Il ponte sullo Stretto: l’annuncio perenne di un bluff per tutte le stagioni

  • Tempo di lettura:5minuti
image_pdfimage_print

Cosa hanno in comune i Testimoni di Geova con i fan del Ponte sullo Stretto: i primi annunciano la prossima fine del mondo, i secondi annunciano costantemente l’imminente costruzione con tanto di date di inaugurazione. I Testimoni di Geova nei primi anni di attività indicavano anche loro date precise in cui si sarebbe verificata la fine del mondo. Oggi, dopo molte rettifiche, si limitano ad affermare che essa è imminente. Al contrario dei Pontisti che continuano a dare numeri di anni. Dagli anni novanta al 2026, ultima previsione, quasi ogni anno avrebbe dovuto vedere il battesimo del Ponte. Ma come i testimoni di Geova attendono invano la fine del mondo, così i PONTISTI ATTENDONO SE NON LA POSA DELLA PRIMA PIETRA, CHE SAREBBE TROPPO, ALMENO IL PROGETTO ESECUTIVO, CHE PURE NON SI REALIZZA MAI!

Gli attuali animatori del – molto presunto – tentativo di rilancio del progetto omettono infatti un passaggio fondamentale, decisivo nel 2013 per la cancellazione ufficiale del progetto, l’annullamento di tutti i contratti allora in essere e la liquidazione della società concessionaria, La Stretto di Messina spa: Il coordinatore tecnico-scientifico del progetto aveva ammesso che, a fronte di numerose edizioni di un progetto infinito, quella decisiva per dimostrarne la realizzabilità, la progettazione esecutiva, NON SI ERA MAI REALIZZATA PERCHE’ AVREBBE DIMOSTRATO L’ESATTO CONTRARIO DELLA FATTIBILITA’, OVVERO LA NON REALIZZABILITA’ DEL MANUFATTO.

Foto da Wikipedia

Il progetto è giudicato allo stato non realizzabile – dalla massima autorità tecnica competente- sia nell’ultima versione con unica campata di 3,3 chilometri, sia nella versione con i piloni nello Stretto (che oggi qualcuno vorrebbe riproporre), bocciata anni prima, proprio dai luminari in materia coinvolti all’uopo dalla società e dal ministero, che avevano concluso sull’impossibilità di poggiare il manufatto su pile “nel mare”, proprio per le condizioni sismotettoniche e meteoclimatiche dello Stretto. Non parliamo delle soluzioni in tunnel, subalveo o sotterraneo, bocciate già da lustri. E sempre dai progettisti, non da tecnici critici.

Il perché di tutto ciò è semplice: non esistono ancora i materiali che assicurano le prestazioni tecnologiche necessarie per costruirlo. Questo enorme problema non è ovviamente menzionato dai politici che, probabilmente non avendo nessuna voglia né alcuna capacità di fare i conti con i reali bisogni e le vere prospettive di Calabria, Sicilia e Mezzogiorno, imitano Cetto La Qualunque e coprono la propria insipienza con l’urlare “facciamo il Ponte”. Con un rimbalzo mediatico certo , tra l’altro, per un argomento considerato di sicuro richiamo….da chi vive in palazzi chiusi, lontanissimi dai tessuti sociali dei contesti calabri e siculi. Dove invece prevale ormai l’insofferenza, insieme ad una certa umana comprensione e sopportazione per una politica che continua a tentare di sopravvivere, ingannando chi invece dovrebbe servire.

Il decisivo problema della “non costruibilità”, si aggiunge alle già gravissime negatività territoriali, ambientali, economiche, sociali, trasportistiche, emerse in lustri di studi sul progetto . 

Un corretto modo di vedere le cose non può che partire da due considerazioni di fondo:

  1. una infrastruttura inutilizzata altro non è che una cattedrale nel deserto, che non produce nessun effetto in termini di sviluppo, se non il semplice trascinamento keynesiano nella fase di costruzione;
  2. le infrastrutture devono essere funzionali al territorio e al suo modello di sviluppo. Allora un eccesso indiscriminato di offerta di dotazione infrastrutturale non è un fatto positivo. Forse non è neanche troppo dannoso, ma i costi in termini di costi opportunità permangono.

Il paradigma: “tutte le infrastrutture che servono, SOLO quelle che servono” sposta la problematica della costruzione del ponte su di un ambito che viene frequentemente glissato dai fautori di questa infrastruttura. Il problema non è solo infatti la fattibilità tecnica del ponte quanto la sua utilità e funzionalità al modello di sviluppo dell’area dello Stretto. E del suo paesaggio. Una grande area di sostenibilità, oggi più centrale che mai, anche per la auspicata quanto urgente riconversione ecologica dell’assetto socioeconomico E questo ribaltamento del problema ci riporta a delle conclusioni sulla sostanziale inutilità del Ponte. Oltre ai danni ambientali e territoriali e alla citata irrealizzabilità.

Il Ponte è un annuncio perenne, che ha generato e vorrebbe continuare a generare un considerevole impegno di spesa pubblica (improduttiva); che crea aspettative (lecite e illecite), visioni e sogni di una concezione di sviluppo ormai superata; è un inutile spreco di denaro pubblico che tra l’altro produce, in un periodo di risorse scarse, un effetto di spiazzamento sugli altri investimenti.

Investire sul Ponte significa precludere la possibilità di fare altri interventi  più urgenti e prioritari. In un periodo di crisi e di sacrifici come quello che stiamo attraversando la gente non è più disposta a credere alle favole. Abbiamo bisogno di infrastrutture che servano bisogni semplici della popolazione, ma tremendamente reali, come quello di non rischiare la vita a causa di una violenta pioggia.

Il giudizio tecnico-scientifico sull’opera è diverso da quello di vulgata politico-mediatica. Economisti, urbanisti, sociologi, ecologi, oltre che ingegneri e architetti dotati di un minimo di etica professionale, con una letteratura ormai vastissima (che non comprende ovviamente consulenti e progettisti desiderosi di riaprire “Il pozzo di San Patrizio” di studi e progettazioni infinite- magari per altri 50 anni e altri 500 milioni di euro) sconsigliano fortemente di impelagarsi in un progetto inutile e dannoso, che assorbirà risorse pubbliche per anni e, se pure non arriverà a devastare l’ambiente e il paesaggio dello Stretto, sottrarrà energie e risorse preziose ai veri problemi e ai progetti reali di futuro. È vero che la politica è l’arte del possibile. Ma, in questo caso, la decisione di reintortarsi nelle “procedure per costruire il Ponte” nonostante tutte le evidenze considerate, apparirebbe piuttosto simile a un elogio della Follia.

Domenico Marino e Alberto Ziparo

The following two tabs change content below.

Domenico Marino Alberto Ziparo

Domenico Marino, Professore associato di politica economica Presso l’Università Mediterranea di Reggio Calabria. Alberto Ziparo , Alberto Ziparo ingegnere urbanista docente di Pianificazione Urbanistica all’Università di Firenze.

Ultimi post di Domenico Marino Alberto Ziparo (vedi tutti)

2 commenti su “Il ponte sullo Stretto: l’annuncio perenne di un bluff per tutte le stagioni”

  1. “La Stretto di Messina spa: Il coordinatore tecnico-scientifico del progetto aveva ammesso che, a fronte di numerose edizioni di un progetto infinito, quella decisiva per dimostrarne la realizzabilità, la progettazione esecutiva, NON SI ERA MAI REALIZZATA PERCHE’ AVREBBE DIMOSTRATO L’ESATTO CONTRARIO DELLA FATTIBILITA’, OVVERO LA NON REALIZZABILITA’ DEL MANUFATTO.”
    Mi piacerebbe conoscere una fonte certa dela dichiarazione che è stata fatta!
    Grazie

    1. Ornella De Zordo

      Riceviamo dall’autore dell’articolo in risposta a quanto richiesto:
      “La fonte certa e’ il prof.Remo Calzona, emerito di tecnica delle costruzioni all’ Università “La Sapienza” di Roma, nonché consulente del Governo e del MIT (oggi MIMS) e coordinatore del comitato tecnico-scientifico del progetto del ponte sullo Stretto. Scrisse un saggio pubblicato DEI ed. In cui spiegava la non costruibilita’ del ponte a campata unica e le ragioni per cui non si erra mai fatto il progetto esecutivo: che avrebbe dimostrato proprio questo.
      Titolo’ il saggio ” La ricerca non ha fine” proprio per indicare con grande onestà professionale che per il ponte bisogna tornare alla fase di ricerca di soluzioni e soprattutto materiali tali da prefigurarne la fattibilità.
      Alla vigilia della cancellazione ufficiale del progetto (2 marzo 2013) confermo’ la circostanza con una lettera all’ allora pres.del Consiglio ,Monti, e ai Ministri interessati.Cio’ facilitò la decisione di cancellazione ufficiale , annullamento dei contratti in essere e messa in liquidazione della società.
      Va dello che la presidenza della Soc. Stretto di Messina Spa si dissocio’ dalle argomentazioni del proprio superconsulente e Massima Autorità Tecnica del progetto ,con minaccia di querela . Il prof. Calzona si disse pronto a controquerelare Non so e non credo che la vicenda giudiziaria abbia avuto seguito.
      Forse chi chiede approfondimenti lo fa perché conosce tale polemica tra la società e i suoi progettisti.
      Calzona che è certamente il massimo conoscitore del progetto nelle sue numerose edizioni- pure mai esecutive- ha ribadito quanto sopra in diversi convegni e seminari.”

      Cari saluti AZ

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Captcha *