Aboca lascia la Toscana: troppi pesticidi

«Non si vogliono eliminare i pesticidi in agricoltura? Va bene, vorrà dire che qui in Alta Valle del Tevere manterremo soltanto la parte relativa alla trasformazione dei prodotti, perché in queste condizioni ci troviamo costretti a spostare altrove le coltivazioni. Purtroppo, i sindaci e l’economia locale non ci ascoltano». Parola di Valentino Mercati, presidente di Aboca spa – azienda leader nei prodotti a base di complessi molecolari naturali, prodotti fitoterapici, dimagranti, sostanze naturali e piante medicinali – rilasciata al convegno «Tabacco e territori biologici tra sviluppo rurale e diritti. La conversione si può… e conviene a tutti» promosso da Cittadinanzattiva e Tribunale per i diritti del malato a Sansepolcro. L‘analisi per La Città invisibile di Maurizio Fratta dell’Associazione Borgoglione.


«Abbiamo diffidato legalmente 40 agricoltori proprietari di terreni confinanti con quelli della nostra azienda tra Valtiberina toscana e umbra. Già lo scorso anno avevamo registrato un aumento di queste sostanze, nel 2015 la situazione non è migliorata. Dobbiamo difendere la nostra azienda da inquinamenti che non sono più accettabili». Sono le parole del patron dell’Aboca Valentino Mercati, riportate dalla stampa locale a fine agosto (e ribadite nel convegno di Sansepolcro), a sollevare il velo dell’ipocrisia che continua ad avvolgere la grave condizione ambientale che caratterizza l’Alta Valle del Tevere proprio a causa delle coltivazioni di tabacco.

Il non rispetto delle prescrizioni di legge che impongono il mantenimento di precise distanze di sicurezza dalle abitazioni civili e dai corsi d’acqua e l’uso massiccio di pesticidi (dai 40 ai 60 kg per ogni ettaro coltivato a tabacco) compromettono ormai tutte le altre coltivazioni circostanti, comprese le erbe officinali trasformate dall’Aboca.

tabaccoMa cosa assai più grave le molecole non biodegradabili del cocktail di pesticidi avvelenano l’acqua delle falde e dei corsi delle acque (dati ultimo rapporto Ispra) producendo danni irreversibili all’ambiente ed alla salute di uomini e animali.

Se gli effetti sulla salute derivanti da esposizioni a dosi massicce di veleni sono evidenti (si ricorda ancora l’esplosione della Farmoplant a Massa nel 1988) è tutto da scrivere il capitolo degli effetti derivanti dalla esposizione a basse dosi.

Ma sono proprio i recenti studi compiuti negli Stati Uniti e in paesi come la Francia, a mettere in luce il meccanismo di azione di queste sostanze che provocano modificazioni ed alterazioni al sistema nervoso, riproduttivo, endocrino, immunitario, cardiovascolare e respiratorio. E a farne le spese sono gli agricoltori e i loro familiari così come le popolazioni che vivono in prossimità di aree dove si sviluppano pratiche agroindustriali che prevedono l’uso massivo di pesticidi. Categorie per le quali i rischi di ammalarsi di Parkinson, Alzheimer, Sla sono in costante aumento (fonte: Agricultural Health Study).

Per non parlare di incidenza e mortalità per tumori ed altre malattie cronico-degenerative.

Un quadro così allarmante quello legato alla coltivazione e all’uso del tabacco, da indurre, per la prima volta, la Commissione Europea ad escludere dal Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr) «la fabbricazione,la trasformazione e la commercializzazione del tabacco», settore che ha potuto contare negli anni trascorsi di consistenti aiuti comunitari che oggi non possono essere più concessi perché «non compatibili con le disposizioni dei trattati, gli atti adottati in virtù di questi e le politiche comunitarie, soprattutto quelle riguardanti la protezione dell’ambiente».

Ma se per una volta l’Europa ci chiede qualcosa di ragionevole, il Presidente del Consiglio Renzi, i suoi ministri dell’Agricoltura e dell’Ambiente, e i presidenti di Toscana ed Umbria sembra non vogliano sentir ragioni.

Nello scorso mese di luglio a Palazzo Chigi la Philip Morris ha sottoscritto con il Governo italiano un accordo nel quale si impegna ad acquistare tabacco italiano per 80 milioni di euro all’anno. Da qui alla decisione di seminarne piante in tutta la Valtiberina il passo è stato breve come ha potuto constatare chiunque abbia percorso questa estate la E45, dalla immediata periferia a nord di Perugia fino a Sansepolcro ed Anghiari.

Porte aperte dunque alle multinazionali, generose non soltanto nei confronti del presidente del consiglio (centomila gli euro versati dalla Philip Morris nelle casse della Open, la fondazione di Matteo Renzi, come si è letto sul “Fatto Quotidiano” del 23 luglio scorso) ma anche disponibili ad investire in Italia con il nuovo stabilimento per la produzione di sigarette a Crespellano nei pressi di Bologna.

«Chi fuma è scemo» recita Nino Frassica nello spot video per la campagna indetta dal Ministero della Salute sui rischi del fumo. Ma è scemo anche chi si trova costretto a subire rischi e danni derivanti dalle esposizioni ai pesticidi impiegati in Valtiberina, che le associazioni dei cittadini attive in quel territorio continuano a denunciare da anni?

*Maurizio Fratta, Associazione Borgoglione