Monumenti vietati alle guide islamiche

E’ vero, chi segue una religione vive più degli altri. Non nel retromondo di cui parlano i teologi e tanto meno nel paradiso dei fanatici, ma nel controtempo del pellegrinaggio e del rito.

Noi, disincantati e militesenti, all’altare e al martirio abbiamo sostituito il turismo che, come il pellegrinaggio, restituisce alle cose del mondo una luce nuova, arricchisce albergatori e commercianti e in più fa lavorare onesti ciceroni con il microfono e l’ombrello.

Nel cambio le religioni non ci hanno rimesso: le mete preferite del turismo continuano a essere chiese tombe e altari, casomai ci hanno rimesso le religioni scomparse, visto che i terreni su cui sorgono ziqqurat e menhir non appartengono più a magi e druidi ma sono stati acquisiti, spesso anche requisiti, da vescovi e sceicchi. E le nostre città continuano a vivere dell’incessante andirivieni di pellegrini, poco importa se non sono più i pellegrini della fede ma i pellegrini del turismo.

Ora però è in atto una guerra mondiale che, come tutte, si accompagna a persecuzioni e segregazioni. Chi le comanda non sono i governi, che contano come il due di picche, ma le compagnie multinazionali, i nuovi soggetti della storia. Queste non approvano leggi, ma si danno codici e circolari che valgono come bolle papali e non sottostanno a nessuna costituzione e a nessun principio, tranne quello del guadagno.

Esistono regolamenti e lettere segretissime su come maltrattare i dipendenti, su come far sparire sotto il tappeto lo sporco e i soldi sporchi e su come eliminare i sindacalisti. L’ultima circolare che è arrivata alle agenzie turistiche riguarda le guide: si raccomanda di non assumere ciceroni con un cognome islamico.

Accade così che molte guide preparate, diplomate e tutto, non vengano più chiamate perché hanno una acca in fondo al cognome. Se ti tuoi genitori si chiamano Ali o Shakira non puoi portare la gente in visita a musei e santuari, neppure a Fatima.

Siamo dunque alle leggi razziali, tragedia che si ripete e quando si ripete ha il sapore di una farsa. Farsesca e tragica sarà la cacciata dei mori dalle nostre strade: potranno circolare i turisti islamici ma solo se accompagnati da personale toscano o vietnamita.
Farsesca e tragica sarà la maledizione che qualche brucaliffo si sentirà in diritto di emettere contro chi offende la sua religione, come se non fosse l’umanità intera a essere offesa da una circolare del genere e l’umanità è più antica e più vasta di ogni umma popolo o chiesa.

Ma più farsesca e più tragica sarà la caccia al saracino, in un paese che dell’islam conosce solo quanto si è degnato di trasmetterci Renato Carosone. L’operatore turistico che in questo torrido luglio farà i controlli nelle agenzie refrigerate non sospetta che anche il suo collega Badalà ha un cognome islamico.

Povero Pinocchio! Dopo aver studiato cinqueanni per prendere una triennale in Economia del Turismo, pensa che i musulmani vivano tutti tra sabbie e cammelli e non sospetta che la maggior parte di loro risieda in Indonesia dove i cognomi suonano come “Lugano” e “Suvereto” (non me ne vogliano gli amici isolani) e si scrivono all’olandese: Loegaano, Soewereeto.

E adesso che abbiamo sfogato un po’ di aggressività repressa con qualche motto di spirito sotto l’alto patrocinio di Sigmund Freud, lottiamo con tutta la rabbia che ci rimane in corpo perché Abdullah e Soewereeto non debbano fare la sua stessa fine: in esilio perché aveva un nome che non piaceva a Himmler.

*Massimo De Micco