Firenze: a San Jacopino la transizione ecologica si fa col cemento

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Nuovo verde urbano e nuove edificazioni

Leggiamo la notizia recente di un complesso industriale dismesso che verrà ristrutturato creando un nuovo giardino in una zona di Firenze, l’Isolotto. Naturalmente il tutto avviene con la creazione di nuovi alloggi per 1990 mq (come se a Firenze ci fosse bisogno di nuovi alloggi e nuovo cemento). Di cose positive ce n’è una lunga fila, tanto da far invidia a noi poveri abitanti che viviamo nel quartiere di San Jacopino:

“Il piano prevede a carico dell’operatore la realizzazione di una serie di opere di urbanizzazione, che riguardano tra l’altro: la realizzazione di un’area a verde pubblico di oltre 600 mq lato ovest, su via delle Muricce angolo via Canova (con percorso pedonale di collegamento delle due strade), nuove alberature con impianto di irrigazione, arredi, illuminazione e spazio attrezzato per sport; allargamento di via Canova nel tratto da via delle Muricce al confine con il parcheggio della scuola primaria Martin Luther King, con pavimentazione in asfalto, cordoli, segnaletica verticale e orizzontale; rifacimento di marciapiedi; nuovo filare di otto alberi in apposite aiuole e mantenimento del platano esistente all’incrocio tra via Canova e via delle Muricce con ampliamento dell’aiuola esistente; realizzazione di un’area a parcheggio pubblico lato est, con inserimento della nuova viabilità interna, verde, marciapiedi, illuminazione e muretti con ringhiera a protezione della rampa disabili; segnaletica orizzontale e verticale; illuminazione pubblica con tre lampioni su via Canova, due lampioni su parcheggio e nuova viabilità, sei lampioni sul verde pubblico. Inoltre, la convenzione prevede che il privato versi al Comune 120mila euro di monetizzazioni di una quota di standard che saranno destinati: all’area verde della zona per la realizzazione di un percorso fitness per attività sportiva libera all’aperto con fornitura di una serie di attrezzi in acciaio inox 304 (manubrio, spalliera, panca, push up, pull up, ski, torsioni manubri, squat, potenziamento braccia e addominali, salti, pedana gambe, airwalker, stretching) per un importo complessivo di circa 40mila euro; e all’area di San Bartolo per la realizzazione di un’area cani e di un nuovo percorso pedonale dotato di illuminazione che metta in collegamento il nuovo parco con via del Perugino (circa 80milaeuro).”

Un po’ di verde in più in un quartiere fra quelli messi meglio a Firenze da questo punto di vista, ben venga, è il cemento che è in più!

La nuova occupazione di suolo ed edificazione avviene in una città che, secondo i dati ISPREA 2021 è, a livello italiano, fra quelle a maggior consumo di suolo. Tutti i materiali scaricabili qui.
Se si vuole avere una visione veloce del problema basta vedere le cartine a pagina 10 e 11 del documento di sintesi; si noteranno il colore nero che, nella scala cromatica, segnala il massimo di consumo di suolo nel 2020 per tutta l’area metropolitana fiorentina della prima carta e quello rosso, sempre al massimo della scala per il 2019-2020.

E dire che è sotto gli occhi di tutti come il legame tra disponibilità di verde, colpi di di calore, mancanza di vivibilità e salubrità dei territori sia ormai accertato. Sempre dalla stampa locale si riporta la recente ricerca del CNR che dimostra questo nesso proprio per l’area metropolitana fiorentina.

Transizione ecologica attraverso altro cemento

Beh direte, era il passato, ora siamo nell’era della transizione ecologica, tutto cambierà, ma a giudicare da quello che succede nel nostro rione non sembra proprio.

Intanto saranno spalmati 24.000 mq di palazzi lungo il parco delle Cascine, dove finora alcune aree di verde sopravvivevano in mezzo alle ex Officine Grandi Riparazioni. Ma anche lì vendita, autorizzazioni a nuove costruzioni, con conseguente fine delle speranze di poter disporre degli spazi verdi sopravvissuti da destinare ad aree di svago, sport, relazioni sociali. Invece tra le costruzioni nello spazio della Manifattura Tabacchi e le nuove che sorgeranno nelle ex OGR si chiuderà per il quartiere San Jacopino/Porta al Prato la speranza di avere il minimo di verde urbano che la legge garantirebbe.

Vari esperti del settore (si vedano gli articoli di Roberto Budini Gattai qui  e qui) e come associazioni del quartiere riunite sotto la sigla “4 luoghi” abbiamo espresso proposte prima ancora che la vendita avvenisse; la rivendicazione fondamentale era il blocco di qualsiasi edificazione per fare in modo che fosse sanato questo grosso vulnus alla salute di cittadini.

Noi viviamo infatti nella zona della città nella quale, secondo i dati prodotti dalla stessa Amministrazione comunale, abbiamo il dato più basso di verde urbano per abitanti, solo  3,6 mq rispetto alla media cittadina di 24,7 mq. Gli abitanti hanno ben chiaro questo deficit di spazi di verde e per la vita sociale e aspettano da anni un cambiamento di rotta nelle politiche edilizie e in quelle relative al verde da parte dell’Amministrazione.

Nella nostra zona da anni abbiamo creato comitati e associazioni per cercare di ovviare all’acuirsi dei problemi della mancanza di verde e già nel 2016 abbiamo realizzato una consultazione attraverso i “4 Luoghi”, sigla che riunisce, appunto, comitati e associazioni della zona. Anche in questo momento, dopo aver inviato le nostre Osservazioni per le consultazioni per l’adozione del Piano operativo del Comune di Firenze, siamo in attesa di una chiamata da parte delle commissioni ambiente ed edilizia che abbiamo sollecitato anche in merito alle ultime drammatiche iniziative di consumo di suolo che si stanno per consumare (si veda in merito OGR e stazione Leopolda, salviamo almeno la memoria).

La situazione è aggravata dal fatto che restano ben poche aree ancora libere sulle quali abbiamo espresso da anni le nostre proposte:
1) la piccola area dell’ex tacchificio fra via delle Carra e Via delle Porte Nuove che, di proprietà della Regione, può diventare, col trasferimento dell’area ad altra zona della città, parcheggio e/o giardino. Naturalmente, sia la consultazione che le ultime posizioni dei “4 Luoghi” hanno espresso la scelta del giardino;
2) la zona delle caserme di via Pierluigi da Palestrina, le uniche non trasferite all’Amministrazione comunali. Rappresentano un’area estesa (situata accanto all’ennesimo Student Hotel che sta sorgendo, enorme, fra viale Belfiore e Via Benedetto Marcello) che permetterebbe di realizzare sia un’area verde che un’area adibita a luoghi di socialità, cosa del tutto inesistente in questa zona della città.

Per queste due aree sulle quali la popolazione della zona ha parecchie aspettative non si riesce ad arrivare a nulla; per la prima si hanno notizie che la vendita che stava per realizzarsi a fine 2020 e che avrebbe aperto il processo per l’utilizzo dell’area si sarebbe bloccata per la presenza in una parte del fabbricato, dichiarato per il resto pericolante, di un “occupante”; da un sopraluogo effettuato a distanza possiamo dire che si tratterebbe del Comitato Provinciale dell’Associazione Cattolica Sportiva Italiana. Per il secondo lotto è evidente perché visibile che una piccola parte è occupata da qualche famiglia, ma essendo formalmente area militare non abbiamo notizie dirette; dalle notizie indirette sappiamo che anche qui si tratterebbe di occupanti di rispetto, militari in pensione.

Non saremo certo noi a sollecitare sfratti, anche se salta agli occhi l’enorme disparità di trattamento fra i continui sfratti nell’area metropolitana di famiglie in difficoltà e i privilegi di chi abita o esercita una qualche attività associativa “ben connotata” in queste due aree.

La popolazione del rione è in forte crescita tanto che il complesso scolastico Verdi, in difficoltà, ha ridotto la possibilità di accesso a nuovi alunni dirottandoli su scuole limitrofe.

Centinaia di bambini di varia età deve accontentarsi del giardino Maragliano/San Jacopino di 5000 mq, mezzo ettaro appena, impossibilitato a reggere il peso di questa alta frequentazione, anche a causa della scarsa manutenzione da più di un decennio. Le aiole non più inerbite si sono nel tempo completamente inaridite con il dilavamento e l’espulsione di quel poco di humus rimasto. Nell’estate, se arriva un po’ di vento si alzano polveroni di terra secca che rischiano di essere dannosi per gli occhi; ad ogni pioggia la terra sopravvissuta nelle aiole scende nei vialetti rendendoli impraticabili perché scivolosi e portando spesso alla chiusura dei tombini di scarico dell’acqua con formazioni di fango pericoloso e mini “piscine”. Nel campetto di basket il piccolo scarico non regge e si forma una lunga piscina che impedisce l’uso del campo per giorni.

Insomma una vita di difficile per chi abita nel rione di San Jacopino anche perché non tutti hanno la possibilità di spostarsi in altre zone della città più fortunate o alle Cascine.

La pazienza sta finendo, comunque. E non solo a San Jacopino, a giudicare dagli ultimi sviluppi dei Comitati vari (no aeroporto, no Tav, Costa San Giorgio, ecc.). Se i vari comitati, gruppi di lotta che si oppongono alla svendita e cementificazione della città finalmente si riunissero tutti insieme forse qualche possibilità di incidere potremmo averla. Almeno far giungere le notizie su Firenze fuori dalla città, visto visto lo spazio che la stampa locale riserva a chi insiste a volere investire sul cemento. Non è che fra qualche anno scopriremmo che sotto questa politica c’erano problemi seri da poter interessare la Magistratura? In effetti i dati sull’inquinamento e sul consumo di suolo sono enormi in questa area ed è sotto gli occhi di tutti che non ci sono necessità di nuovi alloggi, se non di quelli pubblici popolari che risolvano un po’ di problemi per chi ha serie situazioni di disagio economico.

Tutti parlano di rigenerazione urbana attraverso il verde, l’abbattimento dei livelli di inquinamento, ma a Firenze la rigenerazione urbana si fa col cemento?

Adriana Dadà

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Adriana Dadà

Ricercatrice/docente di Storia contemporanea all'Università di Firenze in pensione. Impegnata da sempre nell'attività politica e sindacale con un approccio materialista, di classe e libertario.

3 commenti su “Firenze: a San Jacopino la transizione ecologica si fa col cemento”

  1. Paolo Degli Antoni

    Il rione Leopolda-Puccini-San Jacopino ha suolo artificializzato tra l’80 e il 100%, tranne il quartiere Leopolda, appena sotto l’80% grazie a due lotti rimasti (e sarebbe bene rimanessero ancora) inedificati a seguito di fallimento. Il verde urbano è composto da aree così piccole da non essere registrate nella carta regionale dell’uso del suolo Corine livello 5.
    A proposito dell’area exOGR la mia proposta è destinarla a corridoio ecologico, cfr questo articolo:
    https://www.perunaltracitta.org/2020/11/21/ultima-occasione-per-un-corridoio-ecologico-nel-quartiere-1-di-firenze/
    L’esempio dell’Isolotto fa tristezza: 600 mq di verde e filare di otto alberi?! Il verde urbano di pregio si misura in ettari, gli alberi perciò in centinaia

    1. Hai ragione, Paolo. Stiamo abituandoci così tanto allo scempio delle edificazioni a tutti i costi che anche un pezzetto di verde urbano come quel residuo di 600 mq di verde e otto alberi finiscono per farci gola. A noi di San Jacopino poi ancor di più. Ma il verde urbano dovrebbe essere un’altra cosa come dimostri tu anche con l’articolo che alleghi che invito a leggere. Conservare quel corridoio ecologico sarebbe una prima tappa per mettere fine alla politica del verde urbano con i cassoni suoi tetti (vedi Student Hotel di Belfiore e Manifattura) e il verde degli spartitraffico! Dovremmo rilanciare un dibattito su questi temi, forse anche studiando come difenderci a livello legale. Il verde naturale per respirare, vivere all’aria aperta è un diritto o una concessione? Forse puoi aiutarci ad affrontare seriamente questo problema che poi riguarda la maggior parte degli abitanti della città, ancor più dopo l’evidenza dell’influenza della mancanza di verde sulla salute generale, sui tumori, sull’espansione della pandemia.

      1. Paolo Degli Antoni

        L’argomento è trattato seriamente da diverse associazioni e comitati in Italia, riuniti due anni fa a Bologna, dove rappresentavo il Comitato cittadini exFIAT Belfiore-Marcello.
        Delle quattro maggiori reltà presenti a convegno si tratta approfonditamente in questo articolo:
        https://www.sciencedirect.com/science/article/abs/pii/S026483772032559X
        che si interroga sul conflitto tra rendita fondiaria e cittadinanza attiva e sul posizionamento delle Pubbliche Amministrazioni, solitamente propense a difendere la speculazione immobilare. A mio modo di vedere, il fronte dei cittadini che rivendicano natura in città è indebolito a Firenze dai numerosi nostalgici di Giuseppe Poggi e della sua concezione romantica, artificiale e controllatissima del verde urbano

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