Estradizione, giustizialismo e controllo sociale

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Anais Ginori su Repubblica sta facendo campagna in favore delle estradizioni dei rifugiati italiani. Per replicare all’appello di un gruppo di intellettuali francesi che chiedeva al proprio governo di confermare la politica di accoglienza dei fuoriusciti italiani, sceglie la voce del professor Marc Lazar. Lo studioso dice che in Francia si ascoltano poco le voci dell’associazionismo vittimario. Dieci anni fa, quando lo intervistai per Liberazione affermava cose diverse, «dopo la dietrologia e le commissioni d’inchiesta parlamentare – spiegava – sono arrivate le testimonianze dei protagonisti della lotta armata e dei familiari delle vittime, ora è il tempo degli storici». Potete leggere in allegato l’intero contenuto dell’intervista, ancora perfettamente attuale. Le lettera degli intellettuali diceva anche questo: dopo quarant’anni si può e si deve storicizzare. A suo modo anche la giustizia storicizza, per questo esiste l’istituto della prescrizione del reato e della estinzione della pena, come sa bene il ministro Catarbia, perché esiste un rapporto insopprimibile tra giustizia e tempo. Un processo senza fine e una punizione infinita, lo dice la dottrina giuridica e la costituzione, non sono giustizia. Processo e sanzione perdono senso. In Italia i crimini di guerra e del nazifascismo che avevano inferto al Paese morte, fame, dolore e tolto la libertà sono stati indultati e amnistiati dopo appena 5 anni. Quei giovani che negli anni Settanta presero le armi per cambiare le condizioni di vita nel loro Paese hanno scontato più decenni della loro esistenza nelle carceri speciali, altri sono morti, diversi sono stati torturati, 17 di loro sono ancora rinchiusi ormai da oltre 30 anni, c’è chi è arrivato a toccare i 40. Non esiste altro esempio storico che ha subito eguale sanzione. In Francia ci sono una decina di persone ancora rifugiate, il decorso del tempo ha già prescritto parte dello loro condanne, le rimanenti stanno per estinguersi trascorsi 30 anni dalla passato in giudicato, a volte 40 dai fatti stessi. Un tempo immenso che qualcuno vuole cancellare per riempire il vuoto del presente.
Qui il testo dell’appello in italiano
Paolo Persichetti
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