Firenze: la rinascita dell’ecosistema della Città  Metropolitana

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2021 – Anno mondiale della riqualificazione degli ecosistemi

Anche Firenze, con tutta la sua città metropolitana posta nella media valle dell’Arno, ha, come tutti gli insediamenti umani, un proprio ecosistema di immediato riferimento, un contesto vitale che ne permette l’esistenza e la sussistenza.

Oggi si sa che la Città Metropolitana amministrativa ha confini diversi, in parte più ampi in parte più limitati, i cui territori fanno comunque parte di un “Sistema di ecosistemi” concatenati tra loro, che peraltro storicamente e ambientalmente ruotano tutti intorno all’Ecosistema del medio bacino dell’Arno. Questa è la dimensione fisica e relazionale da prendere in considerazione senza indugio, dimensione essenziale a qualsiasi ripensamento del modello territoriale metropolitano.

Qui preme sottolineare che la consapevolezza di questa appartenenza sembra del tutto dimenticata mentre si sa bene che ogni insediamento umano sopravvive ed è capace di crescere solo se è in un rapporto radicato ed attivo col proprio ecosistema, e col proprio processo evolutivo vitale, ambientale, antropico.

Urge riscoprire quindi questa necessità di sopravvivenza e questa riscoperta è una necessità a scala europea e mondiale.

Per questo invitiamo tutti al grande Cantiere della Rinascita dell’Ecosistema Metropolitano, un programma entusiasmante, vitale, creativo. Un programma concreto, solidale, pratico, e operativo.

Un inquadramento utile 

L’Ecosistema è un contesto territoriale che tiene interconnesse tutte le relazioni viventi che vi si svolgono, ambientali e antropiche, sulla base di una circolarità dei flussi energetici e viventi,  garantendo la rinnovabilità dei flussi stessi, proprio attraverso la permanenza e la rinnovabilità di   ambiti e strutture territoriali sistemiche che garantiscono l’andamento e il rinnovarsi di tali flussi e della loro fecondità.

Notoriamente nel medio bacino dell’Arno le strutture territoriali relazionali sono costituite dai monti del contrappennino Calvana-Morello-Ceceri, dalle catene collinari del Chianti fiorentino, del Montalbano, dal Fiume Arno e Bisenzio e dai corsi d’acqua minori, dalla piana alluvionale centrale che si ramifica nelle piccole pianure intervallive; e quel che più conta sono costituite dal sistema ecologico complessivo delle loro correlazioni e dai loro contributi al sistema vivente del bacino. Un bacino che tiene come in un grembo gli insediamenti umani grandi e piccoli, tutti vivificati dall’ecosistema complessivo che li supporta e li mantiene.

Ma negli ultimi 30 anni si è andata sempre più sviluppando un’inversione di tendenza: gli insediamenti tendono a saldarsi tra di loro, il consumo incontrollato del suolo si fa avanti, la città metropolitana  ribalta la propria posizione nei confronti dell’ecosistema, che anziché contenerla, viene inglobato dalla città stessa, viene frammentato in molteplici parti senza più connessione ecologica, con i frammenti di territorio pronti per essere conquistati e definitivamente incorporati, strangolati da una rete soffocante che si va infittendo continuamente.

La sarabanda di proposte estemporanee e contraddittorie che l’amministrazione fiorentina, e non solo questa, va pubblicizzando, dimostra ancora una volta da un lato la negazione della visione ecosistemica di contesto e dall’altro ne conferma la miopia culturale e politica.

Ancora la morsa non si è completamente chiusa.

Potrebbe chiudersi con la costruzione del nuovo aeroporto che va a saturare la pianura (il Parco agrario) di Sesto, di Campi, di Calenzano che oltre ai danni già noti ne produrrà uno tanto estremo quanto sottovalutato: quello della distruzione dell’Ecosistema complessivo, alterando il nodo strategico di tutte le relazioni ecologiche. Un danno irreversibile che può commettersi sotto i nostri  occhi senza che chi lo commette e chi lo subisce si rendano pienamente conto della sua portata fino a che non sarà troppo tardi.

Un danno ecosistemico che può tradursi in un danno senza ritorno. Fino al collasso.
Ecco perché lanciamo ora questo appello, per evitare la fine più grave, più triste e più e paradossale che incombe: quella di distruggere per sempre un ecosistema e la vita di una città come Firenze e la sua città metropolitana proprio usando   i fondi e le occasioni del piano europeo di riconversione ecologica.

Un danno e una beffa assolutamente inaccettabili, una proposta che viene avanzata senza il minimo pudore, in una plateale contraddizione decisamente inaccettabile. Tutti quelli che la propongono e la sostengono si stanno macchiando di un ecocidio metropolitano, di un danno per i nostri figli, che si troveranno senza il sostegno del loro Ambiente di Vita e anche pieni di debiti da risarcire.

Non si capisce come potrebbe fare l’Europa a condividere tutto questo.

Viceversa il Cantiere della Rinascita dell’Ecosistema Metropolitano può divenire un obiettivo entusiasmante, da svolgere a vari livelli, anche quello europeo, attivando dispositivi progettuali, di gestione da parte delle comunità e anche normativi, attuando finalmente la dimensione strategica e strutturale del PIT/PPR regionale e dei Piani Strutturali lungimiranti di alcuni Comuni. Azioni che potrebbero partire sperimentalmente da tutte le città convergenti sulla piana, dalle scuole e da tutti i “giovani delle periferie”, dai produttori di cibo a km 0, dagli Ecoservizi della salute, dell’Istruzione e dell’Innovazione, per una città che potrebbe porsi all’avanguardia della conversione ecologica di un’area metropolitana, a livello italiano ed europeo.

Per fare questo non possiamo più praticare le tradizionali strategie politiche degli enti locali.

Occorre invece sviluppare nuove strategie di “contagio ecologico” come vengono già sviluppate dal Biodistretto del Montalbano, dagli Orti Collettivi, dall’associazione la Spiga di Calenzano, e incoraggiare tutte le possibili strategie esperienziali che possono sviluppare un’Alterpiana di rinascita ecologica democratica nata nella Piana di oggi.

Per attivare questa strategia di rinascita degli ecosistemi della Piana si possono fornire delle Prefigurazioni Territoriali che fanno da  quadro di riferimento delle azioni utili alla riconversione e alla promozione di nuove  relazioni tra  luoghi, soggetti e comunità interessate. A questo scopo si potranno attivare Patti di collaborazione con le Amministrazioni locali, o concessioni per un uso e per una gestione aperta, non esclusiva e condivisa, delle strutture ambientali presenti e potenziali che dalla piana raggiungono le colline e gli insediamenti storici e recenti che  indichiamo in questa prefigurazione:

la Rinascita dell’ ECOSISTEMA PIANA

Qui le Cascine sperimentali , storiche e potenziali , le Aree umide SIC e  ZPS , i Corridoi ecologici  , il Verde di Relazione, i Corsi d’Acqua  e le Acque sotterranee  formano un tessuto vivente che abbraccia gli insediamenti urbani, produttivi e li riconnette con gli insediamenti e le testimonianze della storia profonda e recente.

*GRASP Laboratorio Alterpiana Giugno 2021

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