La politica poetica della Paesologia di Aliano

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The times they are a changin’ cantava anni fa Bob Dylan, anticipando quella che sarebbe stata la stagione della rivolta libertaria degli anni ’60 – ’70.

Non vorrei sembrare ingenuamente ottimista, ma anche oggi sembra che un nuovo clima di attesa e di cambiamento si stia diffondendo. Dopo i decenni della depressione economica e sociale, delle passioni tristi, del crollo dell’aspettativa di un futuro, forse nuove visioni si stanno diffondendo a partire proprio dalle innumerevoli forme di effervescenza sociale che emergono nel paese: comitati di cittadini, associazioni, assemblee cittadine, villaggi eco solidali, gruppi di acquisto solidale, collettivi, esperienze di autogestione e altro sono le molteplici forme che le nuove soggettività esprimono e che sempre più ridisegnano un corpo sociale in fermento e non disposto a rassegnarsi e ad arrendersi di fronte a un potere necrofilo.

La Festa della Paesologia che a fine agosto si è svolta ad Aliano, nella Lucania interiore, è uno snodo fondamentale di questo universo in movimento. Ideata e curata da Franco Arminio, ha raccolto per cinque giorni una ampia moltitudine di soggetti, provenienti sia dal Sud che dal resto d’Italia, attorno ad un experimentum linguae in cui si intrecciano poesia e politica, arte e visioni/pratiche di coesistenza solidale. Perché, dice Franco Arminio, “la poesia senza la politica è stucchevole, la politica senza poesia non serve a niente”.

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Il programma della Festa infatti è una fitta trama di installazioni, esplorazioni del possibile a partire dal Sud, ricognizioni percettive, conferenze, lezioni dell’Università della Paesologia, Parlamenti comunitari sulla strategia di sviluppo locale, letture poetiche, performances artistiche, lezioni dell’Università Situata (di cui ci occuperemo in un altro momento), e tanto altro. Gli incontri si susseguono quasi senza soluzione di continuità, in una sorta di taranta magnetica che coinvolge le menti e i corpi, quasi fino allo sfinimento. C’è voglia di trovare intensità, di intrecciare paure e utopie, di partecipare a un fitto scambio di esperienze e di feconde reciprocità.antonio 3

L’ipotesi di fondo è che dai luoghi marginali, dai luoghi non del tutto compromessi dall’ecocidio dell’ipertecnologia liberista, dove le trame dell’arcaico si intrecciano con la vita quotidiana, è possibile intraprendere un profondo ripensamento delle attuali strategie di sviluppo in grado soltanto di distruggere ricchezza sociale, ambientale ed economica.

Il Sud, le aree interne dell’Appennino, i Paesi, le comunità locali possono diventare nuove “capitali del margine”, il baricentro di nuove coordinate di vita autonoma rispetto alle attuali dinamiche liberiste, capitali profondamente intrecciate con la natura e la cultura dei luoghi, con la complessità del mondo organico che ormai sembra sfuggirci. Un “corridoio ecologico”, dimenticato e di cui si parla solo in occasione di sciagure e terremoti, che da Nord a Sud attraversi la penisola e che trasformi questi luoghi in luoghi di accoglienza dopo un passato da luoghi di esilio.

antonio 5Vorrei concludere queste brevi riflessioni con una citazione della Lettera ai ragazzi del Sud proposta ad Aliano ma che tutti potremmo far nostra: “Tutto è spaccato, squarciato, separato. Sentiamo l’indifferenza degli altri e l’inimicizia di noi stessi. Uscite, contestate con durezza i ladri del vostro futuro: sono qui e a Milano e a Francoforte, guardateli bene, e fategli sentire il vostro disprezzo. Siate dolci con i deboli, feroci coi potenti”.

Grazie Aliano.

*Antonio Fiorentino

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Antonio Fiorentino

Architetto, vive e lavora tra Pistoia e Firenze dove rischia la pelle girando in bici tra bus, auto e cantieri. E’ un esponente del Gruppo Urbanistica di perUnaltracittà di Firenze, partecipa alle attività di Comitati di Cittadini e Associazioni ambientaliste.

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