Non sulla nostra pelle. La questione abitativa nel 2021

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Ecco finito il 2021, un anno in cui alcune delle peggiori paure che aleggiavano nell’epoca del primo lockdown sembrano essersi trasformate in intollerabili realtà. Una di queste è sicuramente l’avvento di un rappresentante della grande finanza internazionale a presidente del consiglio. Un’altra, a essa strettamente collegata, è la catastrofe delle politiche abitative. È un incubo che due anni fa solo i più cinici potevano immaginare, che alle centinaia di migliaia di persone che non possono più pagare l’affitto come conseguenza dei lockdown o della ristrutturazione economica preesistente – come milioni di altre in tutto il mondo – le istituzioni abbiano scelto di non offrire nulla: nessun piano speciale di edilizia pubblica, nessun investimento per gli alloggi di emergenza, nessun finanziamento straordinario ai servizi sociali; neanche i dormitori per gli sfrattati del dopoguerra, neanche una parola di conforto in campagna elettorale.

(disegno di irene servillo da Napoli Monitor)

Una cronologia vale più di mille analisi. Riassumo qui i principali avvenimenti italiani ed europei sulla questione abitativa, con qualche accenno al resto del mondo, a partire dalle notizie che abbiamo segnalato e condiviso sul canale Telegram “Sciopero Affitti Rentstrike Italia”, attivo da aprile 2020. A vederle tutte insieme, queste notizie danno l’idea di quanto sia criminale, nel complesso, l’azione dello stato verso chi è a rischio di perdere la casa, e di quanto sia enorme il problema; ma anche di quanto siano forti le lotte, sia in Europa che in Italia. Come abbiamo già scritto, in Italia non c’è sicuramente un’unica rete che tenga insieme le migliaia di attiviste e attivisti che difendono il diritto all’abitare, loro e delle loro comunità. Ma quasi ogni giorno ci sono picchetti, manifestazioni, proteste, conferenze stampa, congressi, piccole iniziative di autofinanziamento o grandi campagne per cambiare le politiche dal basso. L’anno che si conclude è stato sicuramente quello del PNRR di Draghi, che devia le pochissime risorse per l’abitare verso “housing sociale” e “rigenerazione urbana” per i profitti di costruttori e promotori, trascurando la vera edilizia pubblica. È stato anche l’anno dell’assalto senza precedenti dei grandi fondi immobiliari statunitensi al patrimonio immobiliare italiano; e anche l’anno dell’intollerabile campagna di Confedilizia per criminalizzare il blocco degli sfratti, poi messa a tacere dalla Corte Costituzionale (“non sulla mia pelle”, dicevano, mentre i senzatetto morivano di freddo nelle strade). Ma è stato anche l’anno del referendum di Berlino per l’esproprio della grande proprietà immobiliare, l’anno della legge sul controllo degli affitti in Scozia, l’anno della giornata europea di protesta per la casa e gli affitti, per cui migliaia di persone hanno manifestato nelle strade e nelle piazze di tutta Europa. Ripercorriamolo.

UN INVERNO DI PROMESSE
Il 2020 si era chiuso con una nuova proroga del blocco degli sfratti simile a quelle di tanti altri paesi. L’anno nuovo si apre con le migliori promesse: anche per le pressioni dell’Assemblea Mondiale Abitanti, riunitasi a fine 2020, il parlamento dell’Ue emette un’ordinanza per un “alloggio dignitoso ed economico per tutti”, passata completamente sotto silenzio sulla stampa italiana, che ribadiva che – di fronte alla crisi del Covid-19 – tutti gli stati membri hanno il dovere di tutelare il diritto alla casa. L’ordinanza raccomanda tutti gli strumenti che i movimenti per la casa hanno individuato per evitare sfratti e diseguaglianze nel’accesso agli alloggi, tra cui: combattere la speculazione, la turistificazione e la finanziarizzazione dell’abitare; provvedere alla costruzione di nuove case popolari e introdurre regolazioni sul prezzo dell’affitto. Già prima della pandemia, oltre l’undici per cento della popolazione Ue aveva problemi con l’affitto, e cinquanta milioni di famiglie erano in difficoltà con le bollette; con i milioni di nuovi disoccupati del Covid-19, i movimenti per la casa di diversi paesi dell’Ue erano riusciti a ottenere trasformazioni importanti, come la legge catalana sul controllo degli affitti e contro gli sfratti dell’autunno 2020.

Gennaio inizia proprio con la notizia dell’annullamento di questa legge da parte del governo spagnolo del socialista Pedro Sánchez. La nuova legge spagnola, magnificata dalla stampa italiana, è assistenzialista e orientata a salvare la grande proprietà immobiliare con soldi pubblici, il contrario di quello che esige l’ordinanza Ue. Intanto, in Italia, al rinnovo del blocco sfratti risponde la propaganda di Confedilizia, sostenendo che la misura starebbe “mettendo in ginocchio milioni di famiglie”. Milioni di famiglie in ginocchio perché sono stati sospesi gli sfratti in piena pandemia; non per l’assenza di sussidi agli inquilini in difficoltà, non per il milione di metri quadri di immobili residenziali gestiti dai fondi speculativi, non per gli appartamenti tenuti vuoti per far salire i prezzi, non per le sei milioni di case di cui neanche l’Istat sa come vengano usate. E neanche per la mancata erogazione del bonus affitti, che a Roma, per esempio, a gennaio era stato concesso solo al trenta per cento delle cinquantamila richieste.

A febbraio il governo Draghi riceve la fiducia e vota per mantenere il blocco fino a fine giugno, mentre le richieste di esecuzione si accumulano nei tribunali al ritmo di centinaia al giorno. Ma continuano gli sgomberi e le minacce di sgombero per fine locazione e occupazione abusiva – a MilanoTorinoRoma. Continua anche la svendita delle case popolari: a Roma l’Ater mette in vendita oltre settemila appartamenti a San Basilio, minacciando di trasferimento gli assegnatari che non possono acquistarli. Il tentativo viene bloccato dalle mobilitazioni di Asia-Usb.

UNA PRIMAVERA DI PROTESTE
A marzo prende forma il progetto di uno #HousingActionDay, giornata di mobilitazione europea per la casa, organizzata dalla Coalizione europea per il diritto alla casa. Già alcuni giorni prima della data fissata, la rete DaL (Droit au Logement) organizza una grande protesta dei senzatetto a Parigi, che si conclude con l’occupazione di un immobile sfitto. Il 27 la giornata europea per la casa tocca sessanta città d’Europa: le proteste più grandi sono a MarsigliaLisbona e Berlino, con duemila persone ognuna, ma anche a BruxellesLione e Nantes, dove la polizia usa lacrimogeni contro i manifestanti. Ad Atene c’è una protesta contro le aste giudiziarie, a Colonia un’occupazione; flash-mob e altre iniziative hanno luogo a BudapestAmburgoPotsdamBelgradoAmsterdamTolosaStoccardaNicosiaPalma di MaiorcaLussemburgo, mentre in ScoziaRomania e Svezia ci sono eventi online per la casa. 

In Italia ci sono iniziative a RomaMilanoTorino, BolognaLivornoParma e Venezia. A Roma la giornata si apre con un picchetto antisfratto a Torpignattara, per una donna con due figli il cui padrone di casa aveva affittato illegalmente un locale commerciale in edilizia convenzionata, spacciandolo per appartamento privato. I giudici avevano richiesto lo sfratto della donna invece di condannare il truffatore; ma una settantina di persone in picchetto riescono a farlo rinviare, confluendo poi nel grande presidio davanti al ministero delle infrastrutture.

Ad aprile la Corte Federale tedesca blocca la legge del comune di Berlino sul controllo degli affitti, sostenendo che non è di competenza delle autorità municipali. I movimenti della città rispondono alzando la posta e con una grande manifestazione il 19 aprile iniziano a raccogliere firme per espropriare la grande proprietà immobiliare. Intanto, il relatore speciale Onu per il diritto alla casa convoca i movimenti di tutto il mondo per preparare un rapporto al Consiglio dei diritti umani. Mentre Confedilizia celebra una “Maratona per la libertà” online per la fine del blocco sfratti, a Napoli la Regione Campania minaccia di sgombero una signora anziana che viveva nella stessa casa dal 1942, mentre nel centro storico di Firenze grandi investitori come Hines, Colony, Ardian, fanno incetta di immobili di lusso e attività ricettive in difficoltà. A Roma c’è una manifestazione per il diritto alla residenza; pochi giorni dopo un picchetto impedisce di nuovo l’accesso dell’ufficiale giudiziario a Torpignattara, celebrando poi la vittoria con canti libertari. Ma pochi giorni dopo una donna e una bambina sono sfrattate nel quartiere vicino. I lavoratori di Fedex-Tnt di Piacenza annunciano lo sciopero fiscale e dell’affitto. In Spagna, mentre negli sfratti si ricomincia a usare i corpi antisommossa, venti ex dipendenti spiegano che Airbnb crea e finanzia falsi gruppi di proprietari per sabotare la regolazione degli affitti – come in California i think-tank pro-sfratti sono sostenuti da Zuckerberg.

maggio per la prima volta in Italia l’Onu interviene per fermare uno sfratto: dopo un grande convegno sull’abitare organizzato a Roma (qui lo streaming), conclusosi con la proposta di una Legge di iniziativa popolare, alcuni attivisti e attiviste della campagna Sciopero Affittiscrivono una petizione all’Alto Commissariato dei diritti umani per fermare lo sfratto della donna di Torpignattara; dopo un tesissimo terzo picchetto, arriva la risposta: l’Onu chiede la sospensione dello sgombero. Sarà il primo di una lunga serie. Intanto Draghi presenta il suo PNRR: a differenza di quello portoghese, non prevede fondi per l’edilizia pubblica; ci sono invece tre miliardi su duecentoventi destinati a riqualificazione e “housing sociale” gestito da cooperative edilizie, nonostante le cooperative abbiano creato solo novemila alloggi in dodici anni. L’esecuzione degli sfratti è prorogata ancora fino al 30 settembre per quelli emessi dall’inizio dell’emergenza sanitaria; lo sblocco completo sarà a gennaio 2022. Ma gli unici “sostegni” previsti sono quelli per aiutare i giovani a contrarre un mutuo. Intanto a Torino viene sgomberata una studentessa precaria per cui nei mesi precedenti c’erano state varie proteste; e mentre la Regione Lombardia sgombera nelle case popolari, il comune di Milano si accorda con Airbnb per tutelare i proprietari, e con i costruttori per far ripartire i cantieri.

UN’ESTATE DI SGOMBERI
A giugno sulla questione abitativa cade il governo svedese: il primo ministro si dimette dopo aver perso la fiducia sul tentativo di liberalizzare ulteriormente gli affitti. Intanto a Berlino continua la raccolta firme per l’esproprio; a Barcellona un uomo di cinquantotto anni si suicida subito dopo aver ricevuto la notifica di sfratto, e un’anziana viene minacciata di sfratto per aver adattato il bagno alla sua ridotta mobilità. In Spagna i fondi CerberusLone Star e Blackstone hanno comprato quasi mezzo milione di appartamenti dalle banche con solo sei operazioni, aumentando tutti i canoni; un fondo denuncia per “vessazione” un sindacalista per la casa. Nel Regno Unito gli sgravi fiscali ai proprietari e l’aumento della liquidità post-lockdown per i più ricchi continuano a far aumentare i prezzi. In Italia, mentre un sovranista vicino a Salvini diventa il nuovo presidente di Federcasa, il 26 giugno si celebra una manifestazione nazionale per la casa a Roma. A Milano, mentre corporazioni e cooperative edilizie danno vita a un sedicente “osservatorio per l’edilizia economica”, avanza il progetto San Siro; a Firenze una mobilitazione spontanea si riprende una piazza gentrificata; a Pisa nasce la piattaforma “Soluzioni abitative” che in un’assemblea nel quartiere Sant’Ermete dichiara lo stato di agitazione in tutta la città. Intanto i proprietari interpellano la Corte Costituzionale contro il blocco degli sfratti, come se la rendita fosse un diritto costituzionale. Ovviamente rimuoverlo causerebbe un disastro sociale.

A luglio esce il rapporto annuale dell’Ispra sul consumo di suolo, che dimostra che cementificare non solo fa aumentare le temperature, ma prosciuga anche l’erario pubblico: lo stato spenderà ottocento milioni di euro l’anno solo per coprire i danni della cementificazione tra il 2012 e il 2015. Ma il nuovo PNRR già mostra come sia generoso il governo con le lobby della cementificazione. Con il caldo ripartono gli sfratti: Repubblica annuncia ventimila sfratti a Roma raccontando l’intervento Onu, che a fine mese sospende un altro sfratto a Fiumicino per un’altra famiglia imbrogliata dal concessionario di un “piano di zona”; mentre 105 di famiglie in occupazione a via del Caravaggio ottengono finalmente, e grazie alle mobilitazioni, le case popolari. L’estate rende evidente quanto sia estesa a Napoli la monocultura turistica; gli sgomberi continuano anche a Milano, dove la metà dei nuclei familiari seguiti dalla Brigata Orso dichiara di avere problemi con l’affitto. A Bologna il Comune si accorda con i costruttori per privatizzare tre caserme, mentre a Pavia l’assemblea per il diritto alla casa si mobilita durante il consiglio comunale. In Francia un uomo viene ucciso dalla polizia durante uno sgombero: la rete DaL chiede il blocco immediato degli sfratti e sgomberi. Twitter blocca l’account del sindacato inquilini delle Canarie. Negli Stati Uniti finisce il blocco sfratti, e a San Francisco si eseguono venticinque sfratti in due settimane. Uno studio rivela che Airbnb distrugge i legami sociali che proteggono le città dalla criminalità; una lettera aperta diffida la compagnia dal continuare a minare la democrazia e la vita civile in tutto il mondo.

Ad agosto il parlamento scozzese approva un tetto massimo agli affitti, delle misure contro gli sfratti, maggiori diritti per gli inquilini, e la costruzione di centodiecimila case popolari. Nei Paesi Bassi oltre cinquanta organizzazioni della società civile annunciano due mobilitazioni per la casa in autunno, per richiedere l’intervento urgente del governo sulla questione abitativa, e in Usa uno studio di Goldman Sachs calcola che tre milioni e mezzo di famiglie sono indietro con i pagamenti, quindi che settecentocinquantamila famiglie rischiano lo sfratto. A fine mese una grossa manifestazione a Berlino in sostegno del referendum per l’esproprio getta nel panico gli investitori, che agitano il solito fantasma della crisi economica. Intanto, in Italia il governo fa un regalo da un miliardo di soldi pubblici agli studentati privati. A Roma il tema della povertà abitativa e degli sfratti non viene neanche menzionato in campagna elettorale, nonostante dal primo luglio siano ripartite le esecuzioni.

AUTUNNO, INIZIANO LE LOTTE
Settembre 
è il mese del referendum di Berlino per l’esproprio delle grandi proprietà immobiliari. Il 15 ventimila persone marciano in sostegno al referendum e contro la gentrificazione. Il giorno delle votazioni il risultato è positivo: oltre il cinquantasei per cento dei berlinesi vota a favore, anche se la nuova sindaca, socialdemocratica (sic!), si dichiara subito contraria. Intanto l’Olanda propone una legge che blocca gli investimenti dei fondi immobiliari in alcuni quartieri, poiché nel 2021 un terzo degli acquisti erano stati di investitori. In Usa, finito il blocco sfratti, il disastro dell’amministrazione Biden nella distribuzionedei sussidi per l’affitto si rivela gravissimo a New York, dove un milione di famiglie sono ancora senza sussidi. La sindaca di Boston dichiara che non autorizzerà sfratti, perché un rapporto epidemiologico mostra la relazione degli sfratti con i contagi Covid. Intanto, a Barcellona continuano sfratti e picchetti; a Palma de Maiorca il tribunale regionale cancella la risoluzione comunale per fermare le licenze di appartamenti turistici; a Lisbona sgomberano un’occupazione; e in varie città della Turchia iniziano accampamenti di protesta contro la carenza di dormitori per studenti. A Roma, dove il nuovo prefetto annuncia un’accelerazione di sfratti perché “la proprietà privata è sacra”, l’Onu ne blocca altri due e gli attivisti si travestono da caschi blu. Sabato 23 centinaia di abitanti di case abusive di necessità si scontrano con la polizia davanti al Campidoglio: sono arrivati con i pullman da paesi della Campania dove non ci sono case popolari né piani regolatori. La Prefettura dal 2015 abbatte le case dei più poveri di loro, condannandoli anche a pagare i costi dell’abbattimento.

A ottobre, anche come effetto della vittoria di Berlino, cresce il movimento inquilini olandese: a Rotterdam la polizia carica su settemila persone in corteo per la casa, ma viene costretta a ritirarsi. Mentre in Portogallo il diritto alla città è il centro della campagna delle sinistre, in Spagna il partito socialista annulla le protezioni sociali sulla casa del comune di Barcellona. In Catalogna da anni non c’erano così tanti sfratti: con la “legge bavaglio” chi fa picchetti rischia multe e carcere; ci vogliono lunghi processi anche solo per dimostrare di essere stati accusati ingiustamente. I sindacati abitanti organizzano una grande assemblea contro il fondo di investimento Cerberus. In Usa, dove gli affitti ricominciano ad aumentare, esce uno studio di JPMorgan secondo cui, nonostante la pandemia, i profitti dei proprietari nel 2020 sono aumentati grazie a sussidi e sgravi fiscali: il peso della pandemia è ricaduto tutto sugli inquilini. In Italia la Corte Costituzionale dichiara legittimo il blocco sfratti terminato a luglio, ma le amministrazioni continuano a non offrire nulla a chi viene buttato per strada, facendo anche perdere i pochi sussidi disponibili. Intanto i fondi immobiliari comprano palazzi di pregio a Firenze, e in Campania continuano gli abbattimenti di case abusive di necessità. Continuano sfratti e picchetti a TorinoPisaFirenze (dove si occupa un immobile) e Roma, dove, finita la campagna elettorale, la polizia sgombera un uomo di sessantotto anni a San Lorenzo e una famiglia con due bambine piccole a Fidene, che viene ospitata in una chiesa: l’11, il giorno dello sciopero generale, il movimento per l’abitare occupa simbolicamente un palazzetto tenuto vuoto, di proprietà di una banca. A Bologna quattro persone sono condannate a otto mesi per la resistenza a uno sgombero; a Pisa si occupa un ex convento che sarà trasformato in studentato di lusso, organizzandovi un’assemblea nazionale di tre giorni per la casa. Il documento finale invoca lo sciopero dell’affitto.

A novembre si annunciano sfratti ovunque: a Pescara quattrocento, a Sesto San Giovanniseicento, a Padova settecento; a Napoli è sfrattata una lavoratrice precaria di sessantatré anni; a Foggia una donna con cinque figli; a Firenze gli attivisti aiutano una donna sfrattata a tornare nel suo appartamento; a Bologna, dove gli ufficiali giudiziari non comunicano neanche più la data di accesso, uno sfratto da una casa popolare viene rimandato grazie a un picchetto, e un gruppo di studenti occupa simbolicamente lo Student Hotel. A Roma l’Onu chiede la sospensione di altri due sfratti, mentre la nuova giunta Gualtieri inaugura il mandato cacciando l’inquilino di un appartamento in convenzione truffato dal vero assegnatario che lo aveva subaffittato illegalmente per anni, nel silenzio di tutte le amministrazioni. L’uomo si incatena agli uffici della Regione; pochi giorni dopo anche alcuni attivisti fanno la stessa protesta per incontrare il capo gabinetto della giunta Zingaretti. Picchetti e assemblee riescono a evitare lo sfratto di una donna di settantadue anni a Centocelle, di un uomo disabile con un minore all’Alessandrino, e sostengono una famiglia con fragilità contro un proprietario che ha subaffittato illegalmente a Torre Angela. Una grande manifestazione al Campidoglio, sotto la pioggia battente, chiede la tutela del diritto alla casa.

Ma gli sfratti sono ovunque, e nessuna amministrazione sembra voler proteggere chi perde la casa. Intanto il fondo Blackstone a Torino compra la storica Galleria Subalpina, con la mediazione di Goldman Sachs, e a Milano quattordici palazzi di pregio, spendendo un miliardo e trecento milioni di euro. Al Giambellino avanza una riqualificazione che risponde solo a interessi immobiliari, mentre a Firenze la giunta di Nardella mostra di preferire turismo e speculatori internazionali ai cittadini: il PNRR sembra aver rigenerato soprattutto il complesso finanziario-immobiliare. Note positive: il sindaco di Londra frena il progetto di un nuovo grattacielo; in Olanda c’è una nuova grande manifestazione a Den Haag; a Lisbona alcune madri con figli occupano case popolari non assegnate; a Madrid viene bloccato un altro sfratto ordinato dal fondo Cerberus; e in una città del Minnesota un referendum introduce un controllo pubblico degli affitti.

VERSO IL 2022
Dicembre
 si apre con tre nuove richieste di sospensione Onu a Roma, per tre persone salvate dallo sfratto con i picchetti e il ricorso all’Alto Commissariato: una di esse vive in un appartamento dell’ex fondo pensione Enasarco, che ha venduto a una banca 18,000 appartamenti in convenzione con lo stato. Ma migliaia di altre famiglie rischiano lo sfratto per i profitti di fondi immobiliari. Con la riapertura degli sfratti ordinati dopo il Covid, nella capitale ci sono quattromila procedimenti esecutivi già avviati, senza alcun piano comunale per gestirli: i movimenti per l’abitare fanno una conferenza stampa a piazza San Marco e una manifestazione a piazza Venezia; intanto la nuova giunta Sala a Milano aumenta le volumetrie per i costruttori che risanano; a Cosenza la questura chiede la sorveglianza speciale per due attivisti del comitato Prendocasa; mentre diventa sempre più chiaro quanto anche il bonus 110% sia un regalo per i ricchi. In Spagna settantamila persone firmano una petizione perché il Tribunale di Guadalajara fermi il processo a un attivista antisfratto che rischia quattro anni di carcere. Sfratti, resistenze e repressione continuano in tutto il mondo, mentre qli speculatori immobiliari iniziano a investire anche nel mondo virtuale che sta preparando Zuckerberg, il “metaverso”. L’anno si chiude con la netta sensazione che il successivo sarà più duro; ci saranno sfratti e repressione, multe, arresti e diffamazione; d’altronde, è stato sempre solo con le lotte, e nonostante la repressione, che si sono ottenute le conquiste sociali che un tempo sembravano impossibili.

Forse già nel corso del 2022 tutto questo ci apparirà chiaro. Gli eventi di quest’anno e quelli degli anni appena passati ci si riveleranno come l’escalation di un grande processo di land-grab urbano: nuove grandi recinzioni, simili a quelle su cui, all’inizio dell’età moderna, si produsse l’accumulazione originaria del capitale. Su questa nuova corsa all’oro – in cui l’oro è la nostra pelle: le case, i palazzi, le strade, lo spazio pubblico, e il potere su chi le amministra – si stanno costruendo un nuovo ordine economico e un nuovo ordine politico, incomparabilmente più iniqui, monolitici e monopolistici di quelli precedenti. Vista la velocità con cui questa nuova concentrazione di potere si consolida e cresce, il 2022 potrebbe essere l’anno della sua affermazione definitiva. Ma potrebbe essere anche l’anno della sua caduta: essa infatti trae legittimità dall’inganno, dal green-washing, dalle alternative infernali, da un’ideologia che stigmatizza ogni pensiero critico come complottismo o irrazionalità (come l’ultimo rapporto del Censis). Sono basi molto fragili, e dovranno fare i conti con l’ondata di proteste e disincanto collettivo che potrebbe crescere nel 2022. 

Stefano Portelli da Napoli Monitor

 

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