Dante a Firenze? L’albergo di lusso provvede a “celebrarlo”

Nell’anno del settecentesimo anniversario della morte di Dante, proprio nel giorno della sua scomparsa, Firenze “omaggia” il poeta inaugurando l’ultimo di una serie di alberghi di lusso che ormai hanno invaso la città, desertificandola.

Si tratta del controverso albergo di Via Palazzuolo il cui allestimento, in maniera poco originale, strizza l’occhio alle atmosfere della Divina Commedia.

Hell Room 25hours hotel Firenze – credits Studio OTTO

171 camere, 66 nel monastero della chiesa di San Paolino, 104 nella nuova costruzione sul retro, con annesso parcheggio sotterraneo in area a vincolo archeologico. Queste sono suddivise secondo la tematica Inferno o Paradiso, tra pareti rosse, “scritte sui vetri e lampadari capital nelle stanze dedicate al regno di lucifero e acquasantiere, ali portatili e colori eterei nelle stanze dei beati”.

Cattivo gusto dispensato a man bassa per attrarre il “viaggiatore cosmopolita ed avventuroso, alla ricerca di esperienze autentiche e di condivisione”.

Il retro prima

Sull’autenticità dell’esperienza ci permettiamo di avanzare fondate perplessità, visto il baraccone da luna park che si presenta ai nostri occhi e nonostante la stampa si affretti a celebrare l’avvenimento con toni trionfalistici: “elettroshock il 25 Hours di Firenze”, “sferzata di energia che cambia le regole dell’ospitalità”, “irriverente, smart, autentico e sempre con un design dalla storia avvincente”, e chi più ne ha più ne metta.

Il retro – dopo

In realtà l’obiettivo sotteso è gentrificare la zona di Via Palazzuolo, ossia consegnare al mercato immobiliare del lusso questo angolo di città. Tutto ciò non deve meravigliare, è emblematico dello stato comatoso, da un punto di vista culturale e sociale, in cui versa Firenze, il cui Centro Storico, patrimonio dell’umanità, è stato completamente sacrificato sull’altare della speculazione turistica, immobiliare e finanziaria.

“Dead man (town) walking” verrebbe da dire, così come nelle carceri americane è indicato il tragitto dei condannati a morte verso il patibolo.

È proprio questo il destino di una città che ha fatto la storia di un’epoca?
Noi non ne siamo convinti, lottare, insorgere, riappropriarci del nostro ambiente di vita è il nostro compito.
E noi ci siamo!

*Antonio Fiorentino
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