fortuna, godono di un giro d’affari annuo di almeno 15 miliardi di euro (Fonte Nomisma) e pagano questo privilegio alle casse dello Stato appena 103 milioni di euro l’anno (dati 2016, gli ultimi disponibili grazie alla sempre puntuale trasparenza delle istituzioni).

La Toscana sta coi “più forti”

La Toscana è uno dei territori più “generosi” verso chi ha già. E non pare proprio un caso che sia una delle ultime Regioni a non essersi dotata di una legge regolatrice. Il mercato protetto di chi ostacola la concorrenza nelle province di Massa Carrara, Lucca, Pisa, Livorno e Grosseto, occupa oltre la metà dei 270 chilometri di spiagge disponibili con stabilimenti, campeggi, circoli e complessi turistici per un totale di 4.744 concessioni di demanio costiero. Tutti insieme pagano appena 11 milioni di euro.

Legambiente ha rilasciato l’estate scorsa un Rapporto sul fenomeno in cui si legge come in alcuni Comuni si arrivi “al 90% di spiagge occupate da concessioni balneari. E in alcune aree il continuum di stabilimenti assume forme incredibili, come in Versilia e parte della provincia di Massa Carrara, dove sono presenti 683 stabilimenti su 29,8 chilometri di costa. Il record lo stabilisce Forte dei Marmi, dove lungo 4,7 km di linea costiera si contano ben 125 stabilimenti, per un’occupazione del 93,7% della costa e persino sull’unica spiaggia comunale ora si affittano ombrelloni”. Cifre scandalose, che non hanno bisogno di commento.

Due conti in tasca ai privilegiati

E scandalosi sono gli incassi. Se 15 miliardi di euro sono una cifra troppo grande da comprendere ecco che ci aiutano alcuni esempi concreti a capire quanto la collettività sia colpita da questa politica protezionistica.

Twiga Club Beach, sempre a Forte dei Marmi, paga 17.619 euro l’anno di canone per 4.485 metri quadri. Se per godervi il mare versiliese volete affittare 2 letti marocchini, un tavolo centrale e 4 lettini dovete tirar fuori ben 1000 euro al giorno. Bastano 17 clienti di una mattina assolata d’estate per godere di un fatturato intorno ai quattro milioni annui, sempre per il Rapporto Legambiente. Due anni fa proprio il proprietario del Twiga, Fabio Briatore, ebbe il coraggio di affermare al Corriere della Sera che “gli affitti delle concessioni balneari andrebbero rivisti tutti. E almeno triplicati” (sic). A Gian Antonio Stella che lo incalzava con un secco “Rendita parassitaria pura” rispose “Esatto”.

Cosa succede in Europa, quella seria

Oggi Pd e Lega stanno quindi con la “rendita parassitaria pura” evocata proprio da uno dei grandi beneficiari della derogabilissima legge italiana. Già, perché siamo una mosca bianca tra i paesi civili mediterranei. In Francia una concessione arriva al massimo a 12 anni e ben l’80% del litorale deve rimanere libero. In Croazia le concessioni vanno sempre a gara per massimo 5 anni. In Spagna l’eventuale proroga passa da un’attenta verifica del carico ambientale prodotto dallo stabilimento. Anche in Grecia gli imprenditori devono gareggiare e offrire il meglio che possono alla cittadinanza e allo Stato.

Neanche la pandemia ha fermato i prezzi

Qualcuno dirà che c’è la pandemia. I nostri cari imprenditori soffriranno come non mai. È ingiusto applicare loro le norme della concorrenza in una fase del genere. Peccato che nel 2020, pur in piena emergenza sanitaria, le coste italiane registravano il tutto esaurito e nel contempo i prezzi e i fatturati crescevano: se nel 2019 la spesa media nazionale per affittare due lettini ed un ombrellone era di 20,54 euro nel 2020 è passata a 20,93 euro (Fonte Centro Studi Ircaf).

La falsa retorica di Pd e Lega

Naturalmente il comportamento di Lega e Pd in Toscana fa naufragare il “senso delle istituzioni” e “l’europeismo” a cui la loro retorica ci ha abituato. Per la Corte di giustizia europea, infatti, “il diritto dell’Unione osta a che le concessioni per l’esercizio delle attività turistico-ricreative nelle aree demaniali marittime e lacustri siano prorogate in modo automatico in assenza di qualsiasi procedura di selezione dei potenziali candidati”. Anche la Ragioneria di Stato viene bellamente ignorata: “Le disposizioni in esame non risultano in linea con l’ottimale utilizzo dei beni pubblici, nel rispetto dell’interesse pubblico generale”. 

Il bene comune negato

Infine permetteteci di pensare solo un attimo a quante risorse si potrebbero recuperare se intanto, in attesa delle gare, si portasse il valore delle concessioni balneari ad un misero 10% del fatturato, che ricordiamo è stimato in 15 miliardi l’anno. Otterremmo la cifra per niente indifferente di 1,5 miliardi invece dei 103 milioni che incassiamo oggi. Potremmo spenderli per tantissimi servizi pubblici utili alla collettività piuttosto che garantire i privilegi milionari di un pugno di imprenditori spalleggiati dalla politica.

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